visegrad
Il tragico Fantozzi
non li amava: de “La corazzata Potëmkin” si ricorda un apprezzamento non certo lusinghiero. Era la metà degli anni Settanta, i film dell’Europa dell’Est erano sinonimo di noia mortale, tanto per usare un eufemismo. Certo, questione di gusti, ma molti di quei film erano e sono grandissima arte.

Per rendere noti i frutti recenti di quell’arte a un pubblico di intenditori, Torino ospita la rassegna 4V. Il curioso nome ha origine dal fatto che i quattro Paesi ospiti della rassegna (Ungheria, Polonia, Repubblica Ceca e Slovacchia, queste ultime in origine erano ancora “Cecoslovacchia”) il 15 febbraio 1991 si riunirono nella cittadina ungherese di Visegrád e strinsero un accordo volto a stabilire e rafforzare la cooperazione fra loro in vista del futuro ingresso nell’Unione Europea, avvenuto poi per tutti il 1º maggio 2004.

Da quei quattro, ormai europei a tutti gli effetti, giungono al cinema Massimo di Torino dodici film prodotti nell’ultimo lustro e inediti in Italia.
I primi sei sono stati presentati tra il 21 e il 24 febbraio 2014, i successivi sei si potranno vedere questo mese, tra venerdì 21 e domenica 23 marzo.
Alcuni sono davvero capolavori, come  L’avventura (Kaland) di Jozsef Sipos, pellicola ungherese del 2011 presentata all’inaugurazione a febbraio alla presenza dei Ambasciatori e rappresentanti politici e culturali dei Paesi coinvolti, oltre che di Elide Tisi, Vice Sindaco di Torino.
La vicenda di “Kaland”, ambientata nel primo dopoguerra, si svolge del giro delle poche ore di una serata, nelle quali si consuma il destino di un uomo: dall’ascesa ai vertici della gloria alla più profonda sconfitta umana e personale. Peter Kadar, un medico che ha preferito il successo alla ricerca pura, la sera della sua nomina ufficiale a direttore della principale clinica il Budapest, scopre che la giovane e bella moglie è innamorata del proprio assistente e ha programmato per l’indomani di fuggire con lui in Italia. Ma saprà affrontare con dignità e onestà il rovescio, ritornando alla vecchia amicizia con un medico che gli ha ridestato la coscienza assopita dall’orgoglio.
E se qualcuno ricorda il grido “Il dibattito no!” di Michele a metà anni Settanta ne “Io sono un autarchico” di Nanni
Moretti, ebbene, costui sappia che a questo film è seguito un dibattito con lo stesso regista, ampio e ricco di interventi del pubblico, non molto numeroso ma curioso e interessato.
In Fino alla città di As (Az do mesta As), di Iveta Grofova, prodotto in Repubblica Ceca e Slovacchia nel 2012 e proiettato lunedì 24 febbraio, si racconta della giovane Dorota, emigrata dalla Slovacchia orientale nella città di Aš, punto più occidentale della Repubblica Ceca, sul confine con la Germania. Dorota, lavora senza molto impegno come sarta in una piccola azienda tessile e, come altre sue coetanee, impara presto a mettere da parte sogni adolescenziali, amori e aspirazioni e a fare i conti con la dura realtà.
La sessione di marzo sarà inaugurata venerdì 21 alle ore 16.30 dalla proiezione del film Uscire di scena di Vaclav Havel del 2011. È il primo e ultimo film del drammaturgo ed ex-presidente ungherese Havel e racconta, a partire da una sua pièce, l’abbandono del potere da parte dei vecchi dirigenti comunisti.
Tutti i film sono proiettati presso la Sala Tre del Cinema Massimo, in lingua originale con sottotitoli in italiano. L’ingresso costa euro 4 (euro 3 per i cittadini dei quattro Paesi).
Museo del Cinema di Torino può contare su una multisala all’avanguardia: è ilCinema Massimo, in via Verdi 18 a pochi passi dalla Mole.
Per il programma completo: http://www.cinemamassimotorino.it/?p=6451

Paola Assom

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