Danielle Bassett Ph. Gazzola

La Fondazione CRT riconosce il lavoro silenzioso di chi migliora la qualità delle nostre vite: il premio Lagrange va a Danielle Bassett, la donna “che sta re-immaginando il funzionamento del cervello umano
Giunto alla sua decima edizione, il Premio Lagrange è stato assegnato, quest’anno, alla giovane ricercatrice americana Danielle S. Bassett, che, con un approccio interdisciplinare tra neuroscienze, fisica e scienza delle reti, sta aprendo nuovi orizzonti nello studio del cervello: Bassett, infatti, utilizza metodi matematici, adattandoli e associandoli allo studio delle reti complesse, per analizzare le interazioni tra neuroni e sottolineare, così, come da tali connessioni si originino le funzioni cerebrali.
Ma qual è l’idea principale alla base di questa ricerca, durata più di due anni ?Spesso si crede che lo studio del cervello e delle reti complesse – ha spiegato la vincitrice – sia semplicemente un’analisi delle varie parti che lo costituiscono, al fine di capirne il funzionamento attraverso l’osservazione delle singole componenti. Il cervello, però, non è solo la somma delle sue parti: è molto di più. Bisogna, dunque, studiare l’interazione di tali nodi neurali, che appaiono essere molto complicati”. “Appurata questa necessità – ha continuato Bassett – noi scienziati ci siamo chiesti: che cosa impariamo dallo studio delle reti complesse?
Ebbene, abbiamo scoperto che queste ultime definiscono esattamente ciò che siamo: studiandole, potremmo, per esempio, provare a comprendere, un giorno, il perché un determinato individuo sia maggiormente predisposto per la scienza, per l’arte o per la matematica. Le connessioni neurali potrebbero, quindi, darci indicazioni più precise sulla nostra personalità e sulle nostre capacità. Non solo: ci siamo proposti anche di studiare il funzionamento delle reti neurali e dello sviluppo di questi collegamenti nel bambino, per cercare di capire come supportare, nell’infanzia e durante la crescita, l’incremento delle connessioni cerebrali. Vogliamo, pertanto, studiare i processi dell’apprendimento e comprendere come poter favorire quest’ultimo, fin dalla più tenera età”. “Infine – ha concluso – un altro dei temi principali della nostra ricerca riguarda le cure e l’intervento clinico sulle patologie mentali e neurologiche, come la schizofrenia, l’autismo, la depressione: è una sfida, perché attraverso lo studio dei sistemi complessi vogliamo scoprire come poter migliorare l’umanità, la società, la qualità della vita, sfruttando, appunto, la potenza delle reti neurali”.
Il Premio Lagrange, il più importante riconoscimento internazionale nell’ambito della scienza dei sistemi complessi, è promosso dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Torino con il coordinamento scientifico di Fondazione ISI – Istituto per l’Interscambio Scientifico, e si immette nel Progetto Lagrange, che ha preso vita nel 2003 e sostiene la cultura dell’innovazione e della ricerca, con un interesse particolare proprio nei confronti dei sistemi complessi.

Premio Lagrange

Per tale ragione, dunque, il premio dell’edizione 2017 è stato assegnato a una scienziata – professore associato presso il dipartimento di bioingegneria dell’Università della Pennsylvania – il cui lavoro costituisce un contributo pionieristico a discipline di ampio raggio, quali la biologia cellulare, la scienza dei materiali e i sistemi sociali, confermando l’attenzione del progetto verso il versante più innovativo della scienza contemporanea, quello in cui, all’intersezione tra discipline tradizionali (fisica, biologia), informatica e scienza delle reti, si sperimentano nuovi approcci per affrontare le sfide della complessità.
Prevista, inoltre, un’evoluzione del progetto che prevede un’apertura dell’utilizzo della scienza della complessità e l’applicazione dei Big Data non solo al business, ma anche al campo del no-profit e della filantropia: a quest’ultima sarà, allora, dedicata, nella parte dell’officina sud delle OGR (che verrà inaugurata a maggio 2018), un vero e proprio hub, in cooperazione con Fondazione ISI, “capace di rivoluzionare il modo stesso di operare della filantropia, specie quella istituzionale, chiamata a un ruolo attivo nell’individuare soluzioni basate su un approccio scientifico e ‘fact-based’, sia nella fase dell’identificazione dei bisogni, sia in quella della misurazione d’impatto”, come ha spiegato Massimo Lapucci, segretario generale della Fondazione CRT.
Roberta Scalise

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