La galleria Mazzoleni presenta per la prima volta un’ampia personale dedicata all’opera di Gianfranco Zappettini: in mostra una selezione di 50 opere sino al prossimo 10 luglio, che copre un ampio spettro temporale della sua produzione pittorica, dalle Vibrazioni su superfici acriliche del 1967 sino alla nuova serie La Trama e l’Ordito, alla quale il maestro, nato nel 1939 a Genova e residente a Chiavari, dove ha sede la Fondazione intitolata a suo nome, dedica a tutt’oggi la propria ricerca. Un excursus completo, dunque, sull’opera di un artista che si è distinto come uno dei protagonisti della Pittura Analitica, movimento a cui Mazzoleni dedica in parallelo, nella sua sede londinese, una rassegna che presenta le opere (nessuna delle quali è mai stata esposta prima nel Regno Unito!) dei 14 artisti del movimento: Carlo Battaglia (1933–2005), Enzo Cacciola (1945), Vincenzo Cecchini (1934), Paolo Cotani (1940–2011), Marco Gastini (1938), Giorgio Griffa (1936), Riccardo Guarneri (1933), Elio Marchegiani (1929), Paolo Masi (1933), Carmengloria Morales (1942), Claudio Olivieri (1934), Pino Pinelli (1938), Claudio Verna (1937) e lo stesso Zappettini.
Il termine ‘Pittura Analitica’ apparve per la prima volta nel dicembre del 1974 per la mostra Geplante Malerei (‘Pittura Progettata’), allestita dal critico tedesco Klaus Honnef alla Galleria il Milione di Milano dopo una prima tappa a Münster. Insieme alla critica d’arte francese Catherine Millet inaugurò un anno dopo Analytische Malerei (‘Pittura Analitica’) alla Galleria La Bertesca di Düsseldorf: questa seconda mostra cercava di ridefinire la pittura non più intesa come fine ma come mezzo per riappropriarsi di un linguaggio e sviluppare una rinnovata creatività dove il manufatto recupera un proprio ruolo, così come il processo operativo.
Per l’occasione Honnef mise insieme i diversi esponenti da diversi paesi provenienti individuandoli anche da altri movimenti artistici come Supports/Surfaces in Francia ed esperienze come la pittura radicale in Germania. Le opere di Enzo Cacciola, Paolo Cotani, Giorgio Griffa, Carmengloria Morales, Claudio Verna e Gianfranco Zappettini vennero proposte accanto a quelle di artisti francesi e tedeschi. Alcuni di questi esposero anche a Documenta 6 (Kassel, 1977) in particolare Cacciola, Morales, Olivieri e Zappettini. Denominata, negli anni, Pittura Pittura, Nuova Pittura, Fundamental Painting o Pura Pittura, la cosiddetta Pittura Analitica può essere definita – citando Alberto Fiz che ha curato entrambe le mostre e la preziosa monografia – «un movimento-non movimento a cui hanno preso parte, in maniera più o meno consapevole, una quarantina di artisti da tutta Italia (i centri propulsivi sono stati Milano, Genova, Roma) che talvolta sono saliti sul treno per fare un breve percorso, pronti a scendere non appena il convoglio rallentava».
Continua Fiz: “Possiamo chiamare la Pittura Analitica come una terza via nel dopoguerra italiano. Essa è stata una rivoluzione silenziosa realizzata nel nome della pittura, che non veniva più concepita come un obiettivo ma come recupero di un linguaggio… La Pittura Analitica permise alla pittura di superare una crisi che sembrava irreversibile”.
La personale si apre con le più significative sperimentazioni degli anni Settanta (Zappettini è stato anche teorico del movimento) quando inizia a realizzare i suoi “bianchi” – superfici apparentemente monocrome, attraversate da presenze di linee più luminose – in base ad una ricerca che risale a Piero Manzoni e a Robert Ryman: “ […] La pittura – afferma l’artista nel testo Pensare in termini di pittura del 1976 – rifonda se stessa, e attraverso l’indagine delle sue componenti primarie si costituisce come un linguaggio autonomo, specifico, autosignificante.” Si prosegue poi con le Tele sovrapposte, un ciclo presentato a Documenta di Kassel nel 1977, dove su uno stesso telaio sovrappone più tele, su cui traccia anonime linee a grafite in numero sempre decrescente, fino all’ultima tela nella quale rimane solo la delimitazione dello spazio attraverso gli anni, fino al ciclo La Trama e l’Ordito iniziato nel 2004 e ancora in corso.
La sovrapposizione dei wallnet – reti in fibra di vetro utilizzate nell’edilizia per armare i muri – dipinti con il rullo da imbianchino, nasconde le figure geometriche in realizzazioni dall’aspetto tattile e sensoriale dove compaiono rettangoli, rombi, o più frequentemente cerchi. Fiz fa notare come questo ciclo faccia esplicito riferimento alla storica attività di famiglia, coinvolgendo fortemente la storia personale dell’artista. Gli Zappettini avevano a Chiavari una rinomata ditta di tessitura di lino e macramè, parola di origine araba che indica merletti, frange e bordure, eseguiti con nodi e intrecci. Un ritorno emotivo alle radici che l’artista accompagna talvolta con inedite esplosioni di colori, i blu e i rossi della mistica Sufi, riferimento al percorso spirituale degli ultimi anni che si riflette inevitabilmente sulle tele. Interessanti, infine, le rare testimonianze degli anni ’60, con le opere concepite in serie, immagini in movimento con effetti ottico-cinetici ottenuti anche in questo caso sovrapponendo plastiche colorate e trasparenti, modalità che già anticipa l’interesse successivo per la struttura e la superficie.