Si è svolta presso l’Auditorium Vivaldi della Biblioteca Nazionale Universitaria in Piazza Carlo Alberto la presentazione del volume Ezio Gribaudo. Il Mio Pinocchio di Victoria Surliuga, pubblicato per Gli Ori di Pistoia, 2017 con il coordinamento editoriale di Paola Gribaudo.
Particolarmente apprezzato, durante la conferenza, l’intermezzo musicale di Massimiliano Génot, pianista compositore, che ha eseguito Lettera a Pinocchio di Mario Panzeri e fantasie sui temi di Pinocchio di Fiorenzo Carpi, che tutti ricordano come colonna sonora dell’omonimo sceneggiato diretto da Luigi Comencini nel 1972.
La presentazione del testo è stata occasione per un incontro con il maestro Gribaudo (Torino, 1929), a cui la sala ha riservato un’accoglienza particolarmente calorosa, data anche la sua grande capacità di intrattenere il pubblico, dall’alto della sua decennale conoscenza dei vizi e virtù di Torino sui cui non risparmia mai commenti sagaci.
Notevole come l’artista continui a produrre e a dare sfogo ad un indomita creatività nel suo mirabolante studio – fucina di Via Biamonti: tra le opere più recenti proprio un ciclo pittorico e una scultura in marmo di Carrara dedicata al celebre burattino, tema che la studiosa Victoria Surliuga, professore di Italianistica alla Texas Tech University ha voluto indagare in questo testo ponendolo nel contesto più ampio dell’intera produzione dell’artista. Surliuga aveva già avuto modo di analizzare la figura del noto artista nel volume Ezio Gribaudo, A man in the middle of the Modernism, uscito nel 2016 per i Glitterati di New York. Qui emergeva la sua poliedrica vocazione al mondo dell’arte e dell’editoria anche nelle vesti di promulgatore: nel 1976 si fece promotore di una mostra che presenta l’intera collezione di Peggy Guggenheim alla Gam di Torino e nel 1978 organizzò l’evento-spettacolo Coucou Bazar di Jean Dubuffet alla Promotrice di Belle Arti, prima grande manifestazione culturale interamente supportata dalla più grande azienda italiana, la FIAT .
In Ezio Gribaudo. Il mio Pinocchio, la studiosa affronta la genesi e il rapporto artistico tra l’artista e il celebre burattino, nato dalla penna di Carlo Collodi nel 1902 e divenuto un archetipo della cultura italiana nel mondo. Gribaudo ha affrontato tale soggetto in modo altamente personale, reinterpretandolo nei suoi codici espressivi più iconici, a partire dai primi disegni degli anni’50 sino ai logogrifi (una sorta di gioco enigmatico, bianco su fondo bianco, ottenuto utilizzando la tecnica del rilievo su carta buvard), dai flani (i monocromatismi bianchi che furono apprezzati da Giorgio De Chirico) alle sue pitture degli ultimi anni, questa volta caratterizzate da intensa vivacità cromatica e da citazioni futuristiche per la moltiplicazione del movimento, collages, sperimentazioni materiche, sino alla scultura “Pinocchio” in marmo di Carrara realizzata nel 2015 con le macchine 3D. Un lessico originalissimo, che incarna la parola in un rutilante gioco artistico, allegro e serissimo, nel rimando costante alla solitudine dell’uomo contemporaneo e alla sua inesausta ricerca del Bello attraverso i codici dell’Arte.
In questi giorni, e fino al 26 febbraio, è possibile inoltre ammirare alla GAM di Torino, nell’ambito della mostra Vero Amore, l’opera Simboli del Concilio realizzata da Gribaudo nel 1965, generosamente donata alle collezioni permanenti del Museo su proposta del Direttore Carolyn Christov-Bakargiev. Questo importante dipinto, accostato ad un’opera storica già inserita nelle collezioni, Omaggio a Bulgari, si inserisce perfettamente nel tema dell’esposizione, poiché esprime il periodo “Pop” di Gribaudo, in cui l’artista realizzò un ciclo di opere direttamente ispirate alle immagini viste alla televisione del Concilio Ecumenico Vaticano II indetto da Papa Giovanni XXIII, aperto nell’ottobre del 1962 e protrattosi per più di due anni. In esse l’artista unisce arditamente le sagome dei simboli del Concilio, come la mitra papale, con scritte dell’epoca inneggianti al progresso, creando mix di grande contrasto visivo e concettuale.
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