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Si terrà dal 30 giugno al 4 luglio la quinta edizione del festival della Fondazione OAT e dell’Ordine degli Architetti di Torino, un appuntamento ormai consolidato nel calendario estivo della Città di Torino per parlare ai cittadini di architettura, di città e di cura del territorio.
Il festival propone anche nel 2015 un calendario ricco di appuntamenti, grazie alla partecipazione di oltre 150 soggetti culturali operanti in città e nell’area metropolitana e attraverso l’uso di linguaggi e forme espressive diverse: dialoghi, performance, mostre, tour, conferenze e proiezioni cinematografiche saranno tra le iniziative in programma. Nel dettaglio il programma prevede 104 iniziative; tra queste ci sono 26 incontri e conferenze, 28 mostre e installazioni, 18 itinerari di visita, 8 spettacoli (tra teatro e cinema), 6 presentazioni di libri e 5 laboratori.

Conserva la natura di iniziativa diffusa sul territorio con numerose sedi di appuntamenti, ma la casa del festival sarà l’ex Borsa Valori di Torino, un edificio progettato da Roberto Gabetti, Aimaro Oreglia d’Isola e Giorgio Raineri e realizzato tra il 1952 e il 1956, rimasto poi inutilizzato dalla fine degli anni ’90 e per lungo tempo chiuso per le operazioni di bonifica dall’amianto. “Una sede simbolica” afferma il presidente della Fondazione OAT Giorgio Giani “della nostra volontà di aprirci alla cittadinanza: torniamo in centro (dopo due edizioni con collocazioni più periferiche) per essere in un luogo di passaggio, dove possiamo intercettare un pubblico ampio, non solo di addetti ai lavori. Inoltre far scoprire e rendere nuovamente visitabile un gioiello dell’architettura moderna come la Borsa Valori è un’operazione perfettamente in linea con il nostro intento divulgativo e con la nostra mission di promuovere la qualità dell’architettura.”
Il tema di quest’anno è “sconfinamenti”: a partire dalla riflessione che il primo gesto propriamente architettonico è la delimitazione dello spazio attraverso la costruzione di un muro, lo sguardo è stato esteso a tutte quelle barriere economiche, sociali, territoriali, religiose, fisiche, virtuali,… che caratterizzano le città moderne e che definiscono un ‘dentro’ e un ‘fuori’; la Germania, nazione che a lungo ha dovuto convivere con un muro, sarà il Paese ospite e numerosi eventi di Architettura in Città sono inseriti anche nel calendario Torino incontra Berlino. Il titolo è un invito all’esplorazione dei confini per approfondire i concetti di inclusione ed esclusione, per discutere dell’accessibilità degli spazi, ma anche degli ostacoli culturali o economici, per descrivere consolidati limiti territoriali e infrastrutturali o recenti cambiamenti amministrativi. “Sconfinare è ormai una necessità quotidiana per l’architetto” sottolinea il presidente dell’Ordine degli Architetti Marco Aimetti “Tutte le certezze che hanno accompagnato in anni passati la nostra professione, definita protetta e, pertanto, confinata, sono venute meno obbligandoci ad esplorare nuove aree, nuovi spazi e, in estrema sintesi, a sfondare confini teorici e oltrepassare confini reali che costituivano, in fondo, anche una sicurezza.”
In quest’edizione del festival sarà riproposto un format di incontri, inaugurato nell’edizione del 2014, basato sul dialogo tra un architetto e una diversa professionalità.
Si inizia il 30 giugno (alle 18.30) con il paesaggista Andreas Kipar dello studio Land che opera tra Milano, Roma e Druisburg e la curatrice Simona Galateo, ricercatrice nel campo degli studi urbani, per parlare di sconfinamenti naturali; esplorare il tema dei confini significa interrogarsi innanzitutto sul modo in cui viviamo il territorio: quotidianamente attraversiamo o siamo bloccati da barriere fisiche, naturali o artificiali, come fiumi, colline, autostrade o ferrovie; siamo soliti distinguere tra un centro e una periferia, tra la città e la campagna. Queste demarcazioni tuttavia divengono sempre più labili quando la struttura urbana individua nuove centralità e quando la natura contamina l’ambiente costruito attraverso il verde e l’agricoltura urbana.
I confini geografici definiscono anche i limiti politici; così il Mar Mediterraneo diventa il mezzo per separare popoli e culture, ma anche il canale attraverso cui questi si incontrano per una riflessione su diversità e accoglienza, isolamento e integrazione. L’architetto Alfonso Femìa dello studio 5+1AA, con sede a Genova, Milano e Parigi, con esperienza come progettista al di qua e al di là del Mediterraneo, si confronterà il 1° luglio con la scrittrice sarda Michela Murgia abituata a vivere e lavorare in un contesto isolato.
Dal territorio si passa all’edificio che con le sue mura individua un ‘dentro’ e un ‘fuori’: qui il tema degli sconfinamenti si declina sui concetti di accessibilità e segretezza, pubblico e privato. Architetture che hanno perso la loro funzione si trasformano in nuove opportunità di vitalità aprendo le porte ad una fruizione collettiva e musei e istituzioni chiusi all’interno varcano la soglia diffondendo iniziative sul territorio circostante e dando vita a sconfinamenti culturali. Ne parleranno il 2 luglio Fabrizio Barozzi, recentemente insignito del premio Mies van der Rohe, e Giovanna Amadasi, responsabile delle strategie culturali e delle relazioni di HangarBicocca.
È analoga la contaminazione attraverso la quale l’apprendimento esce dalle mura delle scuole e delle università innovandosi nelle modalità e nei contenuti. Gli sconfinamenti formativi saranno affrontati il 3 luglio da Sandy Attia dello studio Modus di Bolzano, esperta nella progettazione di scuole e centri educativi, e Vea Vecchi, che dal 1994 collabora con Reggio Children, una fondazione che sperimenta e promuove attività pedagogiche sul territorio.

