“Una civiltà non si definisce da quanti soldi qualcuno può guadagnare o da quante macchine di lusso ha nel garage. Se visiti il Metropolitan Museum of Arts non troverai un’esposizione di conti bancari. La moneta corrente della cultura è l’arte. Voi avete la possibilità di portare dentro di voi la ricchezza di millenni. Ma non potete trasmettere quello che non avete ricevuto. Quindi dovete studiare il teatro come un prete o un rabbino studia le sacre scritture. Voi avete il privilegio di forgiare il nostro legame tra il passato e il futuro” 
E’ stato inevitabile pensare alle parole di Stella Adler, una delle più grandi insegnanti di teatro del ‘900, seguendo le Regie Sinfonie dei Musici di Santa Pelagia. Ormai alla sua conclusione, la VIII edizione, la Stagione Concertistica di Musica Antica e Barocca dell’associazione musicale I Musici di Santa Pelagia ha presentato un carnet di dieci concerti nei suggestivi ambienti di Palazzo Barolo, delle Chiese di Santa Pelagia e della Misericordia. Dieci concerti, tra ottobre e maggio, in cui si esprime nella sua forma genuina l’arte, la ricchezza dei secoli che abbiamo così il privilegio, come diceva Stella Adler, di portare dentro di noi per forgiare un legame tra il passato e il futuro. Liuti, clavicembali e viole la fanno da padrone in un’esecuzione che nasce da una  ricerca precisa e filologica delle opere di Johan Sebastian Bach, Jean Philippe Rameau e Monteverdi.

 
Alla musica antica e barocca si aggiunge una intelligente contaminazione con linguaggi artistici più moderni, come il jazz e il mimo, portando lo spettatore a creare quel link tra passato e presente che solo può assicurare un futuro in cui l’arte sia ancora la moneta corrente di una civiltà. Una contaminazione dettata dal desiderio di valorizzare senza stravolgere la musicalità barocca, e non dalla sterile ricerca del nuovo come valore assoluto, del coup de theatre per stupire lo spettatore e riempirne gli occhi, ma non l’anima, di fantasmagorici effetti e trovate. Coup de theatre. E torna il paragone con il teatro, perché se è stato inevitabile pensare alle parole di Stella Adler in merito ai concerti dei musici di Santa Pelagia, proprio per la loro capacità di realizzarne in pieno il senso,  così lo è stato guardando il Riccardo III con la regia di Alessandro Gassman. Al di là dell’indubbia qualità degli interpreti, non si può rimanere dubbiosi da certe scelte di regia.
La ricerca della modernità e della contaminazione infatti non può essere fine a se stessa, ma essere uno strumento per rendere più comprensibile al pubblico un’opera, che vale la pena dirlo, è stata scritta da uno dei massimi poeti della storia occidentale e che certo non ha bisogno di musiche dei Dire Straits o vasche ad idromassaggio e radio a transistor nella torre di Londra per essere apprezzato ed amato come è da secoli.
L’Arte, quella con la maiuscola, quella che ci hanno lasciato i grandi artisti del nostro passato e che ha creato la nostra civiltà, va studiata, amata e soprattutto rispettata, proprio come “un prete o un rabbino studia le sacre scritture”. Abbiamo ancora tre concerti per apprezzare le Sinfonie Regie; il 12 aprile, il 10 e il 26 maggio. Tre date per portare dentro di noi la ricchezza del passato e della tradizione.
Giacomo Pace
 
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