GazzettaTorino, ha deciso di raccogliere opinioni, pareri, punti di vista, sul futuro della città, rivolgendo sei domande, sempre le stesse, a persone impegnate a diverso titolo nella società, nella politica e nella cultura, su un tema rilevante del dibattito pubblico, a nostro avviso trascurato: la Torino di domani.
La città appare in questo momento, come si suol dire “sotto lo zelo di Abramo”, ossia pronta ad essere sacrificata senza sapere bene per chi o per che cosa. E noi, come Isacco, vorremmo che alla fine si salvasse.
Alberto Lazzaro è il nuovo Presidente dei Giovani Industriali di torino. Lo ringraziamo per la partecipazione a Torino Domani.
Dopo un viaggio all’estero, al rientro la città e talvolta l’Italia tutta appare più piccola, bloccata, come fosse imprigionata dentro ad un incantesimo cattivo. Prova anche lei questa sensazione, e se la risposta è si da cosa reputa sia dettato questo sentimento.
In questo triennio appena concluso abbiamo avuto modo di visitare alcuni tra i luoghi simbolo del business mondiale, la Silicon Valley , Bruxelles, Israele. In tutte queste occasioni ci siamo confrontati con giovani imprenditori e con istituzioni politiche sui temi sociali e politiche lavorative dei rispettivi paesi.
Al rientro da ognuno di queste missioni abbiamo potuto constatare che benché ci sia una notevole e spiccata propensione della politica locale ad agevolare le politiche lavorative e l’imprenditorialità in genere, noi e il nostro territorio cittadino e nazionale non abbiamo nulla da invidiare in termini di creatività e capacità imprenditoriali e che abbiamo tutte le possibilità per portare il nostro territorio ad essere sempre di più un territorio simbolo della crescita industriale. Certo è che se vogliamo accelerare questo processo uno dei fattori chiave non può che essere la collaborazione giornaliera tra politica, istituzioni locali e associazioni come l’Unione Industriale e il Gruppo Giovani imprenditori che ho l’onore di rappresentare.
Il dibattito sul futuro di Torino, su cosa voglia divenire, cosa ambisca a rappresentare, quale tipo di identità desideri per se ed i suoi abitanti sembra inabissarsi e virare ad un pensiero che verte solo sui conti, sui debiti, sulle spese; una grande liquidazione dei progetti e dei sogni. Come siamo arrivati a questo?
Il tema dei conti è fondamentale e oggi abbiamo la responsabilità di garantire la tenuta per il bene delle future generazioni. Detto ciò, siamo consapevoli in quanto imprenditori che la vera opportunità è data dalla scelta degli investimenti utili allo sviluppo con i fondi a disposizione. Questi investimenti devono tenere conto del sogno che ciascuno di noi ha, quando pensa alla Torino del futuro, una città che molto ha da dire in termini di formazione, infrastrutture, sport e cultura, 4 temi su cui Torino deve ambire a diventare un modello internazionale.
Cosa sarebbe opportuno fare per ripristinare fiducia, grinta, carattere, alla città ? Trovare un modello da seguire, che so Amsterdam o Londra, per dinamismo e opportunità, o dobbiamo individuare e inventarci un’altra strada ?
I modelli sono sempre una strada percorribile ma credo che Torino abbia il carattere e la forza per diventare essa stessa un modello e imprimere la propria visione di futuro a tutto il paese, sempre che riusciamo a crearne una condivisa da tutte le forze in campo a livello locale. La sfida sarà smettere di fare il tiro alla fune e sederci con la consapevolezza che la partita si potrà vincere solo insieme e, diciamolo, possiamo e dobbiamo vincere!
La politica possiede ancora la capacità di coinvolgere e costruire un’appartenenza, ha perduto la pietra focaia che accende passioni o, semplicemente ha smesso di usarla?
La politica è la forma più alta di compartecipazione alla vita sociale. Ciascuno di noi ha il compito di fare politica, nel senso aulico del termine e cioè nella capacità di creare il miglior futuro possibile non per noi come singoli ma per NOI come società che condivide valori e visioni. La politica non costruisce appartenenza ma è essa stessa l’appartenenza al territorio. Noi siamo disponibili a sederci al tavolo per condividere passione, visione e sopratutto progetti e non smetteremo mai di proporre la condivisione come unico modello di crescita.
A cosa attribuisce il fatto e la responsabilità di non vedere e sottostimare le cose meritevoli e buone del nostro paese?
Siamo Italiani e un po’ di patologico pessimismo ce lo portiamo dietro sotto forma di errore genetico. Quando andiamo all’estero siamo adulati come il bel paese che esporta il meglio che il mondo possa offrire ma quando torniamo a casa dimentichiamo che il genio è dentro di noi e quella creatività ci salverà sempre, anche adesso che l’intelligenza artificiale è temuta come un mostro distruttore. Dobbiamo riappropriarci della consapevolezza di essere il secondo paese manifatturiero in Europa e riconoscere che le nostre aziende sono la spina dorsale di un’economia creata sulle capacità degli uomini che le compongono.
C’è un libro, un film, o uno spettacolo teatrale, che a suo dire rappresenti al meglio il nostro tempo e prefiguri un indizio interessante per il domani ?
C’è un libro che da sempre mi indica una soluzione ad ogni problema ed è “Start with why” di Simon Sinek che ci dà uno spunto per comprendere che il segreto di tutto ciò che facciamo e che faremo è insito nelle motivazioni che muovono l’uomo e che più forti queste risultano più grandi saranno i risultati che otterremo.
Il film che vorrei indicare è molto divertente e profondo al tempo stesso, “Cambia la tua vita con un click” in cui si mette in evidenza l’importanza di vivere a pieno il presente tralasciando quella foga che ci spinge a rincorrere l’infinito futuro e che ci fa perdere di vista la nostra vera responsabilità: Il futuro infatti è qualcosa che costruiamo vivendo infiniti momenti di presente e dobbiamo riconoscere in questo concetto la necessità di essere il miglior io possibile adesso, e il futuro sarà migliore!