I dialoghi costituiranno un appuntamento fisso nel calendario del festival: il 30 giugno, per l’inaugurazione, e le tre serate successive (1, 2 e 3 luglio) alle 18.30 presso l’ex Borsa Valori di Torino e saranno moderati da Paola Pierotti, giornalista PPAN (www.ppan.it). A seguire, a partire dalle 21.30, lo sconfinamento si rivolgerà verso altre discipline.
Il circo con un’esibizione del Living Circus il 30 giugno: la compagnia blucinQue si esibirà nello spettacolo site specific VertigoSuite#2, un dialogo tra teatro, danza, circo, musica ed elettronica per riflettere sulla condizione di sospensione e cambiamento; lanciarsi nel vuoto per abitare spazi sconosciuti, per indagare una vera e propria linea di confine. Il 1° luglio la Fondazione Franco Albini proporrà una rappresentazione teatrale dedicata al racconto dei valori sottesi alla nascita del Movimento Moderno e all’origine del Design. Concepito, scritto e diretto da Paola Albini, “Il coraggio del proprio tempo” offre una panoramica sull’Italia fra le due guerre e sugli intellettuali del tempo.
CinemAmbiente il 2 luglio proporrà la proiezione del film Lost Rivers di Caroline Bacle: un itinerario cinematografico alla scoperta dei tanti fiumi cittadini che sono stati sotterrati e sostituiti con strade, come il Petite rivière di St-Pierre a Montreal, il Saw Mill River di New York, il River Tyburn di Londra e il Bova-Celato di Brescia, confini nascosti ma pronti a tornare alla ribalta. Infine il 3 luglio, grazie alla collaborazione con Musica 90, si esibirà in concerto l’artista tedesca Antye Greie, che partendo dall’analogico, porta avanti una sperimentazione sonora inserendo beat, parlato e campionamenti, combinando la tradizione tedesca con l’esperienza industrial e il gusto dell’elettronica degli ultimi anni.

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