Le notti d’inverno nei locali Sauze d’Oulx, nelle Valli Olimpiche del Torinese, non saranno più le stesse da quando sono arrivati i tre dei Black Rose. Nel nevoso 2013 ogni notte infiammano gli spettatori con le loro esibizioni dal vivo. Cover in cui reinventano e interpretano brani dal rock, al reggae, al pop; dal bolero alla bossa nova al blues. Li si trova nell’ormai mitica Osteria dei Vagabondi, sulla piazza III Alpini. Ogni due settimane fanno uno sbarco al più intimo “Lampione” nel borgo vecchio.
Ovunque entusiasmano con la varietà dei pezzi, elettrici o acustici, la professionalità e la passione che emanano.
Nati e formatisi a Valencia, vantano alle spalle anni di esperienza e prima ancora molto studio e preparazione meticolosa. Hanno svolto percorsi di carriera separati fino all’autunno 2012, quando Evika Blue, voce, e Juanma Vidal, chitarrista, capirono che la crisi economica esigeva una svolta professionale. Abbandonato il modello di gruppi con molti elementi, puntarono su soli tre componenti e un progetto di qualità. A loro infatti si aggiunse subito l’amico di sempre Luis Martinez, batterista, stanco di far parte di band con il ruolo di sosia di Ringo Starr, cui effettivamente assomiglia.
Con il nome di Black Rose, in memoria della madre di Junama, si sono dapprima rodati nella loro Valencia, al Casino Cirsa e in vari altri locali. Nella primavera successiva hanno preso il volo verso Ibiza, dove per l’intera estate hanno avuto un successo strepitoso. Successo che ha convinto il gestore dell’ “Osteria” a ingaggiarli per l’inverno.
Un bel colpo, perché i Black Rose sono i primi veri professionisti a calcare stabilmente le scene notturne della stazione delle Valli Olimpiche, curati anche nella grafica, nelle immagini e nelle presentazioni. Sono la dimostrazione concreta che si può essere bravi, belli, appassionati pur restando affidabili, garbati e sensibili, ben lontani dall’immagine “dannata” del rock. Sono tre che se li incontri fuori dal palco un pomeriggio e gli offri da bere, ti chiedono un bicchier d’acqua; al massimo un caffé.
L’evoluzione dei Black Rose continua: ora stanno lavorando a pezzi loro, da proporre in alternativa alle cover. C’è da credere che saranno più che interessanti. C’è da augurare che, dopo l’esperienza di alta montagna, il cammino di questo validissimo gruppo sia tutto in discesa.
Paola Assom