Ampiamente pubblicizzata sui mezzi di informazione e sventolante con labaro a tutti i lampioni della bella cittadina di Acqui Terme la mostra Marc “Chagall I colori dei sogni” è un autentico bluff.
Ospitata presso il Palazzo Liceo Saracco rimarrà visibile fino al 3 settembre e, quello che si vede alle pareti è effettivamente il problema principale; problema su cui deve aver volteggiato con allegra leggiadria il curatore Adolfo Francesco Carozzi, architetto con interessi artistici e studio in città.
Malgrado la gentilezza e la disponibilità del personale unita a quella di giovani studenti che elargivano qualche ragguaglio sulle opere non c’è giustificazione nel costo fuori controllo del biglietto: 10 euro con sconto di 2 euro per i titolari di abbonamento musei, soprattutto per l’ingente presenza di sponsor privati e il sostegno economico della Regione Piemonte.
Brucia, come l’acqua della famosa fonte la Bollente, simbolo e attrazione di Acqui, a chi risponde al richiamo delle opere di un grande artista il non trovare i quadri meravigliosi di Chagall ma delle scontate litografie e delle acqueforti.
Belle anche queste, appartenenti a un ciclo denominato The story of Exodus, altre dedicate al dramma la Tempesta di William Skapeskeare, tutte in bianco e nero. Il ciclo “Les atelier de Chagall” composto da 24 lito e xilografie erano invece stampate a colori e rimandavano all’intera produzione del maestro di Vitebsk.
Per carità, qualche opera vera, molto minore, era presente, immersa nell’acquario viola penitenza della mostra. Un olio su cartone dal titolo “Le Rêve”, una piccola tempera su masonite, un’opera su carta, un pregevole quadro costruito con un raffinato collage e ben due terracotta dipinte. Insomma meno del minimo sindacale per una mostra che pare voglia celebrarsi con un annullo filatelico.
I colori dei sogni sono rimasti solo un sogno, per ammirare la forza dirompente e poetica di Chagall si dovrà andare altrove.
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