Ieri sera una bella festa ha dato il via all’estate con l’inaugurazione della programmazione estiva del Circolo dei Lettori Summerside. A illuminare e scaldare il Borgo Medievale, nel cuore del Parco del Valentino, ci sono state centinaia di lanterne sul Po e la voce di Saba Anglana, artista italo-somala che vive a Torino dal 2006.
Figlia di madre etiope e padre italiano, nasce a Mogadiscio e lì trascorre la sua infanzia fino a quando la sua famiglia viene accusata di essere spia degli etiopi e si rifugia in Italia a Roma.
Studi e prime esperienze lavorative a Roma, si laurea in Storia dell’Arte, si occupa di tecniche di restauro, lavora nell’ambito dell’editoria e della comunicazione. Parallelamente si occupa di spettacolo, lavorando come attrice in produzioni teatrali e televisive, sviluppando progetti discografici in ambito internazionale.
La sua vivacità e allegria sul palco ci ha stregati e abbiamo avuto il piacere di parlare con lei dopo lo spettacolo.
Saba attualmente vive tra Torino e Roma e ha confessato di avere metà vestiti in una città e metà nell’altra.
Alla spontanea domanda su dove preferisca vivere Saba risponde prontamente «Torino!», spiegando che i romani hanno un modo di approcciare le persone che è molto diretto, simpatico ma a volte un po’ irrispettoso. Afferma: «A dispetto della mia solarità, sono una persona molto formale, amo l’educazione, la formalità come una forma di cerimoniale, e quindi apprezzo molto la cortesia dei torinesi, che viene confusa con la falsità.»
Cosa ti piacerebbe dire ai torinesi?
«Ci sono state un paio di volte in cui ho assistito a degli scambi di opinioni molto duri su rom e stranieri tra coniugi della Torino “bene”, sotto i portici di via Po, ben vestiti, con le fedi al dito, visibilmente cattolici praticanti, con tutti i crismi della torinesità bene. È stata una doccia fredda, perchè non mi aspettavo tanta violenza nel nostro salotto urbano e soprattutto da persone credenti, e questa violenza si nasconde in maniera insospettata anche in persone perbene. Allora mi piacerebbe che ci si interrogasse sui veri sentimenti, magari prendere delle posizioni ufficiali, così da capire chi è una persona amica. Mio malgrado sono un personaggio pubblico, per cui devo contenermi per non intervenire ed è un po’ difficile. Quindi se c’è un amplificatore della mia voce che mi permette di parlare direttamente a queste persone direi di avere il coraggio di uscire allo scoperto, non nascondersi dietro ad una fede al dito o dietro alla visita domenicale alla chiesa di quartiere.»
Nelle sue canzoni si percepisce molto forte l’interesse per il sociale: esce nel 2007 il suo album d’esordio “Jidka – The Line”; segue nel 2010 l’album “Biyo -Water is Love”, registrato tra Italia ed Etiopia e completamente dedicato all’acqua; a marzo 2012, esce “Life changaniysha” (La vita ci mescola), che conferma l’impegno dell’artista come testimonial Amref. Progetto speciale per Amref, l’album racconta del viaggio che ha condotto l’artista in Kenya seguendo la rotta verso i villaggi ed i luoghi remoti che la maggiore organizzazione sanitaria in Africa sostiene aiutando migliaia di persone. Somalo, swahili ed inglese sono le lingue che raccontano un viaggio geografico, umano ed artistico: dalle registrazioni sul campo nell’aperta savana dei cori masai ai confini con la Tanzania, al lavoro musicale con i ragazzi degli slum di Nairobi, tra zaffate di colla sintetica e occhi indimenticabili, nel tempo rubato al loro lavoro di raccolta di materiale di riciclo nelle discariche della città.
«La vita ci mescola, la musica ci unisce», queste le parole di Saba al termine del concerto per festeggiare l’arrivo dell’estate ballando i ritmi del mondo.