Seduti con la schiena protetta dalla boiserie, lo sguardo in tralice rivolto verso la grande vetrina dove le persone camminano senza che si senta il suono dei loro passi, avvolti da un tono particolare di luce, come pellicole di film degli anni 60/7o, con la grana grossa, fibrosa, carica di colori tiepidi e pastosi, la sala deliziosamente intima, proporzionata per le voci basse, tavoli quadrati e sedie in legno chiaro, ci si gusta un set perfetto per un film, magari del grande François Truffaut, dove si poteva ancora fumare e il gesto era una pensiero inespresso, un’esitazione. Ma non si può avere tutto.

Al Bistrot Catarina

Quadri antichi e raffinati alle pareti, solo ritratti tranne uno che si coglierà se ci si avventura su per le scale. In cima una cucina a vista, ancora qualche tavolo e uno scorcio a finestra che apre a compasso la vista su quella meravigliosa place royales circolare che ospita al suo esatto centro una statua dedicata a Cavour.

Stiamo parlando di un piccolo e raffinato bistrot dedicato a Maria Catarina Operti di Cervasca, nata nobile ma finita con l’essere una cuoca molto apprezzata, per poi consegnarsi alla vita monastica.

Un ottimo modo per unire storia piemontese, arte antica, ristorazione e accoglienza. L’idea è dell’imprenditrice Rossella Ratclif che a due passi gestisce il ristorante La Badessa, altro luogo di sicuro comfort culinario e visivo.

Il Bistrot Catarina offre però un altro tipo di adulazione per il palato. Il menù poggia su uno chassis volutamente regionale che la cuoca Maria Rita Tolomello organizza tra tagliolini, gnocchetti e orecchiette tutti rigorosamente fatti in casa, secondi di carne e poi dolci da tenere a memoria come scene cult di film adorati. Pare che sotto i piedi dei commensali ci sia il laboratorio per il pane, la pasta e i dessert.

Al Bistrot Catarina

Come ogni budoir che si rispetti sa aprire porte segrete e quindi, si esce ed in un attimo si rientra ad un dipresso, in un ambiente quasi parallelo dedicato ai cocktail, ai soft drink ad aperitivi raffinati dove alle pareti si è guardati a vista dai volti imbellettati dei ritratti di antichi peccatori.

Appena prima che via Maria Vittoria sfoci e, si perda nella grande piazza Carlina, conviene fermarsi e cercare se tra i tavoli c’è ancora un tavolo libero, per fermarsi e riavvolgere la pellicola dei propri ricordi, quelli che la malinconia conserva gelosa, come attori di film d’essai.