Si presume reato di “inflitta oscenità”
Non c’è niente da fare, qualsiasi forma di addottrinamento o di insegnamento precipita nel vuoto. Nulla attecchisce, si fa bagaglio, memoria, granaio di esperienza. Malgrado si accompagnino nei migliori ristoranti, forse a sbafo, con curatori di esperienza internazionale, malgrado abbiano dondolato tra i corridoi di tutte le edizioni di Artissima, per eccesso nemmeno quando Nostra Signora Veneratissima dell’arte contemporanea, Patrizia, gli parla, con prosa forbita ma comprensibile, ad un tiro dalle sue spille raffinate, apprendono davvero. Annuiscono, per lo più. Se mai solcano l’ingresso del Castello di Rivoli è per dovere d’ufficio, d’istituzione, sfuggendo prima possibile, lassù potrebbe fare buio all’improvviso.
Imperturbabili a qualsivoglia sollecitazione, dallo sfoglio distratto delle immagini di qualche catalogo, a un convegno, persino a delibere nel merito, a luci d’artista a cui hanno affibbiato un curatore per averle esattamente come negli anni precedenti, l’arte pubblica come idea e come proposta affonda in un deserto di immaginazione senza pietas alcuna.
La prova provata, e che sforzo provarla, la si può evincere avvicinandosi al volo estetico assessorile che ha fatto piovere nella già orripilante Piazza Santa Rita e nel novello viale pedonale di Corso Marconi enormi blocchi cementizi in cui sono stati conficcati pali, come nel cuore di un vampiro, che sorreggono sparuti involucri di plastica bianchi come celestiali spermatozoi perduti nell’aree, destinati possibilmente ad accendersi per Natale.
Che sia una reminiscenza lecourbusiana brutalista o un modo di ribellarsi al casettinismo in legno tipico delle feste, fatto sta che il progetto andrebbe punito con il reato di “inflitta oscenità” per l’occhio dell’inerme e indifeso cittadino.
Lo stesso cittadino che, chiamato a raduno, tra un cenotafio di cemento e l’altro, le spoglie del minimo sindacale di decenza estetica appunto perdute, potrà felicitarsi per l’inaugurazione con tanto di taglio del nastro in presenza dei rappresentanti dell’inflizione di tanta necessaria meraviglia.
A dispetto di tutti qualcuno già riconosce e apprezza a suo modo il grezzo laterizio dislocato nel plateatico. Con sussiego e disinvoltura il mondo canino riconosce e segna il parallelepipedo fognario, ricavandone a guardarli, una sorta di intimo piacere.