Ci sono parole che in alcuni momenti sembrano possedere la capacità, semantico simbolica, di contenere un periodo storico, di contenerlo e dargli contenuto. Parole che sono di più di una mera indicazione, di un indirizzo, segnalano un profilo preciso, lo delineano, seguendo il profilo come grassa grafite nera di matita. Il linguista e semiologo svizzero Ferdinand de Saussure sarebbe andato in estasi per una caso del genere.
Successe con l’espressione “società liquida” del sociologo Zygmunt Bauman, con i “non luoghi” dell’antropologo Marc Augé, o il controverso “Benvenuti in tempi interessanti” del filosofo Slavoj Žižek. Ognuno di loro è riuscito per un tempo relativamente breve a colpire il centro del bersaglio, sapendo leggere la società e condensandola in un termine.
Oggi la parola che svetta, vessillo eretto sull’asta dei nostri difficili giorni è “resilienza”. In psicologia viene descritta come la capacità dell’uomo di affrontare le avversità della vita, di superarle e di uscirne rinforzato e addirittura trasformato positivamente. Parrà banale ma risponde alle eterne fatiche dell’umanità, forse questo mix di ovvietà e di gusto per le scoperte di quello che da millenni compiamo per sopravvivere, più consapevolmente di quanto qualsiasi coach possa farci prendere atto, ci permetterà di definirci resilienti tutte le volte che decidiamo di non arrenderci e di andare avanti, malgrado tutto. In passato si usava anche il meno aulico “non farti cadere le braccia” divenuto anche canzone di successo con Edoardo Bennato, era pressappoco il 1973.
Ne parla in modo molto interessante e acuto il sito di Anna Maria Testa, Nuovo e Utile
“Quello che non ci uccide ci rende più forti”. L’ha scritto nel 1888 il filosofo tedesco Friedrich Nietzsche. Resilienza è ciò che i filosofi Epitteto e Marco Aurelio chiamavano “forza d’animo”…la resilienza è una componente (e anche un dono) della creatività. (NdR)
La resilienza con tutto ciò che concerne è divenuta uno degli elementi determinanti dei corsi che l’ente di formazione dell’Unione Industriale di Torino, il prestigioso Skillab, propone ai manager delle aziende per riuscire nelle difficoltà del periodo.
Sarà probabilmente anche a motivo di ciò che a breve, dal 4 luglio, a Torino inaugurerà una mostra d’arte contemporanea nelle mirabili sale di Palazzo Saluzzo Paesana che alla resilienza si rifà con un tocco di modernità. Si titola “Resilienze 2.0”
In mostra opere di Alessandro Gioiello, Cornelia Badelita, David Bowes, Mizokami Kazumasa, Nadir Valente, NIcus Lucà, Sarah Ledda, The Bounty killer, Velerio Berruti e Zhang Zhe.
Guarda le foto –> http://www.gazzettatorino.it/resilienze-2-0/