Questa la notizia, direttamente dal comunicato ufficiale:
La Fondazione Compagnia di San Paolo e l’Università degli Studi di Torino hanno ottenuto l’aggiudicazione del Lotto 5 della Cavallerizza Reale partecipando al bando di alienazione pubblicato dalla Cartolarizzazioni Città di Torino S.r.l.
Sono parte del Lotto le seguenti Unità di Intervento: Corte delle Guardie, Ala del Mosca, Nucleo delle Pagliere, comprensive dei relativi spazi esterni adibiti a cortile di Piazzetta Vasco e Passaggio Chiablese.
L’accordo tra Università degli Studi di Torino e Fondazione Compagnia di San Paolo prevede la realizzazione di un Polo Culturale all’interno del compendio della Cavallerizza Reale che può restituire a Torino una parte fondamentale del proprio centro storico. Il progetto è in grado di assicurare una soluzione concreta di riqualificazione, a lungo attesa, e può costituire un esempio di innovazione urbana e contemporanea di conservazione del patrimonio storico artistico di un bene tutelato dall’Unesco dal 1997.
L’obiettivo condiviso da Università e Compagnia di San Paolo è quello di recuperare l’ispirazione e la trama di connessioni settecentesche in un progetto unitario in grado di offrire ai cittadini nuove corti, nuovi percorsi pedonali per attraversare il centro storico e un nuovo accesso ai Giardini Reali.
Non una notizia qualsiasi. Un’acquisizione importante che cambierà in modo permanente e definitivo quella che per tutti era la Cavallerizza. Allocata tra i Giardini Reali e l’interno segreto di Via Verdi, era un luogo destinato agli esercizi e agli spettacoli equestri di corte, venne realizzata tra il 1740 e il 1742 dal Primo Architetto Regio Benedetto Alfieri (1699-1767) all’interno della “zona di comando” di Torino, fin dalle origini destinata a ospitare strutture adibite a maneggio.
Nel 1997, l’intera area diviene Patrimonio Mondiale dell”UNESCO. Dal 2007 il complesso viene ceduto dal Demanio al Comune di Torino e in parte alla Cassa Depositi e Prestiti; nel 2010 il Comune sottoscrive la convenzione con la Cartolarizzazione città di Torino per la cessione della Cavallerizza a scopo di vendita e commercializzazione. Il complesso viene quindi messo all’asta ma non pervengono offerte.
Il 23 maggio 2014 un gruppo di cittadini occupò il complesso, con l’obiettivo di opporsi alla vendita di quello che considerava a tutti gli effetti un “bene comune” per contribuire attivamente alla sua riqualificazione e al suo riutilizzo, secondo il modello e gli strumenti della progettazione partecipata e della cittadinanza attiva; l’occupazione da parte del collettivo Assemblea Cavallerizza 14:45 si espresse attraverso assemblee cittadine, dibattiti, iniziative culturali teatrali, musicali, artistiche e ospitando eventi come Yourban, Colours, Here.
Del periodo dell’occupazione e delle cose che lì si sono fatte, pensate, o tentate probabilmente resterà poco, più che altro un ricordo, unito alla malinconia di quando ad un luogo si poteva accedere senza permessi di sorta. La nuova destinazione darà un indirizzo più istituzionale, avvierà lavori di ristrutturazione necessari alla conservazione, e segnerà il confine tra ciò che era pubblico, in un modo molto avventuroso, e ciò che sarà inderogabilmente privato.
Di quella stagione artisticamente libera, pubblichiamo in esclusiva alcune foto gentilmente concesse da chi le ha scattate: Emanuele Pensavalle accompagnate da un estratto di un testo di Giovanna Preve.
Un sogno per questa città e per le opportunità dell’arte ci accompagna. Se la Cavallerizza diverrà sede universitaria non sarebbe una cattiva idea che potesse ospitare la facoltà di architettura, liberando così il Castello del Valentino.
Il Castello ha tutte le potenzialità architettoniche e scenografiche per divenire la più accogliente, spaziosa, urbanisticamente perfetta, sede di una casa per le arti. Le città non sono entità statiche e nulla è definitivo in modo incontrovertibile. Volendo si potrebbe. Anzi si dovrebbe.
“Anni formidabili quelli dell’Occupazione della Cavallerizza Reale. Anni in cui tutte le arti hanno avuto un’occasione irripetibile per esprimersi liberamente in qualunque direzione. Anni che è stato doveroso documentare negli eventi e nei personaggi, nelle amicizie e negli amori, perché sono stati anni che hanno lasciato per sempre una traccia indelebile nella storia di Torino.
Spettacoli di teatro, giocoleria, grandi mostre di arte contemporanea, melting pot di artisti e di gente comune, di idee e di cultura. Ho fotografato gli eventi e i personaggi di Cavallerizza dall’inizio dell’occupazione, cioè dal 2014, fino al 2020, poiché l’edificio fu sgombrato nel 2019, ma l’anno successivo gli ex-occupanti tornarono per effettuare un ultimo intervento che fu il restauro della grande X gialla che si trova nel cortile e che è stata il simbolo di tante attività culturali. Naturalmente per documentare con efficacia quanto accadeva nell’edificio ho cercato, per quanto possibile, di essere coinvolto nelle più importanti iniziative culturali, quali ad esempio le grandi mostre di arti visive HERE, che in 4 anni (2016-2019) hanno raccolto quasi un migliaio di artisti da tutto il mondo e decine di migliaia di visitatori”
Emanuele Pensavalle
Gli scatti di Emanuele Pensavalle risalgono ai tempi dell’occupazione artistica. Quando fiumi di artiste ed artisti, insieme alla cittadinanza, creavano correnti vorticose attraverso gli spazi di Cavallerizza, producendo idee, opere, intenzioni, azioni e contrasti prolifici di ragioni opposte intente a conciliarsi nel bene comune. Sono immagini di un paradiso perduto per chi si limita a rimpiangerlo. Una raccolta di istantanee di un tempo che si è dissolto nelle ansie del presente individualista e senza prospettiva per le generazioni a venire. L’arte contemporanea è attivismo, lotta senza frontiere. Colei o colui che voglia esprimere bellezza senza prendersi la responsabilità del futuro collettivo non è un vero o una vera artista. Siamo nati in un’epoca di svolta: da una parte la fine della vita, anche della bellezza, dall’altra la rivoluzione in nome di un destino felice per ogni abitante della Terra. Se ci sottraiamo alla lotta non solo perdiamo ma non avremo dato nessun contributo alla cultura nel senso di elevazione spirituale a favore della Verità che è l’unico antidoto alla rovina.
Giovanna Preve