Salone del libro, maggio 2024- Visibilmente provato dalla folla da girone dantesco che si accalca disordinatamente e dalle presentazioni negli stand che obbligano ad urlare per sovrastare i rumori di fondo, Giordano Bruno Guerri, affaticato ma non vinto, mi raggiunge nella silenziosa hall del NH Lingotto con un sorriso ironico da sopravvissuto per un aperitivo dissetante e una piacevole chiacchierata.

Parlando delle ‘vite immaginarie’, alle quali è ispirato il Salone di quest’anno: secondo lei come si comporterebbe D’Annunzio se fosse invitato qui a tenere una lectio magistralis?”

Accetterebbe l’invito solo se gli venisse garantito di poter evitare tutta la ressa dei padiglioni: non sopporterebbe di fendere a gomitate la folla, e inorridirebbe al pensiero dei selfie. Chiederebbe e otterrebbe di tenere la sua conferenza all’Auditorium, dove arriverebbe con una schiera di suoi seguaci e di donne adoranti; apparirebbe fra le quinte con un’entrata ad effetto e la sua appassionata orazione sarebbe accolta in modo trionfale da una folla immensa, ma tenuta ad una certa distanza da lui.

Giordano Bruno Guerri, un'intervista

Mi pare di intuire una sua esperienza personale, nel trasporto con cui lei parla della folla e dei selfie.”

In effetti sono stato molto richiesto per i selfie; e pensi che parecchi, dopo essersi immortalati con me, mi chiedevano ‘Scusi, ma lei come si chiama?’ Persone incolte, che mi avevano visto in TV e per questo sentivano il bisogno di documentare l’incontro, senza conoscere né me, né D’Annunzio.

Emblematico dei nostri tempi…

” Sì; ho notato che la maggioranza di visitatori frequenta il Salone per andare a caccia di autori famosi, più che di libri. Questo Salone, però presenta aspetti positivi rispetto a manifestazioni analoghe; in primis, ha il pregio di non essere una sede di scambi commerciali come quello di Francoforte, ma luogo di incontro con amici del mondo editoriale, soprattutto in questo albergo; ci si saluta, ci si abbraccia… Apprezzo molto questa atmosfera.”

A proposito di personaggi famosi: quest’anno è stato attribuito il Premio del Vittoriale a Vasco Rossi; ho letto parecchie polemiche in proposito…”

Sì, il premio a Vasco Rossi è stato criticato e deprecato da persone ignoranti, di mente limitata, che lo ritenevano indegno di questo riconoscimento, rapportando la sua figura a quella di D’Annunzio. E’ ovvio che nessuno viene premiato perché ha fatto il volo su Vienna, ha scritto l’Alcyone o ha conquistato Fiume; si cerca di premiare chi abbia dato un contributo significativo di originalità e creatività nel suo campo. Vasco Rossi è stato sicuramente un innovatore ed è stato felicissimo di ricevere il premio.

Quale scintilla ha fatto scaturire l’idea di scrivere “Storia del mondo, dal big bang a oggi”, pubblicato dalla Nave di Teseo che presenta al Salone?”

La scintilla primordiale è stata la mia ignoranza.

Ignorante lei, che è un affermato storico?

Guardi, penso di saperne, di Storia, forse il 5% in più rispetto alla media, non di più. La scintilla è diventata fiamma a causa dei miei figli, Nicola Giordano e Pietro Tancredi, di 17 e 12 anni, che crescono in grazia e bellezza e sono bravissimi in tutte le materie scolastiche, tranne che in Storia. Credo che si tratti di una forma di ribellione verso di me. Non possono contestarmi in altri campi perché sono un ottimo genitore, e quindi lo fanno proprio nella disciplina in cui mi vedono sempre impegnato; devono pur trovare il modo di punirmi di essere il loro padre! A parte questo, credo che la Storia venga insegnata malissimo; e non si tratta affatto di una critica alla scuola italiana, dal momento che i miei figli frequentano quella ispano-britannica.

GBG con il filgio maggiore

Questa considerazione mi ha convinto a scrivere la storia del mondo ad iniziare dalle sue origini fino ad una proiezione nell’avvenire; il tutto contenuto in poche centinaia di pagine. Nonostante l’ambizione del progetto, mi ero proposto di scriverla in modo semplice, e anche divertente, perché fosse accessibile a persone di media cultura, e soprattutto ai ragazzi. E’ stata un’impresa pazzesca, per la quale ho dovuto studiare come mai nella mia vita; anche perché, trattandosi di un’opera divulgativa, non potevo basarmi su precedenti opere divulgative, ma solo su tomi massicci di storia: dalla storia della Cina alla storia degli imperi sud sahariani.

Verrà certamente riconosciuto, tutto questo impegno

Sì, questo libro mi ha già dato una grande soddisfazione: riceverò a Napoli il premio Elsa Morante Ragazzi 2024 nella sezione Storia con votazione unanime della giuria; il libro è stato già letto da diecimila ragazzi provenienti da scuole italiane di tutto il mondo. 

Ci dia tre motivi per leggere il suo libro.

Il primo: si impara la Storia in modo piacevole e anche divertente. Poi, perché la Storia non si deve studiare per conoscere il passato ma per conoscere il presente e per potersi proiettare nel futuro. E infine, se, come cantava De Andrè “per stupire mezz’ora basta un libro di Storia”, questo farà stupire per sei mesi di fila!

Come concilia la sua attività di studioso, che richiede concentrazione, con il vivacissimo susseguirsi di eventi al Vittoriale?

