Non è un cibo da favola.

Disturbava quel discolo, birbante, di Pinocchio già nel libro di Collodi. Per la sua saggezza indesiderata, il cercare di risvegliare una coscienza che voleva continuare a dormire ancora per diversi capitoli e finiva per fare una brutta fine. Preso a martellate. Il grillo parlante o meno, continua a suscitare perplessità e controversa accoglienza, soprattutto da quando una recente legge europea lo ha reso commestibile a tutti gli effetti.

Infatti il 3 gennaio 2023 l’UE ha autorizzato l’entrata e l’immissione in commercio di polvere parzialmente sgrassata di grilli domestici (Acheta domesticus) da inserire nei cibi. La farina di carcassa di grillo, è scritto nel regolamento, potrà essere usata nei più svariati alimenti.

Il tema è stato posto in Consiglio Comunale con una mozione, richiamando la necessità di una campagna informativa a riguardo per tutelare la salute dei cittadini e per capire dove e come sono impiegate le farine d’insetto.

Non è un cibo da favola.

Come spesso accade ci si ritrova a accogliere leggi deliberate nel consiglio europeo senza essere intervenuti a riguardo o ad aver monitorato a tempo debito cosa stava succedendo, e a dirlo sembra farsi interprete della voce ammonitrice del grillo parlante. Così adesso la sua polvere è legittimata nell’essere partecipe ai cibi che consumiamo. Abbiamo un grillo muto, ridotto a farina, seduto a tavola con noi.

Chissà cosa direbbe Gregor Samsa, insetto per eccellenza ed emblema delle trasformazioni, delle metamorfosi, del mutamento delle abitudini, del modo di considerare il cibo, di cercarlo, di produrlo, di raccontarlo e di farcelo pigramente consegnare già pronto dalla pedalata veloce di uno sconosciuto. Certo è che la farina di grillo è facilmente camuffabile negli impasti di dolci, pane e biscotti.

La dieta mediterranea è stata riconosciuta dal 2010 patrimonio immateriale dell’Umanità dall’Unesco e da anni è considerata come la migliore al mondo. La domanda di fondo è se esistono pericoli per la salute e di che portata sono. Perché la polvere di grillo può provocare reazioni allergiche nei consumatori, può portare manifestazioni che vanno dal semplice eritema cutaneo allo shock anafilattico

L’arrivo sulle tavole degli insetti solleva dei precisi interrogativi di carattere sanitario e salutistico. Interrogativi ai quali è necessario dare risposte, facendo chiarezza sui metodi di produzione e sulla stessa provenienza e tracciabilità. Bisogna infatti considerare che la maggior parte dei nuovi prodotti proviene da Paesi extra Ue, come il Vietnam, la Thailandia o la Cina, da anni ai vertici delle classifiche per numero di allarmi alimentari. Attualmente i prodotti a base di farina di grilli arrivano dall’azienda vietnamita Cricket One, unico soggetto autorizzato a immettere la farina di grilli sul mercato dell’UE.

Se preferire, difendere e valorizzare il nostro Made in Italy è importantissimo altrettanto importante è segnalare che l’unico vero Made in Italy è rappresentato dai prodotti DOP come il parmigiano reggiano, il grana padano, perché realizzati interamente con materie prime italiane. I prodotti IGP, invece, sono prodotti in Italia, ma le materie prime sono spesso di importazione, come accade anche per l’olio extravergine di oliva o per moltissimi prodotti panificati.

Siamo quello che mangiamo‘ diceva il filosofo Ludwig Feuerbach, e ciò che mangiamo influisce nelle nostre vite a diversi livelli. Persino il nostro organismo ha una sua sostenibilità, nel scegliere come alimentarlo contribuiamo al suo buon funzionamento, alla salute e persino al buon umore: anch’esso influenzato da cosa ingeriamo.

Sarebbe del tutto sconsiderato però, scommettere nella polvere di grillo per risvegliare una piccola voce saggia e cosciente nella nostra mente. Per quello dovremo affidarci a cibi molto diversi.

Pier Sorel