Impensabile vivere dentro una realtà statica, ancor più se è quella legata alla rappresentanza politica, sociale ed economica. In questo Torino è stata a tutti gli effetti un’anomalia. Retta e diretta per oltre un ventennio da una classe dirigente che ha saputo osare, rinnovare e pensare una città, ne ha ridisegnato vocazione e profilo, obiettivi e lingua: per molti aspetti ha cambiato la mentalità delle persone che la vivono, avvalorandola tra le grandi capitali europee. Ha suggerito loro nuove opportunità, studi, sogni, lavori, professioni e obbligatoriamente bisogni.
Quella che è stata, tutto sommato una buona amministrazione, ha mancato qualcosa. Come se il piano in cui agiva si fosse lentamente inclinato divenendo instabile, e fosse scivolato via di mano il filo e l’ago con cui tesseva strategie e programmi per il futuro. Bisogni e futuro, questi probabilmente sono gli elementi, metafore concrete dell’esistenza di ognuno, che hanno determinato l’arrivo del Movimento Cinque Stelle con Chiara Appendino a scalzare il Partito Democratico in Comune con Piero Fassino nel ruolo di Sindaco.
Il cambiamento appare molto più antropologico che politico. Entra in gioco un fattore determinante come il problema della storia, dell’essere coinvolti in essa, dell’identificarcisi fino a sentirsene protagonisti. I due contendenti alla poltrona di Sindaco incarnano un vero e proprio archetipo: il senex ed il puer. Il vecchio ed il giovane, non unicamente per convenzionale data di nascita. L’identificarsi in una di queste due figure può darsi come una delle possibili interpretazioni del voto che ha visto la giovane Chiara Appendino vincere di notevole misura l’indubbia esperienza di Piero Fassino.
Il puer da sempre trascende la storia, balza fuori dal tempo e lo fa proprio, è quasi a-storico o addirittura anti-storico in protesta ed in rivolta contro l’esistente oggettiva nuove istanze. Il senex rappresenta un’immagine della storia stessa della voce e delle cose che questa esprime.
I bisogni simbolici di una nuova rappresentanza uniti a quelli drammaticamente materiali di una società impoverita hanno trovato casa in una formazione politica effettivamente nuova, mentre il grande bagaglio storico ideologico della sinistra veniva sciaguratamente archiviato perché ritenuto ormai inutile, un ostacolo ad una retorica di rinnovamento di cui pochi hanno percepito la posizione della stella polare su cui da Roma è stata posta la rotta.
Al nuovo Sindaco di Torino e a coloro che con Lei entreranno in Sala Rossa i più vivi auguri. Eguali auspici a chi nella stessa Sala su posizioni diverse, ritornerà per rendere servizio all’esercizio della democrazia.
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