Basta un veloce giro con Google Images per accorgersi che il colore di default dei robot umanoidi è il bianco.
Viviamo tempi socialmente ansiosi ed era praticamente inevitabile che qualcuno avrebbe visto in questo fenomeno un sintomo di razzismo. Infatti, secondo una recente ricerca guidata dal Prof. Christoph Bartneck, dell’Università di Canterbury in Nuova Zelanda – “Robots and Racism” – il colore potrebbe generare “una percezione di razza” quando è utilizzato in un “contesto antropomorfo”, come per la scocca di un automa dalle sembianze umane.
Robot
I produttori di robot per uso casalingo – non sono ancora tantissimi – rispondono che la scelta cade perlopiù sul bianco in quanto il colore, neutro, non stoni con gli ambienti in cui appare, ma Bartneck trova invece che la tendenza sia “una chiara indicazione di razzismo nei confronti della gente nera” e si lamenta che i robot che cominciano ad entrare in contatto con gli esseri umani nei negozi, nelle case e nelle istituzioni somiglino di più a persone di razza bianca o asiatica. Lo studio è disponibile (a pagamento) qui.
Il risultato è interessante, ma è di quelli che sembrano dire di più sul ricercatore che non sull’argomento trattato. Tra l’altro, si basa su un equivoco linguistico. Gli esseri umani “bianchi” sono tutt’altro che di colore bianco. Sono semmai vagamente rosa, a volte beige e di molte altre tonalità ancora. Il bianco “carta” dei robot non appartiene a nessuna razza umana.
Tuttavia, secondo Bartneck e i suoi colleghi: “Ci auguriamo che il nostro studio incoraggi i disegnatori di robot a creare automi che rappresentino la diversità delle loro comunità”.
James Hansen
Courtesy Nota Diplomatica

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