Nel novembre 2002 usciva, presso l’editore torinese Umberto Allemandi & C., il primo numero de “Il Giornale dell’Architettura”, diretto da Carlo Olmo, storico dell’architettura contemporanea, già preside della Facoltà di Architettura del Politecnico di Torino.
Sulla scorta dell’esperienza de “Il Giornale dell’Arte”, fondato nel 1982, il periodico mensile distribuito in edicola e in abbonamento superò la tiratura di 20.000 copie, ritagliandosi uno spazio riconoscibile nell’informazione di settore grazie all’autorevolezza dei contributi e delle opinioni, alla qualificazione degli autori (docenti accademici, studiosi e giornalisti professionisti) e ad una serie di approfondite inchieste di particolare rilevanza nazionale.
La redazione, composta da oltre 10 persone, si avvaleva di una rete internazionale di circa 50 collaboratori, cui si aggiungevano occasionalmente prestigiose firme (da Vittorio Gregotti a Fulvio Irace, da Ernesto Galli della Loggia a Umberto Veronesi).
Ma furono oltre un migliaio gli autori che, dall’Italia e dall’estero, nell’arco di 12 anni, scrissero per la testata. Nella primavera 2014, dopo 114 uscite, l’editore cessò le pubblicazioni. Da allora, i membri della redazione si sono costituiti in associazione culturale (The Architectural Post) che, mantenendo base a Torino, ha rilevato in licenza il marchio e ha proseguito le pubblicazioni online, conservando la linea editoriale ma, al contempo, aggiornandola al mutato panorama mediatico, ampliando la rete dei corrispondenti. Il contatto con i lettori è garantito da una newsletter settimanale gratuita che conta 35.000 iscritti.
A fine 2022, in occasione del ventesimo di fondazione, la testata ha festeggiato il compleanno varando un programma di sette incontri, organizzati a Torino in collaborazione con Cultlab, con cadenza mensile da gennaio a luglio 2023.
A distanza di 20 anni, in un panorama caratterizzato da grande frammentazione e proliferazione d’informazioni la cui qualità è spesso inversamente proporzionale alla quantità, abbiamo ripercorso, con molti dei protagonisti di tale avventura e con alcuni esponenti di spicco della cultura architettonica e accademica nazionale, alcune delle principali trasformazioni nell’ambito della comunicazione e interpretazione dell’architettura, delle culture del progetto e della città, dei mercati, del patrimonio storico, del design.
E’ ovvio che non bisogna chiedere all’oste se il vino è buono. Tuttavia, a valle degli incontri appena terminati, la sensazione, vista anche la sempre nutrita partecipazione di pubblico, è di aver un poco contribuito a stimolare riflessioni sul nostro modo di “essere nel mondo” in relazione allo spazio costruito, agli oggetti che ci circondano e alle narrazioni che li sottendono.
Lontani da pretese teoretiche o da rivendicazioni professionali, i dibattiti hanno costituito un momento di confronto libero e franco, nella speranza di aver suscitato interesse anche tra la cittadinanza. Ovvero, in quelle persone che, là fuori, dovrebbero poi essere i principali destinatari del lavoro del progettista.
Luca Gibello,
direttore de Il Giornale dell’Architettura.com