Appena conclusa la 4° edizione di Frieze Masters nella suggestiva location di Regent’s Park, a 15 minuti di camminata nel parco dalla sorella maggiore Frieze, giunta quest’anno al suo 13° compleanno.
Frieze Masters, ideata e diretta da Victoria Siddall, offre al pubblico un esaustivo percorso all’interno della storia dell’arte, dal periodo cicladico al Novecento, selezionando oggetti antichi e gioielli rari d’arte asiatica, etnografica, manoscritti medievali miniati e capolavori pittorici e scultorei d’arte contemporanea.
Ispirandosi idealmente al Tefaf di Maastricht, Frieze Masters è riuscita a differenziarsi e imporsi come ‘unicum’ a livello mondiale in una raffinata atmosfera di lusso, suscitando interesse in un pubblico sempre più vasto e attestandosi via via presso gli addetti ai lavori e ai collezionisti più esigenti quasi come predominante rispetto all’“altra” Frieze.
Quest’anno sono 130 le gallerie partecipanti provenienti da tutto il mondo, con una innegabile predominanza di aree urbane più influenti da un punto di vista artistico, come New York e Londra.
Sette le gallerie italiane: da Tega a Tornabuoni Art, da Bacarelli & Botticelli a Cardi, Galleria Continua, Franco Noero e P420, quest’ultima, di Bologna, è inclusa nella sezione Spotlight, curata per la prima volta da Clara M. Kim e dedicata a figure artistiche di spicco del XX secolo, con un solo show dell’artista concettuale rumena Ana Lupas.
Torino spicca in area internazionale con la galleria Franco Noero che, a Frieze Masters, presenta, in collaborazione con Luhring Augustine di New York, uno stand monografico dedicato all’artista brasiliano Tunga (1952, Palmares). L’opera di Tunga si contraddistingue per la sua stretta relazione con la psicoanalisi, in particolare per quella fase che nell’infanzia precede l’identificazione con il proprio corpo, e per una personale reinterpretazione delle scienze esoteriche e alchemiche. Attraverso strutture rigorosamente costruite, il simbolico e l’immaginifico assumono un ruolo decisivo nel suo lavoro, conferendo nuovi significati a oggetti comuni, familiari. L’artista utilizza una vasta gamma di materiali, forme e processi, spesso con una componente performativa, tanto che le sue sculture e installazioni sembrano essere il risultato di qualche arcana attività rituale.
In mostra nello stand di Franco Noero opere di Tunga degli anni Ottanta e Novanta: in particolare Tacape Escalpe (pente e fios), 1986-1997, un’installazione di circa 250 x 400 x 200 cm, presenta una chioma di folti e lunghi capelli di rame attraversata da un pettine e fissata ad una clava di ferro rivestita da centinaia di piccoli fogli sempre di rame. L’opera, di forte impatto visivo, prende ispirazione dal dualismo ancestrale uomo –donna: l’elemento femminile è rappresentato dai capelli di rame (il simbolo alchemico di questo metallo è lo stesso di quello biologico della donna), quello maschile dal robusto strumento di ferro a cui la chioma è inscindibilmente legata. Da notare inoltre la piccola fotografia in bianco e nero (Xifópagas Capilares, 1984), che ricorda la performance del 1984 in cui Tunga racconta la storia di due gemelle siamesi legate dalla nascita al cuoio capelluto. Noero ripropone lo stesso inquietante progetto performativo a Frieze nella sezione dedicata, Live.
Ritroviamo l’arte piemontese nello stand della Galleria Continua, che presenta a Frieze Masters un solo show del maestro Michelangelo Pistoletto dal titolo The Mirrow and Before (1959-1978). In un breve percorso espositivo si evidenzia l’evoluzione dell’artista dai primi anni di attività fino al raggiungimento della fase ‘’specchiante”, per poi approdare, negli anni Settanta, allo specchio considerato come componente fondamentale di progetti installativi più complessi, di cui L’Etrusco del 1976 è un esempio.
In mostra, due opere del 1961 rappresentano il primo periodo: Il Presente – Uomo di schiena e Uomo grigio di schiena, in cui Pistoletto si è ritratto, acrilico su tela, a grandezza naturale, o mezzo busto, come prototipo inespressivo di un comune essere umano, su fondo monocromatico nero traslucido, oro, argento o rame. Persona di schiena del 1962 evidenzia la svolta artistica: una lastra di acciaio inox lucidato è dotato di un’immagine ottenuta ricalcando una fotografia, allargata a grandezza naturale, con la punta di un pennello su carta velina. Dopo il 1971 il tessuto verniciato viene sostituito da una serigrafia dell’immagine fotografica: Sacra Conversazione. Anselmo, Zorio, Penone, 1962-1974 è un esempio sublime di questa apoteosi artistica.
Di quel momento culturale così fertile a Torino, con l’Arte Povera, ci racconta anche un piccolo lavoro proprio di Alighiero Boetti dal titolo Città di Torino del 1972 che ritroviamo sempre a Frieze Masters, nello stand di Sperone Westwater, New York. Una mappa del centro storico della città, copia fotostatica e matita su mylar, in cui l’artista segnala dove risiedono le personalità artistiche di quel momento da Gianni Piacentino a Mario Merz, da Giovanni Anselmo a Giuseppe Penone, da Gilberto Zorio a Giulio Paolini, da Michelangelo Pistoletto a se stesso.
Una vera fortuna ritrovare quest’opera nello stand di un gallerista, Gian Enzo Sperone, vero protagonista della storia dell’arte contemporanea, che a metà degli anni Sessanta trasformò Torino in una piccola Grande Mela.