Una settantina di anni fa, alcuni tra i momenti più tragici della storia cittadina sono stati vissuti tra le pareti di cemento, gli arredi e le porte dì acciaio dei 137 rifugi antiaereo pubblici e dei 16mila privati, di cui solo un migliaio però era stato in grado di offrire una protezione effettiva alla popolazione. Cemento, luce fioca e spazi angusti che raccontano una storia fatta di paura e privazioni, di un conflitto non combattuto al fronte, tra soldati in divisa, cannoni, navi, aerei e carri armati, ma di una guerra subita dai civili, vittime del terrore e delle morte portata dal cielo, dalle bombe dei bombadieri Alleati.
Per riportare alla luce le pagine di questa storia, Palazzo Civico ha avviato un progetto che prevede attività e iniziative finalizzate a favorire la conoscenza e il recupero, a fini storici e documentaristici, del rifugi antiaereo della Città di Torino.
Questa mattina il disco verde della Giunta alla delibera presentata dall’assessore al Patrimonio, Gianguido Passoni, che affida agli uffici della direzione Edifici municipali, Patrimonio e Verde e della direzione Controllo strategico, Facility e Appalti di lavorare, con la collaborazione dell’Archivio Storico comunale e dell’Associazione per la Storia del territorio nell’età contemporanea, alla redazione di un elenco aggiornato dei rifugi pubblici della Città, alla valutazione di possibili iniziative finalizzate al progressivo recupero e alla valorizzazione, e all’avvio di interlocuzioni con enti pubblici e privati proprietari di rifugi per il loro recupero.
Alcuni tra i più grandi rifugi antiereo in città, che durante l’ultimo conflitto bellico mondiale hanno dato rifugio durante i bombardamenti a centinaia di torinesi, sono in parte già visitabili, come quelli di piazza Risorgimento, di Palazzo di Città e delle ex Carceri Nuove, altri, come quelli di piazza Marmolada sotto la Materferro, degli ex Mercati generali di via Giordano Bruno e della Venchi Unica, lo saranno dopo i necessari lavori di restauro.

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