In occasione dei 140 anni dell’azienda dolciaria Venchi, è stata presentata alle OGR – Officine Grandi Riparazioni – a Torino, una mostra storica curata dai food writers Clara e Gigi Padovani, che percorre un affascinante viaggio nel mondo del cioccolato piemontese, tra capitani d’industria e finanzieri, prodotti innovativi, curiosità inaspettate, manifesti artistici e citazioni letterarie.
Sono state ricostruite le origini dell’industria dolciaria torinese a partire dalla fine dell’Ottocento, portando alla luce i brevetti di prodotti ancora oggi in commercio, scovando nei 25 archivi consultati, e con l’aiuto di collezionisti privati, locandine originali, scatole, stampi che consentono di apprezzare l’arte che hanno accompagnato il cioccolato in tutti questi anni.
La mostra si apre con il ritratto di Caterina (o Catalina, più correttamente) Micaela d’Austria, Duchessa di Savoia andata in sposa al Duca Carlo Emanuele I nel 1585. Pare infatti, sia stata lei a portare il cacao sciolto in tazza alla Corte dei Savoia.
Il vero protagonista della prima parte della storia è Silviano Venchi, figlio di contadini con terre a Robbio Lomellina, nelle risaie del Pavese vicino al Piemonte, che a soli 14 anni arriva a Torino, nel 1863, e impara l’arte del confetturiere. Nel 1878 in Borgo Vanchiglia, sulla via degli Artisti, sorge il primo laboratorio dell’operaio dolciere Silviano Venchi. Ma all’intraprendente Silviano, quel primo impianto va stretto così, con il cognato Basilio, ufficiale del Regio Esercito, e il manager Gerardo Gobbi, nel 1907 riesce a realizzare in corso Regina Margherita, grazie al progetto dell’architetto Pietro Fenoglio, il suo grande sogno.
La mostra continua con immagini di locandine e poster che comprendono le più disparate varietà di dolciumi: confetti argentati, confetti e mandorle, confetti decorati, boligomma, tavolette zuccherine e pastiglie, fondenti e confetture speciali, liquirizia, caramelle e rock drops, cioccolato, gallettine, biscotti, wafers.
Dopo la fusione tra Venchi e Unica, nel 1938, i capannoni passeranno al Demanio statale come Opificio Militare: ciò che resta dell’antico splendore architettonico è ancora visibile oggi.
Dopo la morte nel 1922 di Silviano Venchi, senza figli, Gobbi e le famiglie Basilio e Gribaldi prendono in mano l’azienda. A questo punto la storia aziendale si complica, perché entra in campo l’avventura del finanziere mecenate Riccardo Gualino che intuì subito le potenzialità del cioccolato e dei dolciumi come nuovo consumo di massa: nel 1924 fonda la Unica (acronimo per Unione Nazionale Industrie Cioccolato e Affini), accorpando diverse aziende (comprese la Idea, la Talmone e la mitica Moriondo & Gariglio, allora famosissima) e fa costruire lo storico stabilimento di corso Francia, che dà lavoro a quasi tremila operai: tutti i torinesi lo ricordano come la sede della Venchi Unica.
Le sorti dell’impero di Gualino, per la sua opposizione al fascismo e forse per azzardi finanziari, volgono al peggio agli inizi degli Anni Trenta del Novecento: l’imprenditore viene spedito al confino e la Unica passa alla Banca d’Italia, che ne risolve le sorti attraverso la fusione con la Venchi, sotto la guida di Gobbi.
Fino al 1954 sarà Gobbi a gestire la Venchi Unica ci sarà poi il passaggio di consegne a un altro noto imprenditore, Giovanni Maria Vitelli, che per quasi vent’anni – dal 1957 al 1973 – è stato anche il presidente della Camera di Commercio di Torino.
La Venchi Unica allora era una società per azioni e fu così possibile la scalata di un finanziere senza scrupoli, Michele Sindona, iniziata nel 1970: dopo alterne vicende imprenditoriali che rovinarono un prezioso patrimonio industriale, l’azienda nel 1978 fallisce e i capannoni rimasero deserti per anni, con centinaia di lavoratori in cassa integrazione. Nel 1995 il Comune decise di farne un’area residenziale e recentemente sono stati ristrutturati gli uffici direzionali dell’impianto di corso Francia, come sede di servizi amministrativi.
Continuando il percorso della mostra che racconta la terza svolta di questa affascinante avventura imprenditoriale, avvenuta grazie a un altro self-made-man, il pasticcere cuneese Pietro Cussino, che coraggiosamente converte il suo credito con la Venchi Unica con l’acquisizione del marchio, nel 1980. Ma soltanto nel 1998 un gruppo di giovani imprenditori, coinvolti dal nipote di Cussino, Giovanni Battista Mantelli, appassionato esperto di cioccolato, riescono a far ripartire il marchio Venchi.
Ora Venchi è presente nel mondo con oltre cento negozi, un moderno stabilimento a Castelletto Stura (Cn), 350 diversi prodotti al cioccolato e 70 gusti di gelato. Nell’ultima fase di sviluppo ha realizzato una “chicca” gourmet che ha vinto numerosi premi e rispetta pienamente il DNA di innovazione del marchio Venchi: il Chocavia, caviale per golosi. A questa specialità si affiancano le tavolette di cacao d’origine da Ecuador, Perù e Venezuela.
La mostra è stata ospitata all’interno della Sala Fucine delle OGR solo per il giorno dei festeggiamenti, troverà poi la sua definitiva sistemazione nello show room di Robilante della Venchi.
L’azienda ha festeggiato il suo 140° compleanno con una festa in grande stile per più di 700 persone, compresi tutti i suoi dipendenti (molti dei quali sono anche stati celebrati e premiati con riconoscimenti). Sono stati offerti tutti i loro prodotti in degustazione, compreso il gelato ed è stata allestita una succulenta cena a buffet per gli ospiti. Insomma Venchi ha fatto le cose in grande per celebrare un compleanno importante.
Elena Belliardi
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