Didattica Inclusiva: Algor Maps, la piattaforma che sfrutta l’intelligenza artificiale per realizzare mappe concettuali
Prima di raccontare il progetto della startup torinese Algor Education, attraverso le parole del suo CEO Mauro Musarra, c’è un quesito al quale è necessario rispondere: che cos’è una mappa concettuale?
La mappa concettuale è uno strumento che permette di rappresentare concetti legati tra loro, mediante una rappresentazione grafica e schematica. La strutturazione standard di una mappa concettuale, che deriva da una teoria sviluppata negli anni ‘70 da Joseph Novak, prevede che si rappresentino le proprie conoscenze con riguardo a un argomento mediante un grafico.
Secondo Novak la realizzazione delle mappe è propedeutica alla modificazione delle strutture mentali e cognitive. Il successo di questo strumento, almeno in parte, va attribuito all’importanza che ha assunto nella nostra quotidianità il linguaggio visivo. Ma, indubbiamente, per gli studenti le mappe concettuali possono essere uno strumento importate, che diventa fondamentale per coloro che hanno dei DSA, ossia disturbi specifici dell’apprendimento quali la dislessia, la disgrafia, la disortografia e la discalculia.
La startup di Musarra, sita presso l’Incubatore di Imprese Innovative del Politecnico di Torino di Corso Castelfidardo a Torino, nasce proprio con l’idea di offrire una soluzione concreta ai DSA. Nel confronto con il CEO di Algor abbiamo parlato della storia e della mission di questa realtà innovativa.
Chi è Mauro Musarra?
Sono nato a Palermo, ma ho vissuto fino all’età di 18 anni a Caronia, un piccolo paese di 3 mila abitanti in provincia di Messina. Subito dopo il liceo Scientifico, ho scelto di proseguire i miei studi al Politecnico di Torino e nel 2019 ho conseguito la laurea in Ingegneria Fisica. Subito dopo la triennale ho iniziato un Master in Data Science and Engineering, sempre al Politecnico di Torino, che mi ha accompagnato fino ad oggi. A febbraio 2021, io e molti altri colleghi saremmo dovuti partire per esperienze extraeuropee, principalmente in Asia, ma a causa della pandemia sono state tutte cancellate. Così abbiamo deciso di unire le forze e lavorare a un nostro progetto insieme e questo ha dato vita ad Algor.
Come è nata l’idea di Algor Maps?
L’idea è nata durante una challenge proposta dal Politecnico di Torino, in cui il nostro scopo era risolvere un problema concreto utilizzando l’Intelligenza Artificiale. Per capire al meglio quali fossero i problemi delle persone, abbiamo fatto numerosi sondaggi su diversi gruppi Facebook, tra cui quelli che trattano dell’argomento dislessia e, più in generale, di Disturbi Specifici dell’Apprendimento. Ci sono arrivate tantissime richieste di aiuto relative alla sintesi dei testi e la creazione di mappe concettuali. Ogni giorno, tantissimi studenti si trovano di fronte a numerose difficoltà legate alla lettura ed elaborazione di testi scritti, che potrebbero essere enormemente ridotte se avessero il giusto supporto.
Per questo motivo, abbiamo creato Algor Maps: un’applicazione, compatibile con tutti i dispositivi, che permette di creare mappe concettuali da zero o in modo automatico, grazie ai nostri algoritmi di AI. L’App è ancora in versione BETA, quindi presenta qualche imperfezione, ma speriamo di renderla completa entro la fine di quest’anno.
Per migliorare il nostro prodotto collaboriamo con diverse associazioni nazionali, che analizzano insieme a noi l’aspetto pedagogico ed educativo, in modo da creare un prodotto che non si sostituisca allo studio, ma che possa aiutare tutti gli studenti italiani e non solo chi soffre di disturbi dell’apprendimento.
Come funziona Algor Maps?
Algor Maps è una Web App per la didattica inclusiva. Per utilizzarla è sufficiente connettersi al sito (https://www.algoreducation.com). Dopo aver effettuato l’accesso o la registrazione, l’utente potrà creare delle mappe concettuali da zero, a partire da un documento o in modo automatico a partire da un lungo testo. La funzione automatica è ancora in BETA e sarà aggiornata nei prossimi mesi. La piattaforma che trovate oggi online è una primissima versione (MVP), creata con un investimento economico minimo (dell’ordine delle centinaia di euro). L’App verrà integralmente aggiornata a fine marzo 2022.
