Una notizia può cambiarti la vita. Almeno, è in questi termini che ho sempre concepito il giornalismo e credo che anche un piccolo progetto editoriale possa fare la differenza nelle vite delle persone a cui è destinato.
Ringrazio, dunque, il direttore di GazzettaTorino per darmi l’opportunità di parlare di uno di questi progetti, The Italian Job Newsletter; per accedervi: Clicca qui
Se dovessi definirlo in poche parole, potrei ridurlo a un elenco di notizie sul mondo del lavoro condensate in una comoda email inviata una volta a settimana (il martedì mattina).
A me, invece, piace pensarlo come un concentrato di informazione utile per orientarsi in quello che è molto più di un argomento o settore. Il lavoro fa parte delle nostre vite e, seguendo l’insegnamento di Adriano Olivetti, è uno strumento potente grazie a cui possiamo evolvere, realizzarci, creare – purtroppo anche distruggere – e modellare la realtà che ci circonda e così quella delle persone con cui entriamo in contatto a causa di quel lavoro.
Quando ho iniziato a collaborare con le testate nazionali – ho mosso i primi passi agli inizi del 2004 a Roma ma sono ormai 10 anni che vivo e lavoro a Torino – mi sono resa conto di quanto una notizia su scioperi, assunzioni o licenziamenti, crisi e riprese, potesse fare la differenza nelle vite di operai, aziende o di uno studente in cerca di orientamento per capire cosa fare dopo la laurea.
“The Italian Job”
Non amo l’informazione fatta a pezzi, credo anzi che l’unico servizio utile oggi sia dare le notizie in modo organico, facendo capire cosa c’è dietro, collegando dati e scenari senza rendere il tutto complicato o inaccessibile. Ma sui giornali tutto questo spesso o non è possibile o viene fatto affogando nei tecnicismi. Per quanto riguarda il lavoro, poi, capire queste notizie significa dover imparare il legalese o l’economichese o il sindacalese. E’ chiaro, sono tutti mezzi necessari e fondamentali del racconto, ma come giornalista a me interessa che le persone possano capire in modo semplice cosa accade attorno a loro, conoscere il motivo per cui quel gruppo di dipendenti un giorno ha incrociato le braccia o bloccato una strada o addirittura un porto.
O ancora, sapere quali opportunità si stanno aprendo anziché pensare sempre e solo il lavoro in termini di posti persi o creati. Insomma, il mio compito non è dare in pasto a chi mi segue un tema difficile, ma al contrario addossarmi tutta la parte complicata dell’informazione, digerirla e poi selezionarla e veicolarla a chi legge/ascolta/vede/clicca.
Allora, ecco cosa ho pensato di fare un giorno di marzo del 2018. Ricevevo e ricevo ancora tante segnalazioni, dagli scioperi sino agli studi sul futuro dell’occupazione passando per notizie sui diritti rivendicati dai dipendenti delle scuole inglesi (tutto il mondo è paese), ma non avevo uno spazio in cui poter approfondire tutto ciò. Così ho creato un bollettino digitale.
Avevo appena finito di leggere due libri fondamentali per comprendere Olivetti, Ai lavoratori e Il mondo che nasce, perciò la newsletter è stata suddivisa in capitoli che non sono semplici capitoli ma fabbriche – come quella creata dal visionario industriale di Ivrea. Fabbrica Italia, Fabbrica Digitale, Fabbrica Mondo ecc… senza scordare lo Stato d’agitazione in cui condenso due o tre notizie fondamentali accadute nel corso della settimana rispetto a scioperi e mobilitazioni.
Ogni capitolo contiene poche notizie selezionate, con il rimando alle fonti originali che io scelgo in base al criterio del “se è spiegato bene e in modo completo, allora la segnalo come fonte ai lettori” (senza distinzioni politiche o di orientamento editoriale).
Non mi limito alla citazione. Riscrivo tutto, riassumendolo in poche righe, come se dovessi spiegarlo a chi non sa nulla di lavoro, di scioperi, di freelance, di tasse, di economia. Non sono sicura di riuscire sempre ad essere efficace, commetto errori, ma è un allenamento che svolgo ogni settimana: legare le notizie offrendo un punto di vista semplice e particolare per dare al lettore qualcosa in più. Se ad esempio è periodo di elezioni, cerco di capire come voteranno i precari o quali proposte sul lavoro hanno davvero portato a termine i candidati.
