Furore
Spazio MRF: Baricco legge Steinbeck
1939:viene pubblicato il romanzo più famoso di John Steinbeck The Grapes of Wrath (I frutti dell’ira). In Italia è tradotto col titolo Furore da Carlo Coardi per Bompiani.
1940: Steinbeck vince in Premio Pulitzer per The Grapes of Wrath.
1968: lo scrittore americano riceve il Premio Nobel.
Qualche data, giusto per identificare l’uomo e lo scrittore.
John Steinbeck è considerato un autore scomodo per molte ragioni. La prima – e sicuramente la più importante – è la continua denuncia sociale, che abbraccia quasi tutte le sue opere. Un’altra, perché ha successo: piace al pubblico e alla critica.
In occasione della seconda Giornata della Memoria e dell’Accoglienza (che cade il 3 ottobre) voluta per commemorare non solo le vittime del naufragio del 2013 nel Mediterraneo, ma anche tutti i rifugiati e migranti che continuano a morire, non poteva mancare un momento di riflessione.
Alessandro Baricco dalle Officine di Mirafiori di Torino porta in scena la triste saga della famiglia Joad di Steinbeck, che dall’Oklaoma tenta di raggiungere quella che viene vista come la Terra Promessa: la California.
Questa rilettura, a tratti commoventi e profonda di alcuni passaggi fondamentali del libro Furore del grande scrittore americano, accompagnata dalle musiche di Francesco Bianconi dei Baustelle è una storia attuale, quella di ogni migrante, di ogni uomo o donna che conosce la fame e gli stenti, che sopporta i soprusi e le corruzioni, che vuole continuare a vivere e vivere degnamente.
Un romanzo scritto in cinque mesi che da subito diventa il più grande romanzo sociale del periodo della Depressione degli anni Trenta e di propaganda dello spirito del New Deal del Presidente Roosevelt.

Alessandro Baricco

Ma l’autore non vuole fare politica. La sua denuncia è una spietata analisi della realtà, e i suoi personaggi non sono tanto lontani da noi. Così realisti da essere veri. Il lettore riesce a conoscere i loro pensieri più intimi, le loro grandi paure, le loro pesanti angosce, la loro forte rabbia, ma anche il loro coraggio, la loro audacia che mai manca ai migranti di tutti i tempi. Basti pensare alla mamma, forse il vero protagonista del libro di Steinbeck. Non si lascia mai prendere dal panico, riesce a trovare sempre una via di fuga e alla fine aggiusta tutte le situazioni più disperate. Un bel personaggio che non solo commuove, ma anche insegna e forse era proprio questo il principale intento dello scrittore: lasciare un messaggio di speranza a chi va e viene, a chi vuole provocare il cambiamento, a chi ha un grande obiettivo da raggiungere: la sopravvivenza, la rinascita, la vita. 
Ascoltare Baricco nella lettura del libro di Steinbeck è stato interessante e persino utile per ricordare la triste situazione degli emarginati, degli sfruttati, dei poveri, che formano con ogni uomo una sola grande anima, come dirà un suo personaggio, ex predicatore Casy.
Maria Giovanna Iannizzi