Per tutto il XX secolo, Torino si è distinta come capitale della moda italiana, seconda solo all’eleganza di Parigi. Il suo punto di forza era ed è tutt’oggi un mixage di elevatissima abilità sartoriale, creatività e maestria artigiana un tempo riservata alle signore dell’alta società torinese.
Negli anni ’90 l’esordio della Fashion Week milanese segna il tramonto della fama di Torino capitale della moda che dopo un ventennio nelle vesti di polo produttivo e distributivo internazionale passa il testimone a Milano. Pur non rientrando tra le “Big Four”, le quattro città principali della moda, la capitale sabauda dal 2016 riscatta la maestria dei couturier e degli imprenditori emergenti con la Torino Fashion Week, l’evento annuale organizzato da TModa con il supporto di CNA Torino e il sostegno della Camera di commercio di Torino.
Anche quest’anno, dal 26 giugno al 2 luglio 2023, la città ha ospitato l’ottava edizione dell’appuntamento con la moda indipendente torinese e internazionale, che punta i riflettori su nuovi stilisti, aziende manifatturiere e piccole e medie imprese del fashion con l’obiettivo di dare visibilità alle aziende della moda e del tessile di tutto il mondo.
Il 28 giugno nella cornice seicentesca di Villa Sassi si è svolto il consueto appuntamento della sfilata “Made in Italy” di CNA Federmoda. Il defilè del pomeriggio ha visto protagonisti i giovani studenti provenienti da scuole pubbliche e private del territorio.
Abbiamo ascoltato le voci di due brand che hanno sfilato sulla catwalk della dimora sabauda, Eleonora Arrivabene, con il Patrocinio dell’Istituto Passoni, studentessa del Liceo Artistico di Torino e Floriana Ferrero direttrice dell’Istituto di taglio e confezione di Pinerolo.
Eleonora, 18 anni, racconta di aver realizzato un sogno, mostrare la sua intera collezione in passerella.
Eleonora, come hai capito che la passione per la moda sarebbe stato l’elemento determinante della tua formazione?
Quando ho scelto il liceo artistico ero già convinta di voler intraprendere dal terzo anno l’indirizzo Design della Moda. Durante il mio percorso ne ho avuto la conferma tanto da scegliere di proseguire gli studi e iscrivermi all’accademia Ferrari Fashion School di Milano. La Torino Fashion Week è arrivata grazie alla professoressa Monica Pontet che l’ha proposta a me e Beatriz Sumaj Rios, con il Patrocinio dell’Istituto Passoni.
La collezione è realizzata quasi interamente in denim. Come hai reperito il materiale? Si è riusciti a collaborare con brand che potessero darvi tessuti di scarto dalle loro produzioni?
Il materiale è tutto riciclato, recuperato da parenti e amici. Non abbiamo collaborato con brand. Comprare tessuti ha dei costi molto elevati e non avendo sponsor abbiamo scelto di abbracciare la sostenibilità e utilizzare tessuti riciclati.
È un tessuto che si presta facilmente alla lavorazione?
Non è semplice lavorarlo. Per la collezione l’abbiamo abbinato a tessuti molto leggeri, con pesi diversi. È stato complesso assemblarli in modo tale che il denim non pesasse troppo, non tirasse il filo ecc. Mia mamma mi ha aiutata molto in questo passaggio, lei non ha mai fatto la sarta ma le è sempre piaciuto cucire.
È una collezione che ti rappresenta? Cosa ti ha ispirata e in quanto tempo l’hai confezionata?
Io indosso sempre jeans, sono la cosa con cui mi sento più a mio agio. Avevo fatto dei bozzetti ma quando ho recuperato il denim e comprato alcuni tessuti da abbinarci, ho provato direttamente ad assembrarli sul manichino; altre idee sono venute fuori da errori iniziali. Ci ho lavorato un mese pieno, tutti i giorni tutto il giorno, anche la notte perché avendo la maturità, ho dovuto organizzare il tempo.
Quale creazione ti rende più orgogliosa?
L’ultimo abito che ho realizzato. Non sapevo cosa fare, poi ho visto le gambe di jeans avanzate da un altro abito e ho pensato di non sprecarle e di utilizzarle per comporre una gonna. Il top è un jeans incrociato sulla schiena e legato sui lati. Ci tengo a dire che bisogna sempre mettersi in gioco e mai abbattersi, se si ha l’appoggio della famiglia si può fare tutto.
In un abito da cocktail realizzato dalle sue studentesse, la direttrice dell’Istituto di taglio e confezione di Pinerolo, Floriana Ferrero racconta l’esordio dell’istituto all’evento.
Osservando gli abiti è evidente che si differenziano molto tra loro. Ogni abito è l’espressione artistica di una singola studentessa?
No, abbiamo fatto un lavoro di gruppo con diversi livelli di preparazione. Di conseguenza gli abiti sono iniziati dalle più brave che sono ormai modelliste e si sono occupate di cartamodello e taglio, la confezione a macchina dalle ragazze del secondo anno e poi nuovamente nelle mani delle ragazze più brave per le rifiniture.
C’è un fil rouge tra gli abiti della collezione? Come sono nate le idee?
No, non c’è. Abbiamo voluto tenere divisi gli abiti e spaziare per mostrare tutto ciò che viene insegnato nell’istituto: il classico, il costume d’epoca, il costume d’epoca rivisitato in versione moderno, l’abito cosplay, il recupero di un jeans. Insomma, abbiamo voluto far vedere l’insegnamento che spazia a 360 gradi. Le idee sono venute a tutti. Ci siamo incontrate e ognuno ha tirato fuori le idee, poi le abbiamo lavorate per dar forma alla collezione.
Come vengono guidate le ragazze nella definizione del loro stile, della loro visione personale della moda?
Per quanto riguarda gli stili non facciamo distinzioni anche perché la scuola insegna un po’ tutto. Gli stili, le epoche e i periodi, tornano e questo vuol dire che le ragazze devono essere in grado di aggiornarsi e di costruire il cartamodello adattandolo ai periodi giusti, devono saper gestire la moda che ritorna. Lo studente deve essere in grado di sviluppare e confezionare a opera d’arte e rifinire a mano, per cui sono necessarie molte ore di pratica. Noi lavoriamo con il disegno a mano, non utilizziamo il computer.
Anche il suo abito è stato realizzato dalle studentesse?
Assolutamente si. Le ragazze sono molto brave. Arrivano con le idee chiare, hanno intenzione di fare quello nella vita. Questo evento è stata un’esperienza splendida, è il primo anno che partecipiamo a questa sfilata di moda.
La Torino Fashion Week investe nei giovani e nel loro futuro. Si tratta di una grande vetrina per gli stilisti emergenti che hanno il coraggio di seguire le proprie passioni e l’ardire di mettersi in gioco. È auspicabile una prossima edizione promossa dalle istituzioni e una maggiore passione comunicativa che faccia conoscere a un ampio pubblico le radici della moda torinese e il loro rilancio innovativo.
Antonella Cappiello