“Le ferite possono diventare feritoie, squarci di luce. Uno sguardo positivo sul futuro, a partire da una ferita alla nostra città come l’incendio dalla Cupola del Guarini del 1997. Un modo per ricordare, e per apprezzare il valore dell’arte e della Bellezza. L’opera del Maestro Paolini è un dono fatto da aziende che amano lavorare ad arte, aziende che sono consapevoli della forza rivitalizzante della Bellezza, dell’Arte e della cultura sul territorio.”
Con queste parole la Dottoressa Acutis, presidente della Consulta per la valorizzazione dei beni artistici e culturali di Torino, ha introdotto la nuova installazione Pietre Preziose dell’artista Giulio Paolini, commissionata dalla Consulta e dal socio Reale Mutua per festeggiare i trent’anni dell’Associazione. L’opera verrà donata alla città di Torino e collocata a fine ottobre nei Giardini Reali, al centro del “Boschetto” firmato dall’architetto Paolo Pejrone e realizzato anch’esso grazie alla Consulta e ai suoi 32 soci.
Pietre Preziose è un’installazione che recupera alcuni frammenti lapidei originali della Cappella della Santa Sindone, il capolavoro di Guarino Guarini, disposti da Paolini su una sorta di pianta che evoca quella guariniana, composta da intarsi in granito e pietra lavica. Al centro la figura di un architetto in abiti settecenteschi che rimira la Cupola, a evocare il Guarini ma anche, ambiguamente, l’artista.
Il «work-in-progress» è stato presentato a Moncalieri, nell’atelier dei fratelli Catella, già fornitori di Casa Savoia, che in passato hanno già avuto modo di collaborare con il Maestro Paolini per la realizzazione dell’opera pavimentale Anni-luce, acquisita nel 2001 dalla Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea di Torino. L’architetto Mario Verdun, da sempre “anima” della Consulta con la Dottoressa Griseri, ha avuto l’idea osservando quanto materiale della Cappella fosse andato perduto perché non più recuperabile a seguito dell’incendio: “Quando ho visto queste meravigliosa pietre abbandonate ho pensato a Giulio Paolini che lavora da sempre sulla memoria e sul frammento; il suo lavoro interpreta perfettamente questo tema e anche in forza alla nostra lunga amicizia ho voluto proporgli di pensare ad un’opera che partisse da questi resti”
“La proposta mi ha subito emozionato” afferma Paolini “perché è la committenza è particolare, non interessata al possesso dell’opera ma è finalizzata ad una fruizione pubblica; mi sono adoperato che il progetto fosse adeguato e l’accoglienza è stata ottima, è stato un procedimento fluido, mi hanno fornito gli elementi intenzionali sui quali io ho elaborato questa proposta. Il titolo è Pietre Preziose, un titolo “spinto” perché paradossale: in realtà queste pietre non sono preziose, prezioso è l’intento che le aveva prodotte e collocate e anche, se posso dire, la configurazione che oggi gli viene restituita. Non sono solo resti ma sono parti di quella architettura originale: il recupero e la disposizione “ad arte” vuole celebrarne l’immortalità.
La figura al centro è una testimonianza volutamente ambigua, un architetto, il disegno è l’amplificazione di una mia piccola composizione, che può evocare il disegno generale della cappella, ma non ha un valore filologico, solo evocativo.
La presentazione dell’opera è stata accompagnata da un breve ma significativo testo dell’artista: “Qualcuno (l’autore) si trova qui, a constatare un’architettura in rovina, frammenti caduti e distolti dalla loro collocazione originaria. Noi (spettatori) assistiamo così alla “natura morta” costituita dai resti marmorei della cupola gravemente danneggiata dall’incendio del 1997. È da allora che il cielo ci guarda dall’alto, attraverso il vuoto di quella voragine ora restaurata.”