Torino Unchained. Una Torino finalmente libera, mondana, curiosa, gioiosamente presenzialista si è scatenata sul palco rutilante della settimana dell’arte. Un concentrato incontenibile di fiere, vernici, opening, feste all’insegna dell’arte, del mercato, del bisogno di tornare a fare festa.
Sospinto da una ritrovata energia e dal richiamo dell’effimero imperituro delle arti visive il pubblico ha partecipato alle varie manifestazioni con un rinnovato piacere.
Artissima detiene il ruolo di Regina delle fiere e del glamour contemporaneo. Raffinatissima, sobria, elegantissima e chic. Vi predomina la pittura, il gradito ritorno della scultura e la quasi definitiva eclissi della video arte.
Diverso destino per quella che è sempre stata la fiera contraltare di Artissima. Flashback.
Costruitasi negli anni come tempio di eleganza, di deliziosa voluttà, madelaine che riconsegna all’attualità le meraviglie dell’arte antica, scivola quest’anno nel vestibolo angusto della caserma Dogali.
Malgrado il rimarchevole impegno nel riportare alla decenza e alla fruizione un luogo colpevolmente abbandonato all’incuria, ne fa le spese l’allure che le dava carattere. Soffrono terribilmente le opere di indubitabile qualità che i galleristi espongono utilizzando al meglio gli spazi. Soprattutto soffre il pubblico per la difficoltà di deambulare e di trovare un’isola per chiacchierare o riposare.
Da dimenticare The Others. La scritta capovolta deve aver guidato l’infelice allestimento nel padiglione progettato da Pier Luigi Nervi. Un senso di solitudine e impersonalità percorre stand poco profondi, inzuppati di troppe opere dal discutibile valore. A consolidare un senso di profondissimo accoramento vi sono delle piccole isole, spiaggiate a caso, fatte di sdrai e ombrelloni che paiono una svendita di un discount polacco in fallimento.
Stile minimal e bianco assoluto nel temporary space per la trasferta torinese della galleria londinese Saatchi Yates. Prevale il guardarsi a vicenda che un reale interesse per le opere.
Happening riempi pista per l’opening serale alla Fondazione Sandretto Rebaudendo. La collettiva Safe House e Stretching the Body propone temi di stretta attualità, infatti riunisce un gruppo di artiste internazionali che riflettono sul genere del ritratto e sul tema della figura umana attraverso il medium della pittura. Prendendo le distanze dal canone della rappresentazione del corpo femminile nella tradizione pittorica occidentale.
Apprezzatissime e attese le novità delle esposizioni in ville fino ad oggi off limits. Esperimento quasi riuscito il rapporto tra gli spazi liberty di Villa Sanquirico e i 14 artisti chiamati a esporre. A dire il vero da una sede così speciale ci si poteva aspettare più finezza e charme nella dislocazione delle opere ma tant’è.
Colpo al cuore e reverenza per il gioiello di villa Chiuminatto concesso alla galleria milanese De Carlo. Esposti i grandi nomi internazionali dell’arte e un percorso magico tra giardino e stanze di rappresentanza.
L’Art week impedisce la visita a tutto il ben di Dio che la sonnacchiosa Torino ha scaraventato sul palcoscenico. La città ha ri-indossato gli abiti da top model dell’arte contemporanea che sola sa portare con eleganza irraggiungibile, camminando veloce e imprendibile sulla passerella dell’attualità.