Ricordando il regista Silverio Blasi, il precursore dei romanzi sceneggiati televisivi
Doveva capitare la pandemia del Covid-19 per ritrovarsi ad aprire quei cassetti che rimangono chiusi per anni, dentro i quali si accatastano lettere, pagine di giornali, fotografie e una miriadi di piccoli oggetti collegati ad un lontano ricordo.
Dentro una cartellina porta documenti trovo una busta bianca intestata a Fototecnica snc con dentro le fotografie dello studio RAI di Torino, scattate durante le riprese televisive dello sceneggiato “Nostra Madre” del regista Silverio Blasi.
“Nostra Madre” è la sceneggiatura liberamente tratta dal romanzo Pierre e Jean di Guy de Maupassant la cui storia è incentrata sul conflitto sentimentale di due fratelli, caratterialmente opposti, che una cospicua eredità familiare divide per sempre. La vicenda del romanzo sceneggiato è ambientata tra la fine della Prima Guerra Mondiale e l’inizio degli anni ‘20, quando la moda del principe Edoardo VII, vestiva l’eleganza maschile di quell’epoca.
Era l’anno 1982 e frequentavo l’Accademia Albertina di Belle Arti quando, a seguito di una domanda inoltrata all’ufficio personale degli studi televisivi della città, mi ritrovai chiamata a svolgere l’incarico di assistente costumista del cast di produzione del regista Silverio Blasi.
Proprio in questi giorni ricorre un quarto di secolo dalla morte di Silverio Blasi che è stato uno di quei personaggi del mondo dello spettacolo che rimangono nella memoria di chi ha avuto il privilegio di conoscere.
Intransigente con se stesso e con gli attori delle sue produzioni, Silverio Blasi è ricordato come attore e regista dei romanzi sceneggiati televisivi come “Piccolo mondo antico”, “Vita di Michelangelo e Caravaggio”, “Nostra madre”.
Le riprese televisive seguivano il copione della sceneggiatura di Lucio Battistrada e Luciano Codignola, mentre a me spettava la preparazione degli abiti di scena.
Quale miglior modo per imparare un mestiere se non quello di trovarsi improvvisamente in trasferta con una troupe televisiva, da Torino a Bordighera, per girare le scene in una antica dimora della Riviera dei Fiori tra i vicoli e la suggestiva passeggiata lungo mare.
Gian Maria Volonté, Giovanni Vettorazzo erano Pierre e Jean, i due fratelli coprotagonisti del romanzo, mentre tra gli attori del cast di produzione c’erano nomi di grandi interpreti come Maria Fiore, Fiorenza Marchegiani e Renato Mori.
La troupe esterni RAI albergava in quello che all’epoca era il Grand Hotel Cap Ampelio di Bordighera, oggi trasformato in un residence abitativo. Silverio Blasi era autorevole con gli attori e premuroso con i suoi collaboratori.
Con il suo Borsalino in testa, gli occhiali da sole e il sigaro spento in bocca, Silverio Blasi era la personificazione del regista di chiara fama proveniente da Roma. Ripensando a quelle nottate primaverili, in cui il freddo era pungente e l’attesa della giusta inquadratura era infinita, nulla sfuggiva al mio sguardo che osservava la sincronia imperfetta tra l’audio e la memoria delle battute degli attori che ripetevano più volte le scene per consentire, nella fase di montaggio delle riprese, di avere tutte le immagini necessarie per la sequenza filmica.
Ero la più giovane professionista della sede RAI di Torino e la collaborazione in esterno richiedeva ad ognuno di fare la propria parte attiva nei cambi di scena per il trucco, le acconciature, i costumi, mentre i tecnici della luce e del suono preparavano i filtri e sistemano, agli attori, l’audio dei microfoni.
Venti giorni indimenticabili tra il dentro e il fuori delle scene, tra gli scantinati del Cap Ampelio, nel via vai dei bauli dei costumi, con le sarte indaffarate a riparare gli abiti scelti all’ultimo minuto ed impegnate nella vestizione degli attori .
Ogni giornata terminava con allegria, tramortiti sui divani degli ampi spazi della hall del Grand
Hotel, ed è proprio in quei momenti in cui Silverio Blasi sapeva regalare simpatia e riconoscenza a tutti i suoi collaboratori.
Monica Pontet