La Prospettiva dell’Uomo nell’Era Digitale

Dialogare sui temi. Avere una cultura digitale condivisa per far sì che le cose non accadano casualmente, ma per scelta

Dalle parole di Don Luca Peyron, relatore della Conferenza: “La Prospettiva dell’Uomo nell’Era Digitale” organizzata dall’Associazione Prospettive si è compresa l’importanza di considerare l’Intelligenza Artificiale e il digitale come strumenti atti ad aiutare le persone nello svolgere i loro compiti e i loro lavori, in un’ottica win-win.

Vi è però un grande limite insito alla suddetta concezione. Infatti, se la tecnologia diventa troppo presente nella quotidianità e le persone non ne conoscono le potenzialità e le criticità, c’è il concreto rischio che il digitale non risolva i problemi ma li generi, o peggio, li moltiplichi.

Da questa necessità di conoscenza, emerge chiaramente una sfida che si può vincere solamente attraverso un costante e costruttivo rapporto e dialogo intergenerazionale. I giovani possono trasmettere conoscenze e competenze digitali a coloro che appartengono alla Generazione X (35-50enni) e ai Baby Boomers (50-70enni). Don Luca Peyron, ha evidenziato la necessità di unire i saperi di diverse generazioni.

Bisogna imparare a vedere il mondo del digitale e, nello specifico, le macchine come un compagno, capace di aiutarci a comprendere noi stessi e i nostri desideri ma senza imporci un pacchetto “preconfezionato” di quelli che devono essere i nostri desideri.

Ciò che ognuno attivamente può fare è ampliare le proprie conoscenze e i propri orizzonti, per non rimanere vittima delle “bolle di informazione”.

Chi lavorerà allo sviluppo dell’intelligenza artificiale dovrà mutare il paradigma. Non bisognerà progettare un’intelligenza artificiale che pensi al male minore, bensì una IA che tenda a realizzare il bene maggiore.

Dal dialogo tra il relatore e i ragazzi dell’Associazione: Gian Marco Moschella, Giorgia Sanseverino e Caci Giovanni è emersa quella che è la tendenza ad allontanare ciò che non si conosce. Emergono delle paure, legate al fatto che si pensa di non essere all’altezza del cambiamento, della transizione digitale. L’essere umano, spesso, ha timore a muovere i suoi passi in un terreno che gli è sconosciuto.

Il digitale, può diventare accessibile ed utile a molti se si riescono a superare questi timori, se alla paura si sostituisce il desiderio di conoscere, la voglia di meravigliarsi e di apprendere.

Bisogna cambiare prospettiva, vedendo il percorso di apprendimento come una lunga strada che percorre la vita di tutti noi e ci offre, ogni giorno, la possibilità di meravigliarci.

Il digitale dev’essere, o meglio, deve diventare uno strumento per “imparare ad imparare”. Tutte le persone dovrebbero interessarsi dei problemi e delle opportunità del digitale, altrimenti “si delega” il futuro di questo ambito alle scelte di terzi che non pensano al bene comune ma al loro profitto.

Fortunatamente, il digitale ha tutte le potenzialità per garantire un maggiore accesso alla vita democratica se viene gestito in maniera partecipata. Se si tende a realizzare “una polis digitale e democratica” dove tutti possano essere protagonisti attivi del futuro della collettività, allora si potrà affermare di aver interpretato correttamente la sfida che oggi il digitale ci pone dinanzi. “La realizzazione di questa polis – dichiara Luca Caci, Presidente dell’Associazione Prospettive – è l’obiettivo che ci siamo posti sin dal primo incontro di questo Ciclo di Conferenze”.