La presenza dello storico e critico d’arte Vittorio Sgarbi, insieme alle autorità dell’Assessorato alla Cultura di Torino, il giorno dell’inaugurazione della mostra “Impressionisti tra sogno e colore” al Mastio della Cittadella, ha riacceso la speranza della dirigente Antonella Accardi Benedettini che, dal primo momento del suo insediamento al Liceo Artistico Aldo Passoni, ha rimesso sul tavolo delle trattative la nascita di un Museo della Moda.

Vittorio Sgarbi ha posato la sua attenzione su due bacheche presenti alla mostra “Impressionisti tra sogno e colore” allestite con due abiti, completati da accessori d’epoca, prerogativa del guardaroba di una signora elegante tardo ottocentesca.

Insieme alla dirigente del liceo, lo storico e critico d’arte di chiara fama ha fissato un incontro per prendere visione dell’Archivio Passoni che conta  quasi tremila pezzi tra donazioni di privati e di sartorie storiche della città.

Archivio Passoni

La visita di Vittorio Sgarbi è sicuramente un punto di partenza, un nuovo inizio per sponsorizzare e dare  visibilità a questo patrimonio archivistico della città attraverso uno spazio museale da incentivare, unitamente alla la raccolta di tavole e disegni delle allieve dell’Istituto d’Arte torinese.

Le esposizioni temporanee, patrocinate negli anni dal Museo Egizio di Torino, dalla Reggia di Venaria Reale, dal Museo Civico di Palazzo Madama, dal Filatoio di Caraglio, dall’Archivio di Stato di Torino, hanno contribuito a tenere accesa l’idea di un Museo della Moda qui e non altrove.

“Impressionisti tra sogno e colore” . “Impressionisti tra sogno e colore” “Impressionisti tra sogno e colore”

Inoltre basta andare indietro nel tempo per accorgersi che il primo Novecento torinese è stato un fermento di creatività sartoriale, di modiste di affascinanti cappellini piumati, di artigiani della pelletteria di guanti raffinati, di ricamatrici di delicati pizzi e merletti per abiti e ombrelli parasole di una fiorente economia artigianale.

Non bisogna dimenticare che la storia della moda italiana fonda le sue radici nella città di Torino con il decreto legge del 31 ottobre 1935 che sancisce la nascita dell’Ente Nazionale della Moda per controllare l’influenza che i vestiti possono avere sulla demografia, nell’incentivare ideologie di massa; un Ente di controllo dell’industria tessile voleva dire, in quel tempo, affermare quanto già istituito nel 1932 ovvero che Torino era la Capitale della Moda Italiana.

Le botteghe artigiane torinesi si uniscono in corporazioni che preparano il terreno del secondo dopoguerra, con la nascita di stabilimenti come il Gruppo Finanziario Tessile che negli anni ‘60 trasformano la produzione sartoriale in industriale.

Il Palazzo della Moda, progettato nel 1938  da Ettore Sottsass senior con la collaborazione di Pier Luigi Nervi, è un luogo della memoria storica della città che, a partire dal 1950, rinasce con il nome Torino Esposizione, per ospitare il SAMIA, un Ente fieristico, promotore di sfilate di moda ed esposizioni del comparto tessile abbigliamento.

Molti documenti, come quelli riguardanti la storia del Padiglione della Moda dell’Expo Torino del 1911, sono conservati all’Archivio Storico di Via Barbaroux 32 mentre i filmati del Salone – Mercato internazionale dell’ Abbigliamento sono conservati all’Archivio storico Istituto Luce e all’Archivio del Polo del 900.

La storia della moda è un modo per capire l’evoluzione dei mutamenti convenzionali sociali.

Per questa ragione il patrimonio dell’Archivio del Passoni, tutelato dalla Sovrintendenza di Torino, è di particolare interesse storicistico, da condividere pubblicamente, perché vanta una raccolta di preziose donazioni iniziata nel 1980. L’eleganza impercettibile di un abito nasconde una miriade di particolari che, nella visione del suo insieme, rendono tangibile l’effimera bellezza della moda e dell’ arte applicata.

Tanti abiti riuniti sono in attesa di un “Museo” avveniristico per espandere bellezza.

 

Monica Pontet