IL CALCIO ALLA DERIVA SALVATO DAI RAGAZZI MAROCCHINI

Un mondiale senza senso, fatto di soldi sporchi, senza diritti e con la sfrontatezza di organizzazioni sportive mondiali come la Fifa che mettono il bavaglio ad ogni possibile critica.

Il campionato del mondo più assurdo della storia era iniziato così e forse in altrettanto modo finirà ma poi c’è anche il gioco, il poco di gioco che è rimasto: il pallone, 22 ragazzi che lo inseguono e cercando di centrare la porta avversaria. Il campo e il resto.

Il campo ammalia, fa tornare bambini, i sogni dentro e oltre il rigore evocato da De Gregori o le poesia di Saba permettono sono ancora l’ultimo deterrente ad una deriva in cui la competizione è la cornice e la sostanza sono il business e lo spettacolo. I proprietari tifosi Berlusconi, Moratti, gli stessi Agnelli, con l’eccezione delle potenze catalana e bavaresi non esistono più .

Gli Agnelli appunto per aver cercato di inseguire l’onda, ora sono nudi e dopo cento anni alla guida della Juventus credo stiano per gettare la spugna. Ora il governo mondiale del calcio è fintamente guidato da Fifa e Uefa ma in realtà gestito da soldi sporchi di emiri, magnati, oscuri fondi americani, asiatici e mediorientali che guidano tutto sapendo di essere impuniti perché troppo potenti.

Ma poi il calcio è un gioco semplice e bisogna segnare un gol e allora spuntano le sorprese che vanno a scompaginare i piani di campionati e tornei: la Macedonia del Nord con l’Italia nelle eliminatorie ma soprattutto la conferma della Croazia contro il sommo Brasile e ora la prima squadra africana ad accedere alle semifinali al mondiale il Marocco.

E allora scoppia la festa perché il linguaggio dello sport e del calcio in particolare è universale, unico, diffuso in tutte le latitudini. Effimero e legato alle reminiscenza antiche del panem et circenses ma anche autenticamente puro nella gioia non dei milionari Messi e Ronaldo ma nelle facce berbere dei giovani marocchini capaci di superare Spagna e Portogallo e aspettare la varco le ultime grandi d’Europa.

Solo il calcio e la palla che scivola in un campo può suscitare tanto entusiasmo che sarà per qualche giorno ancora ma inorgoglisce i popoli, che forse diventano più nazionalisti di quanto non lo siano, ma anche in grado di unire una comunità oltre le miserie quotidiane.

Luca Rolandi