Domenica 21 settembre giorno dell’equinozio d’autunno inaugura la quarta edizione di Temporary Show, un progetto dell’associazione Martin, dedicata all’are contemporanea, all’interno dell’Art Living Hotel di Monchiero Alto situato tra le Langhe, denominata lo Scrigno dell’Arte, ci facciamo raccontare qualcosa dalla curatrice Patrizia Bottallo.
Temporary show giunge alla sua quarta edizione, sono davvero molte le opere esposte realizzate con tecniche e materiali diversi (scultura, pittura, fotografia), alcune frutto di veri e propri progetti site specific, come “L’Albero della Conoscenza” dell’artista svizzero Pavel Schmidt, un flessuoso tubo di rame che avvolge il tronco dell’unico albero di gelso nella corte interna, richiamo al racconto biblico della Genesi, nel capitolo in cui racconta del serpente – demone simbolo del peccato originale. E’ una scultura in divenire in cui i due elementi, con il trascorre del tempo, si trasformeranno vicendevolmente.
Si tratta di una mostra per così dire convenzionale o dobbiamo aspettarci qualcosa di diverso?
La mostra è una esplicita e riuscita dimostrazione di quanto l’arte contemporanea possa e riesca penetrare le trame di un edificio settecentesco parlando della nostra modernità con equilibrio e armonia senza diventare elemento dissonante o decorativo.
I giardini, le pareti, i balconi, le sale, i corridoi dell’elegante palazzo gremito di affreschi e completamente ammobiliato con raffinati arredi, diventano la quinta ideale di una inaspettata e coinvolgente manifestazione di contemporaneità.
La collettiva presenta artisti italiani e stranieri, alcuni giovani altri già noti al grande pubblico, con l’ambizione di restituire un caleidoscopio rappresentativo delle più recenti tendenze artistiche internazionali. Molto intime sono le installazioni di Carlo D’Oria che ci accolgono nella corte interna, una moltitudine di linee curve si affollano, esili profili di ferro saldato alti quasi tre metri disegnano forme antropomorfe: sono uomini, viandanti, viaggiatori che trasportano il loro bagaglio fisico, mentale, culturale. Si passa poi dalle famose “foto- radiografie” di Benedetta Bonichi alle sculture site-specific in alluminio dello scultore svizzero Pavel Schmidt scaturite da un happening spettacolare in cui l’artista ha fatto esplodere con la dinamite dei nani da giardino in plastica, i cui resti riassemblati sono rinati in fusioni di alluminio ancorate con catene appese alla volte del soffitto. Dai quadri figurativi dell’americano Christopher Russell ai collage della tedesca di adozione Hannah Dougherty, dalle incisioni di Daniele Rocci che sono ispirate dall’alfabeto semaforico, alle opere di Paolo Vergnano fotografie oniriche di casali langaroli abbandonati abitati da animali esotici. Senza dimenticare Alana Lake, Neil Raitt, Rob Ward.

E l’attenzione dedicata al pittore  Eso Peluzzi?
Questa mostra è il secondo appuntamento di Scrigno dell’Arte dedicato alle preziose opere di Eso Peluzzi esposte nella sua casa museo di Monchiero Alto che le ha viste germogliare.
Il fil rouge che le lega sta nell’amore che l’artista ha sempre avuto verso la musica.
Eso era figlio di un liutaio e di una fotografa, il nonno era un intagliatore in legno, e i positivi influssi derivano dall’assidua frequentazione della bottega. Prima di intraprendere la carriera di pittore aveva avuto l’ambizione di diventare musicista, provò a iscriversi al Conservatorio di Parma per studiare violino, ma purtroppo l’intento rimase un sogno poiché aveva superato l’età anagrafica prevista dalle regole statutarie. Nel 1975, all’età di ottantuno anni, Peluzzi decise di dar vita nelle sue tele a quelli che furono del padre i soggetti della sua arte, I VIOLINI, fragili elementi di legno che assemblati sono fonte di quella che viene definita la voce della musica classica.
La produzione fu febbrile, le tele dipinte utilizzando olii magrissimi furono oltre quaranta.
Opere equilibrate, lontane dall’utilizzo di toni squillanti rispecchiano uno stato d’animo ricco d’esperienze di vita, una calma interiore dai toni smorzati, misurati, calibrati. Proprio per il suo trascorso i violini ritratti spesso sono solo parti dell’oggetto finito, frammenti di legno, composizioni essenziali quasi “morandiane”, elementi che il padre sapientemente realizzava e che solo infine venivano provati dai musicisti suoi clienti per constatare le caratteristiche armoniche. In tutte queste opere la poetica è intensa, sembra di sentire la musica insieme terrestre e celeste provenire dagli strumenti, Peluzzi traduce magistralmente le note in armoniche scale cromatiche.
Oggi vengono messi in risalto le collaborazioni tra arte ed impresa, in questo caso come funziona?
I progetti Scrigno dell’Arte e Artist in Residence (AiR), ideati e realizzati da martin – martini arte internazionale, sono la felice dimostrazione di come la cultura, nella fattispecie l’arte, e le aziende possano non soltanto convivere ma aiutarsi reciprocamente, concorrere alla crescita comune. Grazie, infatti, alla visione di imprenditori ancora intraprendenti possono nascere progetti culturali virtuosi capaci di apportare all’attività imprenditoriale quel quid pluris per distinguersi e affermarsi sul mercato. Già nella prima metà degli anni Cinquanta del Novecento lo storico dell’arte Giulio Carlo Argan affermava l’importanza di ristabilire un contatto tra mondo dell’arte e mondo della tecnica, per mettere in evidenza l’aspetto produttivo dell’arte e l’aspetto estetico dei prodotti della tecnica.
Ecco, allora, che Scrigno dell’Arte trasforma l’Antico Borgo Monchiero in Art Living Htel, non un art o boutique hotel, ma qualcosa di più esclusivo, unico. Un luogo in cui gli ospiti possono assaporare l’arte da vicino, visitando anche gli studi degli artisti durante il loro periodo di residenzialità e godendosi da vicino, senza barriere e filtri, le opere che vengono cambiate ogni sei mesi circa. Un connubio perfetto tra ricettività e arte che consente alla struttura di proporsi e posizionarsi in maniera unica e originale nel mercato dell’ospitalità di alta qualità e prestigio.
Il progetto di residenzialità promosso da Martin, giunto alla sua sesta edizione, per la prima è rivolto anche al design grazie alla collaborazione con la Join S.r.l. di Avigliana (TO), operativa nel settore del Ledlighting, dell’illuminazione di alta qualità e del consumo intelligente. Yasuhiro Suzuki è, infatti, il giovane designer selezionato insieme al Royal College of Art di Londra che collaborerà con questa azienda nello sviluppo di nuovi prodotti.
Fedele al proprio ideale martin crede in un modello di cultura intesa come un merit good, un bene da finanziare in sé, anche senza nessun tipo di vaglia, né economico, né fiscale, anche se questo ne incentiverebbe il sostegno.