Fresco di nomina come miglior museo italiano del 2023 per il quotidiano di arte e cultura ArtsLife, il Museo d’Arte Orientale di Torino ospita fino al 1° settembre la mostra temporanea “Tradu/izioni d’Eurasia. Duemila anni di cultura visiva e materiale tra Mediterraneo e Asia Orientale”, che riporta lusso ed eleganza nel cuore del capoluogo sabaudo con i suoi colori e i suoi oggetti di pregiata fattura, provenienti da Palazzo Madama, Fondazione Merz, The Aron Collection e Fondazione Bruschettini per l’Arte Islamica e Asiatica, tra le varie istituzioni.
Il progetto, curato e ideato da Davide Quadrio, già direttore del museo, è stato realizzato in collaborazione con Laura Vigo, Veronica Prestini, Nicoletta Fazio e Elisabetta Raffo, appositamente invitate per dare respiro corale a questo nuovo capitolo narrativo. Sin dalla prima sala, che ci accoglie in penombra, la mostra pare assumere le sembianze di un rituale: luogo di silenzio, raccoglimento, vestizione, separazione dall’esterno, per preparare lo spirito a ricevere la bellezza delle opere seguenti. Al di là della tenda, il colore ci abbaglia: il bianco, simbolo di purezza e solenne sacralità, il blu e l’oro, ancor oggi sinonimi di sfarzo e potere, dominano le sale. A rievocare duemila anni di storia lungo le rotte carovaniere che univano l’Asia all’Europa, ci sono anche suoni ambientali e persino incensi, che rendono ogni passo nella mostra un viaggio multi-sensoriale unico.
Colori e profumi sono, tuttavia, inesorabilmente legati alle loro materialità che qui ritroviamo sotto forma di ceramiche cinesi e iraniane, tessuti e broccati sogdiani, manoscritti islamici e dipinti cristiani medievali, bruciaprofumi cinesi e islamici, ma anche di creazioni contemporanee; tutti in costante e vicendevole dialogo mediante motivi decorativi, forme e simboli tradotti e reinterpretati, travalicando così le distanze storiche e geografiche apparenti.
“Tradu/izioni d’Eurasia”, pertanto, ci invita a riflettere sulle connessioni umane che superano le barriere linguistiche e culturali rendendole, invece, liquide ed osmotiche. In una realtà interconnessa come quella odierna, questa mostra ci offre un importante spaccato di un mondo che, sin dalle epoche più remote, non è mai stato realmente diviso. Appare chiaro, dunque, che quella proposta dal MAO sia più di una semplice esposizione artistica: è uno strumento di ricerca partecipativo per indagare con artisti e visitatori la migrazione di idee, forme, tecniche e simboli; di dialogo, aperto e inclusivo tra mondi e epoche diversi; di traduzione interculturale di significati; è ponte che unisce il Mediterraneo all’Asia occidentale, centrale e orientale.
Il Direttore Quadrio e le curatrici ci offrono in quest’occasione l’opportunità di esplorare questi legami profondi e sorprendenti tra queste due aree del mondo. Tra le opere più scenografiche e d’impatto vi è sicuramente Shimmering Mirage (Black) dell’artista pakistana Anila Quayyum Agha: un cubo d’acciaio nero, sospeso e intagliato con motivi floreali tipici della tradizione islamica riflessi su tutte le pareti bianche della Sala delle Colonne che lo ospita, grazie ad una fonte di luce posta al suo interno.
L’effetto, alquanto suggestivo, sembra ricreare le atmosfere sacre e contemplative di una moschea e, secondo le stesse parole dell’artista, mira a evocare «l’ordine soggiacente del cosmo attraverso le simmetrie presenti in natura». Il percorso si conclude con una sezione editoriale, un luogo di sosta e relax per il visitatore, in cui può fermarsi a sfogliare una selezione di fanzine e libri d’artista che interpretano sotto altri aspetti alcuni dei temi fondamentali della mostra come la trasparenza, il colore e l’artigianalità, con in sottofondo una traccia che egli stesso può scegliere tra i dischi a disposizione.
La mostra temporanea “Tradu/izioni d’Eurasia. Duemila anni di cultura visiva e materiale tra Mediterraneo e Asia Orientale” presso il MAO rappresenta un’opportunità unica per esplorare la complessità e la bellezza delle connessioni culturali che attraversano il nostro mondo oggi come ieri. Con una combinazione di opere d’arte antiche e contemporanee, questa esposizione promette di essere un viaggio indimenticabile attraverso due millenni di storia visiva e materiale. Un’esperienza da non perdere per chiunque sia interessato a scoprire le radici comuni che ci legano tutti, al di là delle frontiere e delle differenze superficiali.
Jessica Matarrese