Alla Reggia di Venaria si inaugurano i primi giorni di primavera con le nuove installazioni di Giuseppe Penone (Garessio, 1947), artista di fama internazionale dall’inesauribile fermento poetico.
Sette opere di medie dimensioni sono state selezionate per essere collocate nelle grotte del muro castellamontiano nel parco basso della Reggia, una per ciascuna lettera che compone la parola Anafora (dal greco ἀναφορά, anaphorá, «ripresa», da aná, “indietro” o “di nuovo”, e phéro, “io porto”), la figura retorica che dà il titolo al progetto espositivo a cura di Carolyn Christov-Bakargiev, da gennaio 2016 direttrice di Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea e GAM di Torino.
Si rinnova così la collaborazione tra Reggia di Venaria e Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea, che già nel 2007 (grazie alla direttrice di allora, Ida Gianelli) rendeva possibile l’allestimento dell’imponente Giardino delle Sculture Fluide, sempre ad opera dell’artista. Alcune di queste, in marmo (Pelle di marmo e Anatomia), sono state sottoposte in questi mesi ad un attento intervento di manutenzione straordinaria per migliorarne la fruibilità estetica e limitarne i processi di degrado in corso.
Il nuovo intervento artistico dialoga con il precedente nell’ambito dell’analogia tra natura e umanità, in continuo stato di partecipazione e simbiosi che contraddistingue l’intera produzione di Giuseppe Penone.
In seguito al completamento degli interventi di restauro del paramento murario avvenuti nel corso del 2015, le sette sculture in bronzo, legno fossile, marmo, filo spinato, si collocano in un’infilata di spazi discreti ad impreziosire il “parco basso” come voleva anticamente la poetica del giardino seicentesco.
G.Penone_Metamorfosi, 2015
Ogni scultura rappresenta una porzione di albero sottoposto ad un intervento forte dell’uomo: tagliare, falciare, recintare, trattenere, premere. Si ripete così il gesto di imprimere un segno sulla natura, grotta dopo grotta, nicchia dopo nicchia in un percorso espositivo coinvolgente.
La ricerca di Giuseppe Penone è rivolta sin dagli esordi, sul finire degli anni Sessanta, all’intenso rapporto con la natura e con i suoi elementi, all’interazione tra le azioni dell’uomo e i processi organici di mutazione. Negli anni la sua indagine si è poi indirizzata verso le correlazioni tra forme naturali e culturali, la trasformazione operata dal tempo, la crescita degli elementi biologici su cui l’artista interviene. Tematiche filosofiche come l’essere e il divenire, che evocano la dimensione dell’infinito e del sublime come bellezza in movimento e tentativo di afferrare l’inafferrabile, percorrono l’intera sua opera. Il risultato è un fare scultura estremamente personale in cui la dimensione estetica viene esaltata dalla ricercatezza delle forme e dei materiali.

Partendo dall’idea che l’essenza della scultura sia data dalla relazione simbiotica tra materia e tatto, l’uomo attraverso la conoscenza sensoriale acquisisce una coscienza empirica ed intuitiva dell’universo e delle leggi che ne regolano accrescimento e decadenza. 
La natura è così percepita come un processo organico di mutazione della forma. Da ciò consegue che il corpo umano e il mondo naturale, entità biologiche analizzate nei rapporti reciproci di contatto e interconnessione, siano da considerarsi come i momenti originari della cultura, ovvero della pratica scultorea.
G.Penone_Trattenere 8 anni di crescita (Continuerà a crescere tranne che in quel punto), 2004 - 2012
Seguendo questa linea poetica, l’intera mostra, allestita nei Giardini della Reggia di Venaria, induce ad una riflessione sulla relazione tra natura e cultura e sul tempo e il suo scorrere dal 2007 al 2016.
“[…] Quel tempo è quello dei testimoni, di sculture che guardano come soldati dalle loro nicchie verso quell’altro tempo gentile e lineare, il tempo prima del tempo, più semplice in fondo, di chi passeggiava nel parco, prima delle tempeste e dei fulmini; entrambi i tempi definiscono la vita. Correva l’anno 2007 ma ora è il 2016 e Dafne fugge, trasformandosi in rami” – dice la curatrice Carolyn Christov-Bakargiev.
Le opere che compongono la mostra Anafora rimarranno nelle grotte del muro castellamontiano fino al
31 dicembre 2016; noi ci auguriamo possano prolungare ad libitum la loro suggestiva permanenza e allietare nel tempo le passeggiate del pubblico per i Giardini della Reggia.

Giuseppe Penone

 

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