“Lo Sport  di  Vivere”  è un video-monologo curato da  Carlo Nesti, con la regia di Luciano Somma che verrà presentato Venerdì 9 Maggio alle ore 18 al XXVII Salone Internazionale del Libro – Padiglione 2 – Sala Blu.  
L’evento,  inserito dall’ Assessorato allo Sport del Comune di Torino come test-event nel programma del Salone Internazionale del Libro 2014,  è realizzato in vista di “Torino Capitale Europea dello Sport 2015” e dei 150 di Storia del Giornalismo Sportivo Italiano (1865-2015) e si lega all’uscita del libro di Carlo Nesti “Il mio Allenatore si chiama Gesù” (Edizioni San Paolo), che rispecchia le finalità educative ed etiche dello spettacolo stesso.
Per esprimere emozioni e sentimenti si è sempre fatto ricorso a un romanzo, una poesia, una canzone, un film, una commedia, un quadro, una scultura e tanti altri modi estremamente suggestivi. Tuttavia, si può esprimere un “campionario” di situazioni  e stati d’animo diversi, appartenenti alla vita di ciascuno di noi, anche attraverso gli eventi sportivi, scelti in base a cosa ci hanno trasmesso. Carlo Nesti, nel suo video-monologo ha raccolto l’espressione di questi sentimenti e li ha “cuciti” fra loro.
Come sottolinea  spiegando il significato dell’opera: “….E’ possibile esprimere i sentimenti, che proviamo nella nostra esistenza, non solo con l’attualità o l’arte, ma anche con gli eventi sportivi, che li hanno rappresentati. Da quando è nato l’uomo, le passioni costituiscono la fiamma, che accende il piacere di narrare qualcosa a qualcuno. E i sentimenti massimi, che alimentano le passioni, sono l’amore e l’odio. Essi creano antagonismi, uomo contro uomo, e, in epoca di guerra, popoli contro popoli, nazioni contro nazioni, ed eserciti contro eserciti. L’epica è il genere letterario, a partire da Omero, con Iliade e Odissea, attraverso cui vengono celebrati gli eroi, che vincono le guerre, o i martiri, che le perdono. In assenza di conflitti, dalle Olimpiadi antiche a quelle moderne, è proprio la contesa dello sport a riprodurre, magari mediante il linguaggio bellico, le contrapposizioni fra atleti e atleti, e fra squadre e squadre, che sostituiscono popoli, nazioni ed eserciti. Ma anche la vita di tutti i giorni è, sovente, una sorta di combattimento, nel quale ci sono, alla fine, vincenti e perdenti. Ed ecco che, in questa concatenazione guerra-sport-vita, l’agonismo diventa una espressione epica dei sentimenti, che proviamo durante la nostra esistenza. Ci sono eventi della storia dello sport, infatti, che hanno magicamente incarnato le situazioni quotidiane di chiunque, con il calore, e il colore di un capolavoro: chiamiamolo “lo sport di vivere”. Il  giornalismo sportivo, di conseguenza, si è spesso trovato alle prese con un incrocio narrativo: spiegare certe imprese più in chiave razionale, tecnica e scientifica, o più in chiave sentimentale, romantica e istintiva? In sostanza: cronaca o epica, testa o cuore? E’ una domanda, alla quale, una volta tanto, è bello non rispondere, apprezzando entrambe le interpretazioni, e lasciandoci guidare da esse… “
 

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