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Nella sempre più frequente contaminazione tra i generi il documentario d’arte, così come l’opera, sta gradualmente impossessandosi della sala cinematografica per proiezioni “temporary”, con l’obbiettivo di filtrare contenuti interessanti ma spesso ritenuti di nicchia attraverso la magia del grande schermo, avvicinando un pubblico potenzialmente curioso di riconoscere volti e vicende dell’estetica contemporanea in un’accezione più vasta.
In questa prospettiva, ancora timidamente proposta dai circuiti cinematografici, è un’iniziativa a cui plaudire e occasione da non perdere la proiezione di Mapplethorpe: Look At The Pictures nelle sole giornate di martedì 8 novembre e mercoledì 9 novembre (16.30 – 22.15) al Cinema Classico di Piazza Vittorio a Torino.
Presentato in anteprima al Los Angeles County Museum of Art, il documentario (108’) è diretto da Fenton Bailey e Randy Barbato ed è prodotto da World of Wonder, Film Manufacturers Inc in associazione con HBO Documentary; la pellicola costituisce la prima testimonianza completa ed esaustiva della vicenda personale e professionale dell’artista, nato a New York da una famiglia di origini irlandesi.
Mapplethorpe scelse la fotografia come formazione artistica: la particolare scelta di soggetti (fiori, ritratti, nudi) e l’originale modalità espressiva ne fecero un grande rivoluzionario e un maestro riconosciuto del mezzo fotografico. La sua fama raggiunse il suo apice con la retrospettiva del Whitney Museum of Modern Art, nel 1988, solo pochi mesi prima della sua scomparsa per aids.

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Ph. Paolo Mussat Sartor

Le sue opere sono presenti nei musei di tutto il mondo e sono oggetto di un grande collezionismo; il documentario raccoglie numerose testimonianze di colleghi, amici, familiari, modelle, oltre alla partecipazione straordinaria di Patti Smith, a cui va a sommarsi materiale inedito proveniente dalla Robert Mapplethorpe Foundation.
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Ed è proprio in collaborazione con la Mapplethorpe Foundation la bellissima mostra (di cui il documentario splendido completamento, e viceversa) che ha inaugurato nella settimana di Artissima presso gli spazi della Galleria Noero nella sede di piazza Carignano a Torino, visibile fino al 12 gennaio 2017.
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La fotografia è un modo sbrigativo per fare una scultura», diceva l’artista: e alcuni di questi scatti realizzati in studio – ritratto, natura morta, nudi maschili e femminili – sembrano davvero assumere i contorni di sculture bidimensionali, grazie al sapiente uso volumetrico dei contrasti cromatici del suo celebre bianco e nero.
Si inizia da una serie di ritratti per poi passare ai fiori, ormai iconici nel suo linguaggio, e alle grandi sequenze dedicate a Milton Moore e Dennis Speigh, due tra i modelli preferiti, sino al famoso autoritratto (splendido il contrasto con le sale settecentesche della galleria) che l’artista si fece nel 1983 brandendo un coltello, immagine senza tempo, e per questo profondamente contemporanea, in cui l’attualità del suo messaggio rivoluzionario, estetico e personalissimo assume i contorni della leggenda.
Le foto all’interno della Galleria Noero sono di Sebastiano Pellion di Persano.

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