E’ stato presentato al Polo del ‘900 in un incontro molto partecipato il volume di Pier Giuseppe Accornero “Franco Peradotto, prete giornalista e il suo tempo“(Effatà Editrice, 2018). La biografia di don Pier Giuseppe Accornero è un documento ricco di documentazione che ripercorre l’esistenza di uno dei preti di Torino più importanti del secondo Novecento, maestro di vita, di fede, di pastorale e di giornalismo.
Per trent’anni direttore del settimanale «La Voce del Popolo», è stato l’uomo della comunicazione tra la Chiesa e la città, sempre in dialogo e in ascolto della storia partendo dalla lezione del Concilio, di cui è stato efficace divulgatore, chiamato a parlarne in moltissime parti d’Italia. Il libro lo colloca nel contesto storico ed ecclesiale, politico e sociale, basandosi sugli echi di stampa e sulla diretta testimonianza dell’autore di molti fatti narrati.
Dopo i saluti di Sergio Soave, presidente del Polo del ‘900, Gianfranco Morgando, direttore della Fondazione Donat-Cattin e Alberto Riccadonna, direttore de “La Voce e Il Tempo” l’incontro si è svolto sul filo della memoria e del ricordo vivo, alla presenza dei famigliari e degli amici. Erano presenti anche i vescovi mons.Guido Fiandino e mons. Piergiogiro Micchiardi.
La figura di don Peradotto è stata ricordata, insieme all’autore, dagli ex sindaci di Torino Diego Novelli e Valentino Castellani, da Ottavio Losana, medico e segretario del Consiglio Pastorale Diocesano ai tempi del cardinal Pellegrino e grande amico di don Franco, da Marco Bonatti, collaboratore e successore di don Franco come direttore de “La Voce del Popolo”. Quando diventa direttore de “La voce del popolo”, alla fine del 1968, ha ricordato Bonatti – si capisce la portata del cambiamento – e il lavoro di don Accornero ben documenta questo passaggio – della “primavera conciliare” nell’informazione della Chiesa torinese.
Ma più che il giornale è il “sistema delle relazioni” e della comunicazione della Chiesa con il territorio – istituzioni, partiti, forze sociali, comunità cristiane – che è tutto da inventare. Il lavoro meno meno “pubblico” di don Peradotto, dagli anni del card. Pellegrino, Ballestrero e fino agli episcopati di Saldarini e Poletto, consiste anche nella tessitura di queste “reti”, e nello sperimentare su tutti i piani l’impatto dell’opinione pubblica nella vita tanto della Chiesa quanto della città.
Luca Rolandi