Nasce il Mimat, Museo Internazionale della marionetta di Torino.

Torino ebbe per un lungo periodo una propria Arca, incurante delle piogge ma appoggiata sul limitare del fiume Po, arrivò ad ospitare fino a 2500 animali tra mammiferi, uccelli, pesci e rettili. Fu abbandonata definitivamente nel 1987, dopo trentadue anni di servizio.

Molti ricordano ancora quella che era a tutti gli effetti un’attrazione turistica soprattutto per i bambini: il giardino zoologico di Torino; ubicato in quel “silenzioso e un tantino malinconico” Parco Michelotti compreso tra due ponti di stampo reale. Il Ponte Vittorio Emanuele I e il Ponte Regina Margherita. Michelotti, il cui nome completo era Ignazio Maria Lorenzo, fu un ingegnere e architetto nato in città nel 1764 redasse il “Regolamento per le strade, ponti ed acque” voluto da Vittorio Emanule I e nel 1832 divenne sindaco per un solo anno.

Il Rettilario come un vecchio serpente cambia pelle per far posto alle Marionette.

Il Rettilario con la facciata a “bocca di coccodrillo”.

Il 20 ottobre del 1955 ci fu l’inaugurazione ufficiale dello zoo e nel settembre 1956, la Società Molinar incaricata della costruzione già immaginava un nuovo progetto. Propose al Municipio l’acquisto di alcuni stabili adiacenti. Un teatro dedicato alle Marionette, una birreria e l’unità immobiliare occupata dall’Associazione Macellai.

E’ così che nacque la struttura Acquario-Rettilario. Affidata all’Architetto Enzo Venturelli, esponente di una visione “atomica” dell’architettura, vi compose una pianta a T, con il piano dell’acquario ribassato di circa due metri rispetto al piano esterno del terreno, mentre il piano del Rettilario venne rialzato di circa due metri, il tutto apriva i battenti il 28 maggio1960.

Del rettile il fabbricato porta ancora oggi, all’ingresso, il disegno a “bocca di coccodrillo” vincolato per interesse storico. Per destino e concomitanza rettilaria, come un vecchio serpente l’edificio sta per cambiare nuovamente pelle e tornare alle origini, all’uovo che lo custodì.

Dal 1910 al 1938 il Parco Michelotti ospitò spettacoli di marionette e burattini, da aprile a ottobre e come un serpente che si morde la coda, nello stesso luogo verrà edificato un teatro da 120 posti, con un palco di cinque metri per quattro, per accogliere il primo Teatro stabile delle marionette e dei burattini.

Mimat, Museo della marionetta.

Marco Grilli

 

Questo è l’ambizioso obiettivo del progetto di riqualificazione e rigenerazione del Parco Michelotti, costruito dalla Compagnia Marionette Grilli vincitrice del bando per la riqualificazione dell’area centrale del parco. La Compagnia che attualmente opera all’Alfa Teatro di Torino dal 1978 realizza spettacoli teatrali con le marionette. A capo del progetto c’è Marco Grilli, collezionista, burattinaio, regista ed esperto del teatro di figura.

 

L’operazione Mimat, Museo Internazionale della Marionetta di Torino, questo il nome del futuro museo dovrebbe avere un costo di circa 3 milioni di euro, ad oggi già finanziata intorno 40% dell’importo totale, essa prevede la realizzazione di un orto didattico di 200 mq. oltre ad immaginare occasioni per eventi e festival. Il percorso progettuale è stato partecipato al 100%, dalla città di Torino, dal Tavolo di Progettazione Civica dell’assessorato alle politiche per l’ambiente e dalla Circoscrizione 8.

Il Rettilario come un vecchio serpente cambia pelle per far posto alle Marionette.

Il museo avrà un taglio green, introducendo nella progettazione soluzioni energetiche  della bio edilizia per rispettare l’ambiente e abbattere l’inquinamento atmosferico. Pannelli fotovoltaici sul tetto per una produzione propria pari al 40% del fabbisogno del fabbricato, bio orto botanico sulla terrazza calpestabile e fioriere. L’architetto che raccoglie il testimone da Venturelli per condurlo al presente sarà la torinese Carlotta Beltramo. Nel mese di marzo 2021 partiranno i lavori per concludersi approssimativamente nel maggio 2023.

Il recupero del parco, delle strutture, di una zona abbandonata all’incuria delle decisioni e del tempo, insieme ad una casa per quei nostri piccoli alter-ego che sono le marionette, riporta una porzione di città a vitalità e allegria.

E’ possibile, oltremodo probabile, che qualcuno stia già scrivendo una sceneggiatura per marionette su come trovarono un museo come casa, ad un passo dal fiume, sotto le alte fronde dei platani in cui poter raccontare le loro storie dove non si fa un passo se dall’alto non c’è qualcuno che comanda e muove i fili per te, come talvolta capita ad ognuno, più o meno consapevole dei Mangiafuoco.

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