Oppure, nella sezione Cosa vuoi fare da grande cerco di spiegare in cosa consista un lavoro o mestiere, per ispirare chi vuol cambiare posizione o chi sta cercando occupazione.
Per filtrare e decidere quali notizie menzionare, mi aiuto molto con la tecnologia. Sfrutto filtri automatici che mi permettono di scremare ogni giorno notizie da tutto il mondo su temi che riguardano il lavoro a tutto tondo e che mi arrivano direttamente in email – la media è di 100 notizie al giorno. E, dato che lo faccio già di mestiere, leggo, analizzo e nei limiti di tempo che ho cerco di verificare, quando è possibile, questa mole di informazioni.
Uso molto anche i social, non a caso la newsletter si apre con il tweet della settimana, un messaggio pubblicato sia da un personaggio pubblico sia da una persona comune ma che riassume al meglio una questione attuale o che semplicemente è sagace o divertente. Raccolgo anche offerte di lavoro, appuntamenti interessanti da seguire in Italia e seleziono strumenti o tool utili (come quello citato in questo numero e che permette ai freelance di concentrarsi con l’aiuto di colleghi sconosciuti, da remoto https://bit.ly/2JlIljz ).
Dato che Olivetti è il principale ispiratore di questo progetto, gli ho dedicato alla fine uno spazio tutto suo, Sostiene Olivetti, in cui riporto una piccola citazione dell’industriale tratta dai suoi scritti.
Tutto questo lavoro è fatto gratuitamente, mi impegna qualche ora – ovvero le impegna a me che di mestiere “lavoro” le notizie, ma se provate a farlo a casa vi renderete conto che occorrerebbe un mese per produrre un solo numero -. Il progetto si sostiene solo grazie a donazioni spontanee che i lettori possono fare in totale autonomia cliccando su un link alla fine della newsletter.
Per questo un paio di volte l’anno cerco di premiare questa fiducia – ho circa 500 iscritti, non molti è vero, ma super affezionati – producendo un ebook o un approfondimento – qui trovate quello pubblicato a fine 2019, Il lavoro che verrà https://bit.ly/2UL3mJD e qui un esempio di speciale che produco per 1 maggio https://mailchi.mp/48157bdaac32/speciale-1-maggio?e=4446c425cf .
A che serve tutto questo? A organizzare in modo nuovo contenuti che circolano online e non solo, ma che non si ha il tempo di approfondire, di leggere (non sono la sola a farlo, in Italia abbiamo molti esempi virtuosi ed economicamente sostenibili di progetti simili). Serve anche a far capire che il digitale è uno strumento necessario per chi come me informa gli altri, ma diventa efficace solo se non si abdica al proprio ruolo di filtro.
Sono ottimista per natura, realista per indole, sognatrice e immaginifica per spirito e so che per fare buona informazione bisogna prima dare agli utenti qualcosa di valido, di utile, fatto anche artigianalmente ma pensato per gli altri. E’ un piccolo mattone su cui si innesta la fiducia con chi ti segue e sui cui costruire poi qualcosa di più complesso e solido.
Ah dimenticavo: per chi si chiedesse che razza di nome sia The Italian Job, bé il riferimento è al film, non per le trama ma per il richiamo al lavoro e all’internazionalità delle notizie. E, più semplicemente, a me piaceva tantissimo come slogan e ho deciso di prenderlo e lasciarlo così com’è.
Il progetto non ha ancora un suo sito – aggiornare un sito richiede moltissime risorse e tempo – né un sistema di abbonamento a pagamento.
The Italian Job Newsletter è letta da studenti universitari, professionisti, economisti, sindacalisti, giornalisti, curiose e curiosi, ha pubblicato circa un centinaio di numeri ed è entrata nell’interesse di potenziali media partner. Quindi nei prossimi mesi ci saranno, spero, evoluzioni del progetto, magari con contenuti originali da offrire in esclusiva.
Per ora è possibile seguire la newsletter su Medium Clicca qui e chiaramente riceverla gratis iscrivendosi a questo indirizzo: Clicca qui.
Mi piacerebbe che un giorno si creasse una comunità di utenti con cui incontrarci e parlare di questo bellissimo e terribile compagno di viaggio, che è il nostro lavoro sì, ma anche uno dei nostri più grandi collanti sociali.
Barbara D’Amico
Barbara è una giornalista specializzata in economia e lavoro, appassionata di dati e digitale. Collabora con le principali testate nazionali.