Città di Torino

E se avessero ragione ?
Se davvero, al di là del modo e delle forme con cui agiscono, avessero ragione nel provare a mettere ordine nei conti. Rammemorando l’Oste della Luna Piena di manzoniana memoria sanno che la legge spesso si accanisce sugli ultimi arrivati e i poco accorti.
Se Veritas filia temporis, se la verità è figlia del tempo chissà se questi sono i tempi giusti perché alcune cose emergano dopo essere state sottaciute per troppo tempo ?
Potrebbe darsi.
I fatti più incresciosi su cui l’attuale amministrazione cittadina è coinvolta sono molto diversi tra loro ma possiedono una caratteristica comune: il peso determinante della gestione economica di alcuni enti afferenti alla città.

Città di Torino

Sala del Consiglio


A partire dal Salone del Libro, diamante della cultura torinese che ad un certo punto si è temuto che fosse soltanto uno zircone. Infatti la Fondazione per il Libro è stata sciolta, passando direttamente all’avvio della procedura di liquidazione. Il Salone è stato posto nella mani di altre Fondazioni, quella del Circolo dei Lettori e quella di Cultura Torino. Si direbbe da una Fondazione all’altra.
Decaduti i monarchi Picchioni e Ferrero, il primo con indegnità, il secondo per scadenza del mandato, non son cadute però le domande su quanto realmente sapessero delle condizioni economicamente drammatiche in cui si dibatteva il Salone. E difficilmente lo riveleranno mai.
Caso analogo è la vicenda che sta accadendo alla Fondazione Torino Musei. Inattesi licenziamenti, la colpevole e delittuosa volontà di chiudere una biblioteca dedicata all’arte, il Borgo Medievale in cessione, forse la fine del rapporto con il Museo della Resistenza, probabili nuovi tagli alla Galleria d’Arte Moderna e a Palazzo Madama. 

Dietro a tutto ciò c’è la scelta da parte del Comune di aver ridotto i fondi di oltre un milione di euro senza aver previsto le ovvie conseguenze o peggio avendole previste e preferito una strategia da struzzo. A questo punto e in tali condizioni anche il clamore per la riduzione del numero dei visitatori ai musei civici nell’anno passato diviene meno importante. Se tagliare i fondi fosse stata una manovra architettata per evidenziare i problemi, si può dire che ha funzionato perfettamente. Il punto è che adesso i problemi sono ancora più gravi e la risoluzione richiede maggior visione e cospicua pecunia.
Altro caso emblematico da annoverare è l’affaire GTT, il Gruppo Trasporto Pubblico che si trova con un buco intorno ai 25 milioni e la preoccupazione di come gestire circa 700 esuberi. GTT fa capo alla FCT Holding S.r.l., società finanziaria controllata dal Comune di Torino. Dopo la risibile campagna pubblicitaria per bippare, quasi fosse il modo di sostituire una parolaccia, ci si è accorti che le questioni importanti si timbreranno su carta bollata per validare il nuovo piano industriale per stare a galla, sul quale incombe la certezza della copertura finanziaria. 
La speranza è che Amiat non rilasci sorprese analoghe, per il momento pare di no, ma il pessimismo tipicamente torinese non può escluderlo a priori.
Città di Torino
Ma possibile che tutti questi dissesti vengano fuori solo adesso? Tutto in un anno solo ?
Forse covavano sotto la cenere da troppo tempo e aspettavano il momento giusto per uscire allo scoperto. Prima erano volutamente celati o cosa ? Si riuscirà a venirne a capo?
A scanso di fraintesi di critiche o encomi, i problemi che il 2017 ha messo sul tavolo di chi governa la città è inaspettatamente ingombrante e preoccupante. La sensazione per i cittadini è di sgomento, di timore per un possibile declino economico e sociale, per un grigiore che chi ha passato i 40 ricorda piuttosto bene e soprattutto di perdere quella sensazione di essere a pieno titolo una città europea.
Rimettere i conti in ordine, come pare capire è l’obiettivo primo di questa amministrazione. Certamente non un compito facile da realizzare.
Resta da decidere se si è concordi con questa prospettiva, con il metodo con cui verrà realizzata e se mai lo sarà, sui risultati possibili, con i costi che ne deriveranno e più di ogni altra cosa, con quello di cui necessariamente si dovrà fare a meno. 

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