Ricordato a Torino il leader cattolico democratico, Nobiltà e dignità della politica in Guido Bodrato

Nobiltà e dignità della politica

La grande passione per la politica intesa come strumento capace di affrontare e risolvere i problemi della società ha contraddistinto l’esistenza di Guido Bodrato, ricordato in Sala Rossa, a poco più di sei mesi dalla scomparsa, nel corso di un convegno incentrato sulla sua storia politica e culturale organizzato dalla Fondazione Carlo Donat-Cattin, dall’associazione dei consiglieri Emeriti della Città di Torino e dall’associazione ex parlamentari della Repubblica, con il patrocinio della Città di Torino e il sostegno del Comitato Resistenza e Costituzione del Consiglio Regionale del Piemonte.

Guido Bodrato morto lo scorso giugno all’età di 90 anni aveva capito da tempo che il suo mondo era scomparso che quella politica definitivamente estinta. Ma non si era dato per vinto perché chi crede nei grandi valori dell’uomo ispirato da una fede profonda e rispettosa trova sempre motivi di impegno.

Lo hanno ricordato i relatori di una giornata intensa e ricca di riflessioni, Agostino Giovagnoli, Pierluigi Castagnetti, Mario Berardi, Gianfranco Astori e le belle testimonianze, sintetica e sentita quella del figlio Piero e poi quelle di Patrizia Toia e Domenica Genisio. I tanti presenti, politici del passato e di oggi, coordinati dal direttore della Fondazione Donat-Cattin Gianfranco Morgando hanno toccato le corde non solo del ricordo ma anche delle tante analogie con l’oggi del quale Bodrato si è occupato fino all’ultimo giorno.

Nobiltà e dignità della politica

Bene comune, contro ogni forma di occupazione di potere, servizio e pluralismo, comunità e partito, senso del dovere e primato della coscienza e dello studio, confronto e dialogo come il Dna della politica ispirata dai grandi maestri del popolarismo e della Dc.

Nei sette minuti di sequenza di una lunga intervista emerge il Bodrato lucido e aperto al dialogo, tenace e mai domo nel difendere idee anche di minoranza. “La politica è una passione che non invecchia mai, aveva detto alcuni anni fa nell’anniversario della Festa della Repubblica. E solo pochi giorni prima di morire aveva pubblicato un articolo dove sottolineava come con il declino delle ideologie rischiassero di tramontare le idee su cui sono fondate le diverse forze politiche, ed anche i valori sanciti dalla Costituzione repubblicana. In questo contesto – scriveva – la tendenza a ridurre la democrazia alla ricerca di un “capo” cui affidare tutto il potere, ha infine riguardato il ruolo del Parlamento e la sua centralità; così la democrazia decidente è diventata il terreno su cui è cresciuta l’antipolitica. Su questo terreno affondano anche le radici di movimenti populisti che finiranno per minacciare la stessa democrazia rappresentativa, alimentando una pericolosa deriva autoritaria”.

Luca Rolandi