snoopy_che-partenza_inseritoE l’interlocutore si è già fatto un’idea di chi sono e sta cercando rapidamente una scusa per sparire prima che io cominci a parlare delle mie opere. Perché non se ne può più degli scrittori; che poi scrivono tutti, ma proprio tutti e a leggere pare che non ci sia rimasto nessuno. Perché non c’è abbastanza tempo per fare tutto e “io se leggo non ho tempo per scrivere” diventa la scusa più in voga tra gli aspiranti scrittori.
Tutto mentre il settore dell’editoria lamenta perdite sempre maggiori, piccoli e medi editori chiudono o scelgono di non pubblicare più testi nuovi e tentare di sopravvivere vendendo i romanzi già in catalogo. Tutto mentre ci propinano campagne per abbassare i prezzi degli e-book e poi i libri digitali costano sempre uguale anche quando l’IVA si abbassa. Troppa concorrenza, troppi problemi legati alla pirateria, troppa incapacità di affrontare la propria incapacità di imprenditori.
Quando ho iniziato a pubblicare, nel 2009, amici del settore mi davano dritte del tipo: «Mai pubblicare a pagamento, mai auto-pubblicarsi. Gli editori “veri” non ti calcoleranno più e ti tratteranno come un’appestata.» Qualche anno dopo gli editori “veri” hanno iniziato a proporre contratti ad autori auto-pubblicati che avevano avuto qualche ottimo risultato di vendite, dimostrando uno strano senso degli affari e venendo meno alla garanzia di qualità che avrebbero dovuto promuovere.
Lo dico da sostenitrice convinta della necessità della presenza di un editore. Non per una questione di guadagni – non si vive di libri – o per la mancanza di mezzi. Se avessi voluto pagare lo avrei fatto fin dal primo libro e non avrei avuto un buon servizio. Niente editing – ne abbiamo parlato qui (http://www.gazzettatorino.it/avventure-di-un-romanzo-appena-terminato-4/ ) – scarsa o inesistente promozione, prodotti mediocri, copie da vendere a parenti e amici importunandoli. E se lo scopo fosse stato solo quello di fare un regalo ai parenti, rivolgermi a un tipografo sarebbe stato comunque meglio che pagare uno pseudo editore. Se avessi voluto pubblicare gratis in digitale lo avrei fatto, magari facendomi recensire da amici blogger e intasando le pagine Facebook di ogni contatto – lo stesso dicasi per Google +, Twitter, Linkedin o qualsiasi “social coso” esistente. Il motivo per cui credo nella necessità di una figura come l’editore è semplicemente perché lui dovrebbe garantire che scegliendo il mio lavoro ha scelto quello migliore, quello più convincente, meglio scritto, più “nuovo”. Invece no. Ora non accade quasi più.
E non si venga a dire che sono le persone che non leggono più. Il lettore medio non ha mai letto più di tre o quattro libri all’anno, se non sono ottimista. Il lettore per svago legge ancora qualsiasi cosa gli venga propinata ma ha iniziato ad accorgersi che i titoli, le trame, i personaggi, le storie e anche le copertine hanno iniziato a somigliarsi un po’ troppo. Prima o poi smetteranno di leggere anche Fabio Volo (non in quanto nemesi dello scrittore vero, ma in quanto appunto “svago” senza grosse pretese – e smettiamo di prenderlo come esempio dell’immondizia letteraria mondiale, che ce ne sono di peggiori e purtroppo vendono allo stesso modo). I lettori più ricercati stanno tutti tornando ai classici, reperibili nelle proprie librerie dove risiedono da anni e ancora intensi e belli come quando sono stati stampati. (dati Istat http://www.istat.it/it/archivio/145294 )
È che davvero scrivono tutti, ormai. E non solo scrivono, ma non capacitandosi del rifiuto di alcuni editori si auto-pubblicano o pagano qualcuno e mettono in commercio delle pagine che magari per loro sono meravigliose, ma che per un lettore attento sono motivo di orrore. Da assidua frequentatrice di pagine per aspiranti, emergenti, autodefinitesi tali e autori seri, noto con crescente disappunto la quantità di errori presenti già solo nei brevi post di auto-promozione del testo. Punteggiatura bizzarra, dialoghi improponibili, trame assurde ed errori di grammatica e sintassi ovunque. E io non sono una persona così pignola da andare a cercare il difetto in tutto quello che vedo. Però ne trovo.
