imgresAttivissima, e sorprendente nelle proposte la gallerista Raffaella De Chirico porta in Italia direttamente da Seattle l’americana Lisa Bartleson, classe 1968, con la mostra Woman in Light.
Erede del movimento californiano degli anni Sessanta/Settanta denominato Light and Space che accomuna gli artisti che utilizzano la luce al fine di creare spazi esistenziali che esaltino la percezione, ciascun’opera in mostra è composta con una sorta di nuova tecnica a mosaico. Le centinaia di pezzetti di Mylar – o polietilene tereftalato che fu inventato nel 1941 da John Rex Whinfield e James Tennant DicKson  nel 1952 venne registrato con il nome di Mylar. Il materiale diventerà nel 1973 quello che per tutti è il Pet ossia l’elemento che costituisce le comuni bottiglie di plastica.
 
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La mostra consiste in una sorta di light show assimilabile alle sperimentazioni lisergiche durante i concerti dei Jefferson Airplane negli USA o dei Pink Floyd in Inghilterra –poiché inscena un’esperienza visiva molto forte: a catturare l’attenzione del pubblico i giochi di luce multicolore, prodotti dal Mylar, e di riflesso grazie all’utilizzo della resina in cui le opere vengono “imbevute” per poterne permettere la rifrazione. La lucidità che ne deriva, un’ennesima sperimentazione, permette allo spettatore di percepire il senso di profondità interno alla struttura. Un esperimento cinetico/visuale, di stampo tipicamente californiano, che ci permette di dire che le opere della Bartleson contengono e si offrono alla visione attraverso una luce interna, la composizione in sé, e una luce esterna, data dalla sua stessa rifrazione.
 
 

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