Antonio Tucci Russo con Giuseppe Penone

La galleria Tucci Russo celebra il quarantesimo anno della sua attività con la mostra BASICO (III), che punteggia di installazioni e opere museali il grande, fascinoso spazio espositivo di Torre Pellice, radunando artisti come Giovanni Anselmo, Pier Paolo Calzolari, Jannis Kounellis, Mario Merz, Marisa Merz, Giulio Paolini, Giuseppe Penone, Gilberto Zorio, nomi che hanno fatto non solo la storia della galleria, ma anche quella dell’arte contemporanea italiana degli ultimi anni, segnando al contempo il percorso umano e creativo di Antonio e Lisa Tucci Russo, anticipatori prima e sostenitori appassionati poi di una ricerca artistica riconosciuta dalla critica e dal mercato internazionali.
Tucci Russo inizia a frequentare gli artisti negli anni Sessanta, inizialmente come fruitore, poi direttore della galleria Sperone, con cui collabora fino al 1974. Nel 1975 decide di avviare e ampliare la sua esperienza di gallerista, con l’obiettivo di riportare all’attenzione internazionale l’arte italiana, fino ad allora ancora poco considerata. La prima sede della galleria era un ex garage a Torino di 250 metri quadri, inaugurata con una personale di Pier Paolo Calzolari, poi fu la volta
del Mulino Feyles con mostre, tra gli altri, di Chia e Merz che per 15 anni ha avuto il suo studio esattamente di fianco della galleria al Mulino. Nel 1994 la decisione di spostarsi negli spazi ex industriali tessili di Via della Stamperia a Torre Pellice, sempre affiancato dalla preziosa e insostituibile presenza della moglie Lisa.

Una decisione coraggiosa e vincente, un progetto visionario e ardito che porta grandi maestri dell’arte povera ma anche artisti di calibro internazionale come Tony Cragg, Richard Long Daniel Buren in Val Pellice, obbligando appassionati, collezionisti ed addetti ai lavori ad un piccolo pellegrinaggio alla “ricerca dell’arte”, consci che il premio finale vale il viaggio. 

Richard Long – Russian stones, 1994, porfido rosso

Destinazione, un luogo immerso nel verde dove opere – spesso grande installazioni destinate ai musei o progetti site specific realizzati appositamente dagli artisti –  si svelano con grande respiro, si fondono nel paesaggio naturale circostante che prepotente entra dalle ampie finestre e, in qualche misura, secondo le parole del gallerista, contribuiscono nel nuovo contesto “ad allargare il concetto di territorio, omaggiando la grande città anziché abbandonarla”.

Gilberto Zorio_Piombi II, 1968


In BASICO (III), che raggruppa principalmente opere degli esponenti dell’Arte Povera, a cui sono affiancati i già citati Buren, Long (in mostra Russian Stone del 1994 e Blue Sky Circle del 2002) e Cragg,
sono presentati in parallelo veri e propri “appunti di memoria” del percorso della galleria, progetti e disegni, immagini private che parlano di una relazione stretta tra artisti e gallerista (ben testimoniata, in sede di inaugurazione, da una fitta e affettuosa chiacchierata tra Antonio Tucci Russo e Giuseppe Penone); all’esposizione, aperta fino al 27 marzo 2016,  ne seguirà un’altra dedicata agli artisti degli anni Ottanta e oltre con opere, tra gli altri, di Paolo Piscitelli, Gianni Caravaggio e Francesco Gennari che più di altri hanno saputo interpretare la lezione delle decadi precedenti e individuare nuovi percorsi scultorei e installativi, veri e propri punti di forza nella ricerca intellettuale di Tucci Russo.

Tra le opere segnaliamo l’Albero di 3 metri di Penone del 1988, La Casa Abbandonata di Mario Merz (1977/1983), il prezioso Autoritratto in terracotta di Gilberto Zorio dagli occhi di bragia, e un raro e imponente Kounellis del 1969 in tela grezza e lana cucita.
Paola Stroppiana

Gilberto Zorio – Autoritratto 1978

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