Sono due attività che si bilanciano e si garantiscono a vicenda: non potrei vivere solo dell’una o dell’altra. Dedicarmi esclusivamente alla scrittura richiederebbe troppa solitudine e un individualismo esasperato, e d’altra parte non potrei limitarmi a fare il manager culturale. Dopo giornate convulse, trascorse nella frenesia organizzativa di incontri, presentazioni, lavori di gruppo, è bello pensare alla tranquillità delle ore notturne, in cui ho a che fare solo con i libri e…con i morti. Ho una doppia vita, forse più di due; e mi piacciono tutte.

Giordano Bruno Guerri, un'intervista

Giordano Bruno Guerri insieme a Marina Rota

A proposito di dialoghi con i morti, so che lei e il Vate vi parlate continuamente: vi confidate, condividete progetti, vi confrontate sulle migliorie da apportare al Vittoriale… Come si è espresso il Vate riguardo a questo libro, e soprattutto sul fatto di non essere nemmeno citato in una storia del mondo?

Eh, il Comandante è un gran chiacchierone, ha sempre qualcosa da dire o da ridire. Non critica il fatto che io scriva d’altro, oltre che di Lui, e non interferisce in questi libri ‘extra’; anzi, si interessa ai miei studi. Quando ho iniziato a scrivere La storia del mondo, ne è stato entusiasta, perché immaginava che gli dedicassi un intero capitolo, ma io sono stato tranchant; gli ho detto a chiare lettere che in una storia del mondo di quattrocento pagine non ci sarebbe stato nemmeno un accenno a lui. Per addolcirgli la pillola, ho anche aggiunto che al Risorgimento avrei dedicato soltanto dodici righe, ma a lui questo non è importato niente e si è seccato moltissimo. Non parliamo poi della sua reazione quando ha letto che nelle ultime pagine avevo citato un D’Annunzio che non era lui, ma il suo pronipote Federico. Non mi ha parlato per settimane.

Secondo lei, quanti degli attuali homo sapiens verranno ricordati in futuro?

Fra i circa otto miliardi di esseri umani che attualmente popolano il mondo, credo che nessuno verrà ricordato fra un secolo in una storia del mondo. La storia procede molto lentamente, e poi esplode con le rivoluzioni, ad iniziare da quella cognitiva, della quale nessuno parla, con la quale il Sapiens arrivò ad articolare un linguaggio. Basti pensare che noi viviamo ancora nell’onda della rivoluzione scientifica del 1600…Forse la prossima, chissà, scoppierà con il nostro incontro con gli alieni. Proporzionalmente al numero degli esseri umani, sono stati pochi quelli che hanno lasciato un segno: i grandissimi fra i sapiens- artisti, governanti, inventori, letterati- sono stati forse uno su un miliardo”.

Quali ammira di più, fra i Grandi del passato?

Citandone solo alcuni, Napoleone, protagonista di una storia colossale, sognatore di un impero che avrebbe dovuto governare il mondo; il suo genio fu riconosciuto sia dagli ammiratori che dai detrattori, anche se fu proprio questo sogno a portarlo alla rovina. Federico II di Svevia, il più straordinario italiano del Medioevo, Imperatore illuminato, che fece dell’Italia meridionale la regione più evoluta di tutta l’Europa. Poliglotta -parlava sei lingue-, fondatore della Scuola poetica Siciliana, era dotato di intelligenza e cultura eccezionali, tanto da essere soprannominato stupor mundi.

E poi, anche se si tratta di un personaggio di fantasia, Ulisse, simbolo nobile dei Sapiens, perché rappresenta la curiosità, la sete di conoscenza, il desiderio di oltrepassare i confini: peculiarità che appartengono, o dovrebbero appartenere al genere umano. L’esigenza di cambiare, di migliorarci: più del pollice opponibile e la posizione eretta, sono queste le caratteristiche a differenziarci dagli animali, che replicano i comportamenti sempre adottati dalla loro specie, e non si evolvono se non nel corso di secoli o millenni. , Nelle prime pagine del libro ho descritto il primo strumento musicale- un rudimentale flauto-, e i dipinti nelle grotte che risalgono a 35mila, 40 mila anni fa: cose apparentemente inutili, non necessarie alla sopravvivenza, ma che pure appagavano il senso del bello, la necessità di esprimersi e creare, tipiche del genere umano. A questo proposito, consiglio la lettura de Il più grande uomo scimmia del Pleistocene, che racconta con intelligenza e umorismo le vicende di un gruppo di cavernicoli dell’Africa centrale e le loro lotte per sopravvivere ed evolversi.”

In quale epoca si è più evoluto il Sapiens sotto l’aspetto culturale?

Certamente in quella che stiamo vivendo: non c’è mai stata nella storia del mondo un’epoca più colta della nostra, sia in orizzontale per la diffusione, sia in verticale, per la qualità; poi ogni Stato ha vissuto la sua età dell’oro, che si verifica quando i poteri militare, economico, culturale vanno di pari passo.”

Quale fu l’epoca d’oro per l’Europa?

Nel 1800 la cultura umanistica e l’arte- la filosofia, la letteratura, la pittura, la musica ebbero sviluppi rapidi e di levatura impressionante: basti pensare, ad esempio, a Goethe, Hegel, Kant, Rimbaud, Flaubert, Van Gogh, Puccini, Verdi, Monet, Tolstoj, Dostoevskij, a Gogol, di cui mi piace ricordare Le anime morte, un capolavoro assoluto…

Quando ritornerà nelle nostre zone?

Certamente in autunno, quando andrò a Pianezza per ricevere un premio dedicato a Vitaliano Brancati.”

In quell’occasione presenteremo insieme qualche mio libro a Torino?

Vedremo. Sentirò il parere del Comandante.”

Marina Rota