Il 24 settembre si è conclusa la dodicesima edizione del Salone del Gusto che ha chiuso eguagliando il risultato del 2014, quando si era svolta l’ultima edizione nei padiglioni del Lingotto. I passaggi si aggirano attorno alle 220mila presenze. Ma, a dispetto dei numeri ufficiali, questa edizione ha creato un po’ di scontento generale.
Gli stand erano decisamente meno rispetto alle edizioni passate e il bel tempo caldo, forse, non ha aiutato questa edizione al chiuso del Lingotto Fiere e dell’Oval (anticipata oltretutto di un mese rispetto alle precedenti ) che ha sostituito quella del 2016 all’aperto tra parco del Valentino e centro città, e soprattutto senza il biglietto d’ingresso che, c’è da dire, quest’anno era piuttosto economico: 5 € se acquistato online (+ 1 euro di prevendita), 10 € se acquistato in biglietteria e 20 € per gli abbonamenti online (+ 2,50 euro di prevendita), che garantivano l’accesso per tutti i cinque giorni dell’evento.
Chi ha pagato il prezzo più caro – in tutti i sensi – sono stati gli espositori che, a detta loro, rispetto al costo dello stand, hanno avuto non solo un basso introito nella vendita dei loro prodotti ma anche i contatti B2B sono stati piuttosto miseri. Altra “cattiva intuizione” è stata il dividere il Salone metà al Lingotto e metà in centro città con alcuni food truck e l’enoteca in piazzetta Reale, privando così tutto il padiglione espositivo dei vini.
Vogliamo aggiungere che dopo gli incidenti di piazza San Carlo è diventato più difficile l’organizzazione e la gestione delle manifestazioni? Anche la scarsa comunicazione dell’evento non è stata certo d’aiuto.
Inoltre, come ha detto Petrini, grazie al lavoro divulgativo di Slow Food, molti prodotti e cibi che una volta si trovavano solo al Salone del Gusto ora si possono acquistare in tanti posti come da Eataly ad esempio, o nei vari eventi gastronomici che si organizzano in tutta Italia e a cui partecipa sempre più gente.
Abbiamo parlato con un produttore che ha partecipato alle edizioni passate ma a questa no chiedendogli il perché di tale decisione e lui ha risposto dicendo che ha puntato su altre fiere più indirizzate specificatamente agli operatori, poi perché il Salone del Gusto non gli ha mai dato alcun riscontro dal punto di vista commerciale, finiva per essere solo un’occasione di incontro con altre aziende. Infine perché la sensazione era quella che si fosse un po’ perso il filo della manifestazione riducendola a una grossa carrellata di prodotti. Non era uscito né con lo stupore né con lo spirito che aveva avuto ad altre fiere e questo lo ha spinto a decidere di non partecipare.
Possiamo allora dire che il Salone del Gusto con questa formula è destinato a morire?
Se forse la risposta è affermativa altrettanto non si può dire per Terra Madre che è invece è in gran forma! Si sono assaggiati piatti mai visti preparati con alimenti che arrivano dall’altra parte del mondo, si sono conosciute culture diverse, si sono conosciuti contadini e produttori del territorio italiano e straniero che hanno raccontato i loro valori e le loro tradizioni… insomma forse il Salone del Gusto dovrà solamente più essere Terra Madre?
Elena Belliardi
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