Per i torinesi la possibilità di raggiungere Milano in tre quarti d’ora con il treno ad alta velocità ha rivoluzionato il rapporto tra i due capoluoghi, dove si dimostra che la logistica può incidere sulla geografia “mentale”: dimezzando i tempi di spostamento (solo fino a pochi anni fa il tempo medio era di circa due ore) si sono parallelamente raddoppiate offerte e possibilità, non solo lavorative, ma anche di fruizione della cultura, possibilità di cui le amministrazioni sono sempre più consapevoli.
Se per l’antico Egitto – uno su tutti – i milanesi ci devono una visita doverosa, oggi più di ieri, alla capitale lombarda va riconosciuto il primato nel campo del design, che raggiunge annualmente il suo culmine nella settimana del Salone del Mobile e parallelamente dimostra una sua costante vitalità nel proliferare di scuole di alta specializzazione e nella ricca proposta culturale in termini di fondazioni, case studio-musei, collezioni aperte al pubblico che davvero meritano il viaggio, ormai paragonabile ad una attraversamento in auto della propria città (e non nelle ore di punta!)
In tale ambito Milano si è recentemente dotata del Museo del Design 1880 -1980: una collezione tra le più importanti d’Europa è alla base del progetto museale ideato e fondato nel 1988 da Raffaello Biagetti (Firenze 1940-Ravenna 1988) con i contributi scientifici di Giovanni Klaus Koenig, Filippo Alison e Giuseppe Chigiotti, oggi ospitato in un edificio contemporaneo in via Borsi 9, zona Navigli, all’interno del Design District, di cui fanno parte i campus di Domus Academy e di Naba, due delle realtà più importanti in termini di formazione nella progettazione. La prima sede del museo era a Ravenna, città di Raffaele Biagetti che per primo, mancando un museo del design in Italia, sentì la necessità di uno spazio aperto al pubblico dove esporne gli esemplari più significativi. La curatela e l’allestimento sono quindi concepiti come espediente dal forte intento didattico-pedagogico, strumento in grado di guidare lo spettatore attraverso un viaggio immaginario nell’evoluzione della creatività applicata all’oggetto: il Museo racconta la storia dell’arredo dal 1880 al 1980 attraverso un percorso spaziale per isole cronologiche, che tocca l’Art Nouveau, la Scuola Viennese e il Bauhaus, percorre gli anni ‘50-‘60 attraverso le opere iconiche dei grandi progettisti italiani, francesi, scandinavi, americani sino al movimento Memphis che chiude l’itinerario con il celebre Casablanca di Sottsass del 1981. Ricco il programma di appuntamenti con protagonisti del design contemporaneo, che il Museo, gestito dalla neonata società Musei Italiani e aperto al pubblico 7 giorni su 7, propone per i prossimi mesi, offrendo uno straordinario viaggio nel tempo, in cui le storie personali dei grandi maestri, guide di lusso, sono intrecciate a quelle delle opere in mostra.
Poco distante, presso la Darsena dei Navigli, in Via Vigevano 9 (con accesso dai suggestivi cortili “vecchia Milano” del Vicolo Lavandai) ha sede la Fondazione Arnaldo Pomodoro, adiacente allo studio dell’artista: la nuova struttura, inaugurata nel 2013, si integra con i luoghi storici dell’attività di Arnaldo Pomodoro, ponendosi come luogo di incontro e di partecipazione per la vita culturale della città: bella la mostra (aperta fino a dicembre) “Tutto è felice nel mondo dell’arte”, omaggio alla figura di Giovanni Carandente (1926-2009) ideatore e organizzatore della manifestazione “Sculture nella città” (Spoleto, 1962), evento unico e irripetibile nel panorama artistico italiano, vero e proprio esperimento di museo di arte contemporanea a cielo aperto come ben documentano le splendide foto di Ugo Mulas. Dieci degli artisti partecipanti – David Smith, Alexander Calder, Arnaldo Pomodoro, Pietro Consagra, Lynn Chadwick e Ettore Colla, tra gli altri – furono invitati a realizzare le loro opere negli stabilimenti dell’Italsider, dislocati in varie parti d’Italia, in un innovativo e proficuo connubio tra arte e industria.
Il percorso per luoghi nuovi o inaspettati del design conduce fino a zona Lancetti (facilmente raggiungibile grazie al passante ferroviario da Porta Garibaldi) dove ha aperto recentemente Nilufar Depot: un ex fabbricato industriale di 1.500 metri quadri su 3 piani fortemente voluto da Nina Yashar, fondatrice della Galleria Nilufar, specializzata in modernariato e arredamento raro. Qui viene ospitata a rotazione (e quasi tutto è in vendita!) la sua spettacolare collezione di design storico e contemporaneo (più di 3000 esemplari) in uno spazio architettonico di grande suggestione, ispirato al Teatro alla Scala di Milano e firmato da Massimiliano Locatelli-CLS architetti. Pezzi storici e contemporanei si mescolano in cellule espositive scenograficamente disposte, che davvero fanno gustare la sensazione di atemporalità del design d’autore, disinvolti mix ragionatissimi e audaci. Un percorso originale, in continuo mutamento, sovrastato da tre splendidi lampadari di Giò Ponti di fine anni ‘50, in una struttura aperta al pubblico con accesso gratuito, ma che potrebbe essere tranquillamente scambiata per museo e come tale proposto sulle guide per appassionati e non (Nilufar Depot, Via Lancetti 34).
Paola Stroppiana