Conosci te stessa

Il 18 gennaio 2015 si chiudeva SITEmotion, la mostra di Paola Risoli al MAMAC, il  Musée d’Art Moderne et d’Art Contemporain di Nizza, per ricomparire dieci gioni dopo nelle sale della galleria Gas, Gagliardi Art System di Torino.
Il lavoro in esposizione ben si accorda con il titolo prescelto: un luogo emotivo, sfaccettato e dalle molteplici visuali. La Risoli ci porta nell’acciaio dei  suoi fusti industriali, americani barrels, su cui lavora e apre, materialmente, quelli che definisce “micromondi alloggiati in container”.
I barili sono allestiti al loro interno da emblematiche scenografie che sanno narrare una storia, sanno generare una sospensione fatta di curiosità, interrogazione e poi catturano. Alle pareti foto in grande formato ripropongono il minuscolo che è costruito all’interno di questi bidoni casa, granaio, quinte circolari, dislocando il senso di percezione. Prevalgono alcuni colori, tra cui i rossi bruniti, densi e finiamo a parlare di cinema. Un vecchio film di Antonioni, Deserto rosso, che mostrava le fabbriche, la produzione, dice la Risoli, era pieno di questi bidoni con cui oggi lavoro, e anche il senso del colore, usato come elemento espressivo dal regista è per certi aspetti ripreso e attualizzato. All’interno dei fusti le ambientazioni tridimensionali vengono costruite utilizzano con studiata efficacia i vuoti, vere voragini geometriche che ricordano le parole di Monica Vitti nel succitato film “Le mancava il pavimento. L’impressione di scivolare su un piano inclinato…andare giù, giù… di essere sempre lì per affogare”. Guardare dentro alle sue finestre può sembrare una sorta di Blow-up, per restare al mondo di Antonioni. Ma l’opera, nel suo complesso, regala molto di più.

Their love – frame

In alcune lavori gli interni vengono catturati da una telecamera nascosta e proiettano il risultato sulle pareti intelaiando un susseguirsi di immagini da videosorveglianza, a cui si accostano le foto e la forza simbolica del peso dei bidoni, con la loro esteriorità brutalista ma dal nocciolo segreto, poetico; a loro volta abitati da musiche, video, fotografie. I riferimenti alla settima arte e alle tematiche di un certo cinema raffinato, storico, sono continui. Da Jean Luc Godard a Hiroshima mon amour di Alain Resnais, a Pedro Almodovar, al magico omaggio che Wim Wenders ha dedicato a Pina Baush, tutti dedicati alle donne e ai mondi che abitano e sanno costruire.

To Pina

Sitemotion ci lega al suo incanto lillipuziano, con i suoi bidoni dalle vite precedenti ancora così facilmente rintracciabili, ripuliti e privi di ogni odore di quello che hanno contenuto, divenuti set emozionali, luoghi di trasformazione del manufatto e del significato dove il vuoto si fa scena, teatro, si fa mondo.
Paola Risoli 1969  milanese, studi a Torino vive e lavora ad Andrate.

https://www.youtube.com/watch?v=Ba6ydesV-TM

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