La creazione di mappe concettuali è consigliata agli studenti con disturbi specifici dell’apprendimento. Algor può essere d’aiuto?
Le persone con DSA e chi le segue ci comunicano che le mappe restituiscono autonomia e autostima, il che è un risultato straordinario. In seguito ai feedback ricevuti stiamo inoltre migliorando il nostro prodotto e abbiamo da poco avviato collaborazioni con centri educativi per quantificare i miglioramenti che Algor Maps induce per l’individuo, in modo da avere una misura oggettiva dell’impatto che l’applicazione produce.
La vostra startup collabora con AID, ossia l’Associazione Italiana Dislessia. Come si legano i due mondi?
Ciò che lega Algor e AID è un obiettivo comune: migliorare l’apprendimento e aiutare chi ha maggiori difficoltà. La collaborazione con AID è nata quindi in modo molto naturale e l’esperienza dei loro tutor e dei pedagogisti esperti continua a essere fondamentale per individuare le criticità nel nostro prodotto e migliorare l’esperienza degli studenti sulla nostra piattaforma.
Che cosa ha convinto il Club degli Investitori ad avere fiducia in voi, investendo una cifra importante?
Posso supporre che ciò che ha convinto il Club sia stata l’idea innovativa, la competenza del team, la nostra giovane età, la determinazione e la voglia di metterci in gioco. Inoltre, la nostra mission è quella di “migliorare realmente la vita delle persone, aiutandole a superare le loro difficoltà”. Questo è un obiettivo condiviso dal Club degli Investitori e dai Champion dell’operazione e credo che abbia inciso molto.
Il team di Algor mira a portare la tecnologia e l’intelligenza artificiale all’interno del mondo della scuola, che è molto legato alle “sudate carte”. Quali sono le difficoltà nel raggiungimento del vostro obiettivo?
Le difficoltà maggiori sono sicuramente quelle che non dipendono da noi e dal nostro impegno. Noi lavoriamo giorno e notte, cerchiamo di sviluppare un prodotto sempre migliore, ma prima o poi servirà un sostegno anche da parte del governo e della pubblica amministrazione. Se vogliamo davvero avere un impatto sul territorio italiano, è necessario un aiuto da parte degli enti pubblici, dal ministero e dalle scuole, che devono aprirsi all’innovazione spostando l’apprendimento su canali differenti dai comuni libri.
In seguito all’esperienza acquisita in questo anno a capo della tua startup, quale pensi sia l’importanza dell’inclusività nella didattica e in generale e come si evolverà grazie alle nuove tecnologie?
Io credo che non si possa parlare di sviluppo e di progresso se non si introduce il concetto di “inclusione”. Inclusione non significa soltanto “dare una mano” a chi non è in grado di camminare da solo, ma significa fornirgli tutti gli strumenti affinché possa muoversi in autonomia. La tecnologia oggi ci permette di fare cose che fino a soli 10 anni fa erano impensabili e credo che ognuno di noi, principalmente chi ha competenze in determinati settori, abbia il dovere di sfruttare quelle competenze per creare qualcosa di potenzialmente utile a tanti. Secondo me è necessario partire dalla didattica. La scuola è il posto che frequentiamo di più da bambini e abbiamo bisogno che queste innovazioni partano da lì e diventano il quotidiano per le vecchie e le nuove generazioni.
Con la pandemia l’approccio alla tecnologia è cambiato e credo che l’impatto sarà devastante in qualsiasi settore, compreso il mondo scolastico. Dobbiamo soltanto concentrare le nostre forze su progetti “giusti” che possano avere un impatto positivo sulla società.
Consiglieresti ai tuoi coetanei, che hanno un’idea, di fondare una startup?
Dipende. Fare startup non è sicuramente un gioco. È un lavoro che impegna 20 ore delle tue giornate, con soddisfazioni “economiche” che inizialmente sono molto inferiori alla media. Quindi lo consiglierei solo a chi ha una motivazione forte alla base… a chi non ne può fare a meno. Solo così si riesce a superare ogni ostacolo e le difficoltà che un lavoro inizialmente incerto comporta.
Oltre alla motivazione, ovviamente bisogna anche avere un piano. Non solo un’idea, ma un progetto che possa trasformare quell’idea in qualcosa di economicamente sostenibile, nel breve e nel lungo periodo.
Nei casi in cui questi criteri sono tutti soddisfatti, consiglio di “fare una startup”.
Luca Caci