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Lasciamo da parte, per un momento, il noto understatement torinese: il Torino Jazz Festival, nel corso di poche edizioni e con la direzione artistica di Stefano Zenni, è diventato, nel suo genere, la manifestazione di punta in Italia. Questa edizione 2015, in particolare, potrebbe essere il migliore evento jazz del decennio.
Gli appuntamenti, dal 28 maggio al 2 giugno sono tanti e distribuiti capillarmente in tutta la città: dal Main Festival, passando per il Fringe, fino alle proiezioni di pellicole rare al Cinema Massimo. Non potendo presentare tutto, conviene prendere visione del programma completo. Proviamo comunque a selezionare alcuni concerti che giudichiamo imperdibili:
cominciamo parlando del Sonic Genome di Anthony Braxton (giovedì 28 maggio), ma iniziate a segnare in agenda anche la Passione secondo Matteo di James Newton, con l’Orchestra e Coro del Teatro Regio di Torino (30 maggio), l’immenso Ron Carter (31 maggio), la curiosissima Shibuza Shirazu Orchestra (31 maggio), e David Murray, membro storico del World Saxophone Quartet (il 1° giugno).
Anhony Braxton Sonic Genome 28 maggio, Museo Egizio, dalle 18.00 alle 2.00
Anthony Braxton è tra i più importanti polistrumentisti e compositori del nostro tempo. La sua instancabile ricerca musicale dura ormai da mezzo secolo e, per provare a raccontarla in breve, diremo che si articola in tre punti fondamentali. Talmente fondamentali che Braxton, con un’acrobazia logica, li chiama i tre centri.

Il primo centro è il pensiero, ovvero la filosofia. Potremmo dire: il razionale. Il secondo centro è la sintassi musicale. Braxton afferma di essere alla ricerca di un linguaggio trans-idiomatico, perché non è vero che la musica sia la lingua universale. Le tradizioni musicali sono tante e diversissime tra loro. Non propone di abbatterle, bensì di praticarle, di studiarle e infine di costruire una sintassi che le possa unificare.
Se tutto ciò vi sembra un po’ troppo cervellotico, potete iniziare dal terzo centro, che è la sacralità del concerto. L’uomo fa musica per cercare Dio, o sé stesso, per parlare con i morti o per sognare, per un’infinità di motivi che cambiano a seconda della tradizione a cui appartiene, e che per Braxton sono una cosa sola. Potremmo dire: l’irrazionale. La poesia.
Ascoltatelo suonare. Prendete un disco qualsiasi dei tanti, saranno forse duecento, che ha registrato: dallo standard jazz ai momenti di sperimentazione più cruenti, non troverete mai una nota di Braxton che non sia poetica ed espressiva al massimo grado.
Il Sonic Genome, in prima esecuzione europea, è la summa della pluridecennale ricerca del musicista americano, e la performance di otto ore coinvolgerà un nutrito gruppo dei suoi più stretti collaboratori degli ultimi anni – citiamo almeno Taylor Ho Bynum e Mary Halvorson – oltre a decine di musicisti provenienti dalle esperienze musicali più diverse (chi scrive ha la fortuna di partecipare in qualità di musicista del territorio, quindi aspettatevi, nei prossimi giorni, un reportage dall’interno dell’evento). Un braccialetto permetterà al pubblico di entrare e uscire a piacimento dal meravigliosamente rinnovato Museo Egizio, che con il suo fascino renderà il Sonic Genome torinese unico e irripetibile. E, se ne volete sapere di più, Anthony Braxton incontrerà il pubblico lunedì 25 alle 18.00 presso lo Statuario del Museo.
Edmondo Tedesco

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