Con fare guardingo si guardò in giro per scongiurare che non ci fosse nessuno”;
“… e quella fu la volta di Melanie di impallidire in viso”;
Lui sbuffò alzando il braccio sano e tirandola contro di lui facendola cadere seduta su di lui, la vide sgranare gli occhi rendendosi conto del desiderio di lui sotto le natiche e lui le sussurrò contro l’orecchio…”;
Quell’invito dell’ultimo momento non la convinceva affatto, dubbiosa, aveva perfino chiesto alla sua segretaria se effettivamente esistesse una cena di lavoro in programma per quella stessa sera.
La ragazza aveva confermato la serata come da programma già stabilito da diversi mesi, la donna interpellata le indicò anche i nomi illustri degli invitati, persone esponenti della città che avrebbe sicuramente incontrato. Appurò i suoi dubbi, quell’invito dell’ultimo minuto era certamente anomale, inquietante
.”;
Si tratta di un romanzo rosa, ove si intrecciano passione rabbia amore e gelosia.
Il terremoto che ha devastato l’Emilia ha fatto sì che molti carabinieri siano stati convogliati nelle tendopoli, la gestione dei campi terremotati, delle emergenze, richiede diverse braccia in più tra queste Mia un maresciallo dei carabinieri, con un trascorso personale difficile, una ragazza fragile nonostante la divisa, nel suo passato Claudio e Simone
.”;
I loro destini saranno costretti ad incrociarsi ora come in passato, come se un filo invisibile ma indissolubile li unisca ad una serie di eventi apparentemente scollegati sullo sfondo di un misterioso intrigo.”;
E potrei andare avanti a lungo.
Io non ho niente contro chi scrive, lo faccio io stessa. Non ho niente contro chi ci vuole provare. Il problema è che nel marasma di titoli, oltre 64.000 all’anno, si trova di tutto. Non c’è una garanzia che il titolo sia stato selezionato, curato, ripulito e che in mano ci capiti il “prodotto” al suo meglio. Non c’è garanzia né se il titolo è pubblicato da un medio-grande editore né se a farlo è l’autore stesso. Perché se anche l’italiano è una lingua in evoluzione, chi lo usa non è sempre abbastanza evoluto. Senza una cura adeguata al linguaggio, alla sintassi, all’esposizione, non si fa altro che riempire scaffali veri o virtuali di merce di scarsa qualità in cui non spicca più nemmeno chi merita. I piccoli editori, quelli che si sforzano di scovare ancora testi “innovativi” o comunque ben scritti, spesso non hanno i mezzi per fare un editing approfondito, o una campagna pubblicitaria degna di nota, o anche solo di distribuire il libro in tutte le librerie. Gli editori più grandi sembrano arroccati nelle loro politiche, che non migliorano la situazione. E la nave sprofonda portandosi dietro chi è capace e chi no, chi scrive per hobby, chi dovrebbe lasciar perdere, chi ha talento e chi lavora duramente per scrivere qualcosa di leggibile.
Capisco il mio interlocutore, che non appena mi etichetta come “autrice” – cosa che nemmeno io faccio – tenta la fuga per non dovermi fare dei complimenti che quasi certamente non merito. Aspettandosi di ricevere messaggi con la mia attuale posizione in classifica o ogni volta che ho una recensione positiva; tremando al pensiero di dover acquistare più copie del mio libro e del prossimo. Immaginandosi di trovarsi in mano un abbozzo di romanzo mal fatto e di dovermi pure dire che gli è piaciuto.
No, di solito evito di dire che scrivo. Mi si nota di più se affermo di leggere, anche se fa tanto snob.

Mnlf in audizione: no a numero chiuso, a capo dell’Unità per la prevenzione e il contrasto della contraffazione dei farmaci a uso umano dell’Agenzia italiana del farmaco visitez ce site.