Bruno Martinazzi, classe 1923, si laurea in Chimica pura all’Università di Torino e durante la guerra partecipa alla resistenza; seguendo la sua vocazione artistica frequenta la Libera Accademia d’Arte di Torino e gli Istituti d’Arte a Roma e Firenze. Esordisce come orafo nel 1954, introducendo così il gioiello contemporaneo nelle realtà museali, per poi affermarsi come scultore.
Un torinese doc l’artista ospitato dallo Spazio Don Chisciotte dal 13 febbraio al 21 marzo, oro e pietra, elementi con cui Maritazzi esprime la sua arte (“quella che sa dare leggerezza a ciò che è pesante e peso a ciò che è leggero”), hanno invaso la galleria di Torino voluta dalla Fondazione Bottari Lattes mostrando la poetica semplicità dell’artista piemontese.
A confine tra sogno e realtà ci si immerge in una serie di opere scelte che toccano la sensibilità del visitatore con citazioni bibliche e riferimenti letterari di alto livello culturale. Fanno parte della mostra, curata da Massimo Ghiotti, una serie di piccole sculture intitolata “Pagine di Pietra” prodotte tra il 2012 e il 2014, sculture in pietra serena, una serie di pagine dall’impronta quasi testamentaria in cui l’incisione e la sovrapposizione di foglie d’oro danno respiro a frasi immortali. Una seconda sala è dedicata principalmente a 12 disegni del 1980, ovvero studi preparatori per il libro “Il cielo e la terra e tutte le sue creature” (Noire editore, 1988) di cui una copia in consultazione per i visitatori, dove alcune frasi estratte dalla Bibbia vengono rielaborate ed illustrate secondo l’interpretazione dell’Artista. Si veda “Sicura dimora degli immortali” in cui viene rappresentato un ventre femminile, accogliente e sicuro, luogo di nascita e piacere, un inno alla vita ed alla bellezza semplice e pura. Ciò che colpisce di Maritazzi è il profondo rispetto per la pietra, come si può osservare dalle quattro sculture esposte, il marmo viene scolpito con grazia e delicatezza, come se cercasse semplicemente di liberare i tratti figurativi nascosti all’interno di ciascun blocco.
Osservando attentamente “Sibilla” del 1984, in marmo rosa, naso e labbra sono solo accennati, ma se ci si concentra si percepisce l’agonizzante sospiro sella Sibilla Cumana che desidera la morte con tutta la sua anima. Concludono la mostra: tre quadretti intitolati “Foglie d’oro” del 2002, in cui frasi tratte dal Faust di Goethe, dall’Eneide, e da “Il catalogo delle donne “ di Esiodo vengono associati a piccole rappresentazioni ,appunto, in foglie d’oro, ed infine quattro gioielli (due anelli e due collane) in cui design, cultura e bellezza si fondono in piccoli oggetti d’arte indossabile.
Noemi Eva Cotterchio
“Disegni, sculture gioielli di Bruno Maritazzi” 13 febbraio – 21 marzo 2015 Spazio Don Chisciotte – Via Della Rocca 37 , Torino www.fondazionebottarilattes.it