Dieci anni di Muuh Festival.

Non vi si troverà “Il mugghio nel sereno aer si perde” di carducciana memoria nel BOVE Story in programma venerdì 23 luglio alle ore 21.00 nella sede del Circolo Arci Dravelli di Moncalieri, eppure qualcosa di poco pio ma di molto bovino la storia del Muuh Film Festival 2010- 2020, saprà raccontarla.

Una complessa e avvincente vicenda intrisa di amore e muggiti che l’Associazione ColoriQuadri ha costruito negli anni proponendo cortometraggi di qualità.

Dieci anni di Muuh Festival.

Muuh Festival

La serata sarà dedicata a ripercorrere la storia ultradecennale del Festival più bovino e folle della galassia, raccontata anno per anno attraverso alcuni dei corti più belli e significativi. Con qualche sorpresa… Undici anni costellati spesso di gioie per come il Festival sia riuscito a regalare al pubblico in termini di spensieratezza non disgiunta dall’impegno.

Una scommessa che gli organizzatori ritengono vinta: ossia quella di un gruppo di amici che pensavano di propagare cultura a costi molto vicini allo zero, cercando di mantenere il più elevato possibile il livello dell’offerta.

Dieci anni di Muuh Festival.

Dieci anni di Muuh Festival.

Venerdì 23 i più bei cortometraggi, anche internazionali, che hanno caratterizzato le edizioni scorse saranno proiettati per riviverne l’emozione. Lavori spesso divertenti, a volte “impegnati”, sempre gradevoli. I cortometraggi saranno intervallati con brevi escursioni in quella che è stata la storia delle undici edizioni e con la presenza di alcuni registi e di un personaggio che abitualmente calca passerelle di assoluto prestigio.

Pochi sanno che l’ambitissimo premio, fantasioso e irriverente, del Muuh Festival è la Busa d’Or. Emblema che qualsiasi cineasta terrebbe sul piano lucido e nero del pianoforte insieme ai David di Donatello. Per i foresti del dialetto la busa è il restituito a terra della mucca a seguito della ruminazione.

Dieci anni di Muuh Festival.

Busa d’Or

GazzetaTorino è riuscita a sapere chi è il nome di spicco che presenzierà venerdì sera e approfittando della sua cortesia, gli ha rivolto qualche domanda. La star è Franz Pagot.

Nato a Conegliano Pagot  ha studiato al Liceo Classico. Dopo aver lavorato per diversi anni in pubblicità e nel cinema, si trasferisce a Londra, assistendo su capolavori come Full Metal Jacket, per poi diventare direttore della fotografia, girando numerosi film e più di cinquecento spot pubblicitari. Ha dipinto con la luce miti del cinema tra cui: Peter O’Toole, Ray Winstone, Jude Law e Giancarlo Giannini. È stimato pittore su tela e alcuni dei suoi lavori sono in mostra presso la Saatchi Art Collection. Membro del prestigioso BAFTA, l’equivalente inglese degli Oscar, ha vinto numerosi premi e pubblicato diversi libri.  Nel giugno 2018 è stato insignito Cavaliere al Merito dell’Ordine della Repubblica Italiana.

Il mondo del cinema pare abbia trovato una nuova casa all’interno delle piattaforme come Netflix, abbandonando una dimensione collettiva per una sempre più domestica. Come se seguisse le orme dei social.  Ritiene che sia un cambio definitivo o una moda passeggera?

Non è soltanto il mondo del cinema che è cambiato ma è cambiato tutto il modo di fare comunicazione a tutti i livelli e ovviamente il cinema e qualsiasi arte visiva segue inarrestabile questa dimensione, che altro non è che una personalizzazione dell’esperienza multimediale con un rapporto più stretto con l’utente. Il consumare uno spettacolo assieme ad altri in mezzo a un pubblico non è finito ma si è trasformato con la condivisione sui social.

In realtà è finito il modo di usufruire di uno spettacolo in un cinema “ piccolo” ormai gli schermi da 50” sono di casa ovunque, e se guardiamo bene il mercato del grande intrattenimento al momento si stanno costruendo più IMAX al mondo che in qualsiasi altro momento della nostra storia. Siamo passati da avere cellulari con schemi sempre più grandi, usufruendo di iPad, tablet e altro a un modo di vedere il cinema, film e tutto quello che è media in modo un po’ più personale, quasi un tu per tu schermatico. Il cinema veniva dato per morto sugli schermi grandi e poi è uscito Avatar e ha rilanciato non solo lo schermo grande ma addirittura il 3D che era ormai spacciato.  Queste fasi nel cinema sono periodiche, quindi non sono mode o trend, ma solo fasi cicliche che seguono un tipo di produzione che scatena la volontà di avere un’esperienza che sia più immersiva possibile.

Torneremo a fare la fila per entrare in un cinema?

La fila intesa come tale strettamente parlando non lo so, però riguardo l’esperienza di intrattenimento sensoriale ci sarà sempre più  il massimizzare lo spazio cinema come esperienza multisensoriale e senz’altro ci sarà un ritorno dal grandissimo schermo, non grande schermo ma del grandissimo schermo, e questo lo vedremo di nuovo con l’uscita di film da un’esperienza super totalizzante per tutti i sensi come i prossimi Avatar, film dove l’esperienza del mega sistema surround è assolutamente fondamentale.

I Festival, per il cinema, la musica e l’intrattenimento in genere, riescono ancora a coinvolgere molte persone.  Quale è il segreto secondo la sua esperienza?

La popolarità del cinema e tutto quanto fa spettacolo è destinata ad aumentare perché quello che la gente sembra aver sempre più bisogno,  giovani e no, è la possibilità di avere esperienze di evasione da una vita in realtà abbastanza noiosa, quindi tutto quello che è cinema, anche festival, con contorno di esperienza cinematografica o musicale, avrà sempre più successo anche perchè a partecipare ci si sente protagonisti per un giorno, e il poter essere vicino alle star per molti vuol dire toccare seppur brevemente quel mondo cosi luccicante con il tappeto rosso e riflettori che fino a poco fa potevamo soltanto vedere in televisione. Adesso con il proliferare di tanti festival che coinvolgono sempre di più, amplificati e glorificati grazie anche agli influencer, aumenta questo desiderio di far parte di un certo mondo e farlo proprio, anche quando in realtà ovviamente non ci si appartiene.

Franz Pagot

Una piccola, intraprendente, escapista e bizzarra iniziativa come il Muuh Festival come è riuscita ad attirare l’attenzione di un professionista internazionale?

La risposta è esattamente nella descrizione del Muuh festival proprio perché è intraprendente escapista e bizzarro!  Quello che mi ha conquistato, a parte che gli organizzatori sono dei mattacchioni scatenati divertentissimi, è stato proprio l’originalità che è quello che stupisce sempre anche un professionista di consumata esperienza come il sottoscritto, perché non si finisce mai di stupirsi per quanto esperienza uno possa avere per quanti anni di set siano passati, l’aspetto originale di qualsiasi iniziativa è sempre quello che stuzzica il bambino creativo che e’ in noi, e poi lì seduti tra il pubblico a muggire per premiare qualcuno penso che a descriverlo a parole uno ti prende per matto.

Mi ha conquistato la passione per il cinema di Mauro Ravinale in particolare, ma tutti quanti quelli di Colori Quadri hanno una energia e una creatività che va assolutamente riconosciuta e promossa.